Esami in farmacia, rabbia dei medici: «A noi la Regione lascia la burocrazia»

Salute Ordine professionale critico con la nuova possibilità per i cardiopatici cronici. Spata: «Possibile solo con la nostra ricetta, ma perché non farli fare a noi in studio?»

Gli Ordini dei medici e le federazioni dei camici bianchi contro la Regione: «A noi solo la burocrazia».

Dura presa di posizione dei rappresentanti dei medici di medicina generale contro l’ultima delibera dell’assessorato regionale al Welfare, che ha dato modo da oggi alle farmacie di eseguire per i cardiopatici gratuitamente alcuni esami di primo livello, l’holter cardiaco, quello pressorio e l’elettrocardiogramma. La possibilità, applaudita dai farmacisti, verrà estesa ai diabetici.

Ora sono gratis

«Già prima i cittadini potevano fare nelle farmacie questi esami a pagamento – dice Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine di medici di Como e della federazione degli ordini lombardi – Adesso la gratuità vale solo per i pazienti esenti con malattie cardiovascolari e solo attraverso la nostra ricetta. Dunque a noi viene chiesto di fare delle ricette, peraltro bianche perché si tratta di un particolare fondo sperimentale. Ma spetta a noi medici il compito di valutare se serve o meno fare un holter o un elettrocardiogramma, la scelta non può essere lasciata ai pazienti come prima quanto l’esame era a pagamento. Deciderà il medico se fare o meno la ricetta». Questo è un primo argomento, ma il più sentito dalla categoria è il seguente. «Sono anni che chiediamo di poter fare nei nostri ambulatori esami di primo livello – dice Spata – Elettrocardiogrammi, spirometrie, lastre, tutti servizi che aiuterebbero il sistema a snellire le liste d’attesa. Nel 2020 il governo ha stanziato 235 milioni eppure è ancora tutto fermo. Oggi l’assessore Guido Bertolaso offre questa opportunità alle farmacie. Niente contro i farmacisti, anzi. È difficile però non notare come si usino due pesi e due misure».

Alcuni medici nei loro studi propongono alcuni esami semplici, ma solo a pagamento. Certo i camici bianchi sono già così pochi. «Appunto, invece di farci fare carte bollate e inutili compiti burocratici, ci facciano fare il nostro vero mestiere – ribatte Spata – Diagnosi, visite e cure, non altre ricette bianche».

Le critiche di Spata sono state sottoscritte dagli ordini provinciali lombardi in una lettera alla Regione. Nel testo si parla di problemi relazionali che potrebbero sorgere con i pazienti dopo una «fase promozionale» da parte delle farmacie. Tanto più che le farmacie possono individuare a loro piacere gli specialisti, pur accreditati, che via telemedicina devono fare i referti. Si sollevano quindi dubbi relativi alla trasparenza. «È necessario il coinvolgimento della medicina territoriale – recita la lettera – trattandosi di cure per la cronicità. Andrebbero incentivati da Regione Lombardia, con risorse aggiuntive specificamente allocate, anche i numerosi colleghi che già utilizzano, nelle forme associative, esami diagnostici di primo livello».

«Non è possibile esimersi dal segnalare come le discutibili iniziative poste in essere a favore dell’assunzione di nuovi ruoli da parte delle farmacie, stiano determinando demotivazioni di medici e pediatri, con inevitabili conseguenze sulle scelte dei giovani colleghi», conclude la lettera.

«Non siamo coinvolti»

«Siamo rammaricati di non essere stati coinvolti – dice Massimo Monti, segretario provinciale della Fimmg, la federazione medici di medicina generale - Regione pensa ai medici solo quando c’è da affidargli compiti burocratici e non quando potrebbero dare un fattivo contributo al contenimento delle liste d’attesa. Esami di questo tipo, eseguiti nello studio del medico, consentirebbero una presa in carico precoce e competente, nonché una prescrizione più appropriata».

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