Cittadini in prima fila contro i nubifragi

Solidarietà Blevio e Laglio hanno vissuto un’estate di frane. E ogni volta hanno visto i propri abitanti aiutarsi e aiutare

Una telefonata nel bel mezzo della notte e un fiume di ricordi che destabilizzano: la pioggia cade senza sosta sul lago e ,ancora una volta, la montagna non ne regge l’urto. Bastano poche parole all’altro capo del telefono per riportare alla mente di Lorena Lenzi quella notte di poco più di un anno fa, quando l’alluvione le è entrata in casa, a Blevio. «È successo ancora»: una semplice frase sconsolata con cui il fratello alle due di notte la avverte dell’acqua e del fango che ancora una volta hanno invaso il paese comasco nella notte tra il 7 e l’8 settembre.

Una notte che ha messo in ginocchio i paesi più esposti al rischio di alluvione, ma loro non ne sono usciti sconfitti. La solidarietà che gli abitanti di quei luoghi hanno saputo dimostrarsi reciprocamente non è stata trascinata via dall’acqua serpreggiante, anzi, ancora una volta, è stato il primo barlume di speranza in quei momenti difficili. In quella notte di inizio settembre quando la furia della natura si è scatenata, Lorena, che non si trovava a Blevio, è rimasta per ore al telefono col fratello: «Quando il maltempo si scatena e il fiume di fango invade le strade la priorità viene data immediatamente alla Statale, che deve essere ripulita e rimessa in sicurezza - spiega - Gli abitanti dei paesi invece

nelle prime ore devono cavarsela da soli, lo abbiamo imparato ormai».

La naturalezza con cui parla di questa natura che si ribella e distrugge tutto ciò che incontra al suo passaggio è impressionante, ma comprensibile, perché a Blevio l’alluvione ha colpito non una, non due, ma già ben tre volte nel giro di un anno. Ma cosa succede in quelle prime 24 ore in cui gli aiuti delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco e della protezione civile sono concentrati altrove? «In paese si mobilitano tutti per spalare il fango e dare una mano a chi resta bloccato in casa - continua Lorena - ricordo che un anno fa, quando è successo e io ero presente, i miei vicini sono subito accorsi a casa mia e ci hanno aiutati lavorando al nostro fianco per tutta la mattina».

Spalla a spalla contro i detriti trascinati per le strade, uno accanto all’altro, a portata di mano per sorreggersi a vicenda perché, in quel fiume impetuoso che tutto travolge, perdere l’equilibrio è fin troppo facile. E quando l’acqua si ferma, lasciando emergere ciò che è riuscita a trascinare giù dalla montagna, ci si ingegna nella consapevolezza che potrebbe riaccadere, anzi, che alle prossime piogge violente quasi certamente riaccadrà. «Mettiamo i sacchi di iuta riempiti di sabbia contro alle porte - continua Lorena - oppure organizziamo sistemi di assi per tenere i detriti fuori dalle case. Ci si aiuta come si può».

E soprattutto dal suo racconto emerge con chiarezza la volontà indefessa degli abitanti di Blevio, soprattutto dei più anziani, di non abbandonare le loro case, i luoghi che sono stati per anni palcoscenico di vite. «Resistiamo perché per molti è un dolore troppo grande andarsene: mio padre, dopo che la nostra casa è andata distrutta nell’alluvione dell’anno scorso, è venuto meno». Forse in tanti, come lui, non possono sopportare l’idea di farsi sconfiggere da quel mostro imprevedibile, che incombe su Blevio e sulle loro vite.

Spirito di sopravvivenza è l’unica espressione che viene in mente per poter descrivere

quell’energia che la gente del lago sa dimostrare di fronte alla tragedia. Uno spirito che si è radicato nell’animo delle persone anche sull’altra sponda del Lario, a Laglio. Anche qui infatti le alluvioni hanno colpito violentemente nell’ultimo anno e ancora questa estate: «La prima volta che è successo - racconta Giuseppa Ceravolo - io e mio marito siamo riusciti a scappare di casa, mentre quest’anno siamo rimasti intrappolati e abbiamo dovuto barricare le porte usando i mobili, per evitare che il fango arrivasse dappertutto».

Sono scene incredibili quelle che Giuseppina ripercorre trai suoi ricordi, sia quelli più recenti che quelli dello scorso anno, e mostrano una Laglio sotto l’assalto dell’alluvione che prova a rispondere, con una voce esile ma presente.

«Ogni volta le persone scendono in strada, gli abitanti di Laglio così come i ristoratori: ci diamo da fare come possiamo, ma non sempre basta, anzi spesso finchè non arrivano le ruspe difficilmente si può fare qualcosa». Se nella voce di Lorena si fa spazio soprattutto una sofferta accettazione del rischio che vivere a Blevio comporta, il racconto di Giuseppina è intriso di una paura ancora viva, in lei come in tutta Laglio.

«Sulla montagna c’è ancora molto materiale pericolante e se è vero che noi ci sosteniamo molto qui in paese, in tanti hanno preferito allontanarsi dal pericolo: dei miei vicini ancora nessuno è riuscito a rientrare in casa». Ciò non toglie che qualcuno sia rimasto, fosse anche solo per lavoro e ogni giorno alza lo sguardo sullo squarcio nella montagna, pregando che non cada sulle loro teste.

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