Como al voto: le cortine
di fumo a destra

Ma a Como il centrodestra come fa? Non c’è nessuno che lo sa. Siamo entrati nell’anno delle elezioni per il rinnovo dall’amministrazione comunale del capoluogo e di Erba e la compagine di maggioranza sembra avere zero donne o uomini e poche strategie.

Un’altra musica rispetto a cinque anni fa, quando dal cilindro moderato uscì il coniglio, con le fattezze di Mario Landriscina. Un top di gamma, candidato prestigioso, illustre clinico ed esponente della società civile. Fu estratto per tempo, il medico rianimatore che fece in maniera egregia il suo lavoro in campagna elettorale, riportando la sua compagine alla guida di palazzo Cernezzi dopo la parentesi del centrosinistra di Mario Lucini. Quel che accade poi si sa. Ma se il sindaco è in buona parte responsabile della scarsa efficacia dell’azione amministrativa di questo mandato che va a concludersi, che sarà consegnato alla storia per la rotonda a San Rocco e i mille cantieri aperti in zona Cesarini dall’assessore Pierangelo Gervasoni, complici sono stati anche i partiti della maggioranza, litigiosi e sfilacciati. E questo, oltre alle ricadute nazionali, è anche la causa della difficoltà a reperire un nome da contrapporre a Barbara Minghetti e Alessandro Rapinese già in campo.

Nel 2017 fu il centrosinistra a essere colto in contropiede. Alla fine anche lì si trovò un candidato di vaglia, Maurizio Traglio. Ma il vantaggio di Landriscina, lanciato molto prima nella corsa, contribuì a determinare l’esito elettorale. A oggi il centrodestra brucia “papabili” come ceppi nel camino in una giornata di profondo inverno: il coordinatore di FdI, Stefano Molinari, il farmacista Roberto Tassone, la dottoressa Amelia Locatelli, l’assessore in carica Livia Cioffi e il sempiterno Alessandro Fermi, fresco transfuga da Forza Italia al partito di Matteo Salvini che magari avrebbe il physique du rôle più adatto, ma ha ben altre mire rivolte al 2023. Dei nomi sopracitati quasi nessuno ha chance di essere stampato sulla scheda elettorale. E per questo il loro essere “mandati al rogo ” ha alzato una spessa cortina di fumo dietro la quale è difficile leggere il futuro, sia pure prossimo.

Intanto c’è da fare i conti anche con un presente che si chiama elezione del presidente della Repubblica. Che c’entra con le nostre miserie cernezziane? E’ una storia, se non d’armi e d’amori, almeno di cavalieri. Anzi uno, quello con la C maiuscola: Silvio Berlusconi. La sua auto candidatura al Colle ha di fatto “congelato” lo schieramento di centrodestra con dentro tutti gli umori poco benigni che corrono tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. L’esito della corsa dell’ex premier sarà la discriminante per la collocazione di Forza Italia, ora baricentrico cuscinetto della coalizione. Perciò fino alla “fumata bianca” laica si vivrà nell’incertezza e nella confusione nel campo moderato. E nessuno certo metterà fuori la testa per esporla al rischio di un martirio da San Giovanni. Intanto però gli altri vanno avanti in una prateria di campagna elettorale.

E qui occorre una sottolineatura. Non è che tra gli altri bisogna includere anche l’attuale primo cittadino. Da mesi Mario Landriscina ha avviato un’instancabile attività presenzialista: ornato della fascia tricolore taglia nastri, cerca di stringere mani con la cautela imposta dalla pandemia che è il motivo, probabilmente, che lo trattiene dal prendere in braccio i bambini. Perché? Si sa che il sindaco in carica è già stato “ripudiato” da due alleati su tre: FdI (da cui non è mai stato amato più di tanto), ma anche da chi lo candidò, Forza Italia. Per questo si è rifugiato tra le braccia della Lega che, parola di Salvini mica del primo che passa, lo ricandiderebbe abbastanza volentieri. E qui tutto si tiene. Perché c’è comunque qualcuno a cui la permanenza dell’attuale sindaco a palazzo Cernezzi farebbe comodo. Se con l’avvicinarsi delle urne, il cilindro del centrodestra restasse sterile, potrebbe accadere l’impensabile, condito da piroette degne dei migliori circensi. Un “Landry” in cerca del bis con la benedizione e il sostegno di tutte, o quasi le forze politiche e civiche della sua attuale maggioranza. Rapinese già si frega le mani.

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