Como, la grande attesa per la serie A

Evento Lo senti in città, lo senti nelle vie dello struscio, nei bar, in famiglia. Addirittura la sensazione che stavolta ci sia interesse di tutta la comunità

C’è fibrillazione. Non potrebbe essere altrimenti. La città tifosa (ma anche quella non tifosa) attende con trepidazione la giornata di sabato: il ritorno della serie A nello stadio Sinigaglia dopo 21 anni. Lo senti in città, lo senti nelle vie dello struscio, nei bar, in famiglia. Addirittura la sensazione che stavolta ci sia interesse di tutta la comunità, non solo di quella appassionata. Effetto della mediaticità del calcio, che ormai entra in tv a tutte le ore. Per tastare il polso alla città, abbiamo fatto un giro di pareri, sentendo personaggi che per diversi motivi, con emozione questo momento. E’ il caso di Alessandro Giummo, uno dei massimi responsabili della tifoseria azzurra: «Tutti mi chiedono se non dormo, ma forse adesso non riuscirò nemmeno a mangiare, che è più dura... (ride, ndr): a parte gli scherzi, c’è tantissima attesa in città e nella tifoseria. Mi sembra di essere tornato negli Anni Ottanta, quando la promozione del 1984 fu l’inizio di una serie fantastica. La cosa bella è che siamo solo all’inizio del percorso. Sabato sarà tutto pieno, con gli occhi del mondo addosso. Bellissimo». Manuela Balducci, è figlia dell’indimenticabile Nino, telecronista del Como per decenni: «Non andrò allo stadio, è ancora tutto molto triste per noi. Ma ci consoliamo pensando a cosa avrebbe detto lui, a come avrebbe atteso la partita. Non sarebbe stato nella pelle. Negli Anni Ottanta lo accompagnavo allo stadio, ogni tanto mi capitava di assistere in diretta, sugli spalti, alle sue telecronache. Era un orgoglio. Faceva tutto naturalmente, non preparava nulla. Che effetto il Como in A. Guarderò la partita in tv, come sempre negli ultimi anni. E domenica mattina andrò alla camminata in ricordo di papà che partirà dallo stadio». Chi allo stadio andrà è Marco Frigerio, figlio di Angelo detto Pucci, agitatore di anime della tifoseria azzurra per tanti anni, con il suo Como Club: «Torneremo io e mio fratello. La serie A ci ricorda papà, e andremo nei distinti dove tutto cominciò. Che anni: avevamo la casa piena di materiale, la sera papà lavorava alle coreografie. Sarà emozionante tornare allo stadio. Si respirerà un po’ l’aria di quegli anni». E potrebbe esserci una ssorpresa: c’è l’idea di riportare allo stadio il vecchio striscione del Como Club Pucci, se le condizioni del cimelio lo consentiranno.

Aldo Lupi è un notissimo tifoso della tribuna, ex dirigente e amico di Gattei e Priante che fecero la storia negli Anni Ottanta: «Sono emozionatissimo. Arrivai a Como da Civitavecchia nel 1962,andai a vedere un Como-Lazio da simpatizzante della squadra romana, ma uscii dallo stadio tifoso del Como, grazie a Gigi Meroni. Da allora non perdo una partita. Questa estate indossavo la maglia del Como in vacanza e mi avvicinavano tutti curiosi, per farmi i complimenti. Esportiamo cultura calcistica. Io ci ho sempre creduto, anche negli anni bui. E ora me la godo. Anche se dovrò partire alle 9 di mattina da casa...». Infine Silvano Fontolan, ex Como, per otto anni, di cui tre in A: «Questa estate abbiamo fatto una reunion tra vecchi compagni a casa dell’ex preparatore Sguazzero: è stato bellissimo, un modo per festeggiare la A. La squadra è buona sono ottimista. Peccato che per lo stadio piccolo non ci sono più i posti per noi ex...».

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