Como, «una città passiva che lascia scappare i suoi figli migliori»

Scenari Dalla fuga dei giovani al progetto Ticosa. De Santis: «Abbiamo perso il Politecnico senza fiatare. Dobbiamo lavorare insieme per un obiettivo comune»

«Noi perdiamo i nostri giovani e questo è il problema grosso di Como, una città silente. Abbiamo perso il Politecnico senza fiatare e ci siamo preclusi la possibilità di sviluppare il polo universitario nell’ex manicomio di San Martino. Si parla solo di turismo, ma il problema grosso sono i ragazzi che se ne vanno, c’è bisogno di attrarre talenti».

Paolo De Santis, imprenditore nell’hotellerie del lusso, è intervenuto così alla conviviale di luglio dell’Unione cristiana imprenditori dirigenti, che si è svolta lunedì sera al Casino del Teatro Sociale. Al centro del dibattito ci sono state le possibili prospettive future della città, partendo da esempi virtuosi di altre realtà illustrati da Paolo Verri, direttore di Fondazione Mondadori. La parola è poi passata a De Santis, la cui società di famiglia Meta spa è proprietaria di Sheraton Como, Grand Hotel di Tremezzo e Villa Passalacqua.

Lavorare su più fronti

«C’è forte preoccupazione per la nostra città – il suo commento -. Noi perdiamo i nostri giovani e questo è il problema. Abbiamo investito tanto, ma non basta. Bisogna allargare, lavorare su più fronti secondo un obiettivo comune. Abbiamo perso il Politecnico e la possibilità di un polo universitario nell’ex manicomio di San Martino. Le caserme sono un’area fantastica, ma sostanzialmente vuota, passata qualche anno fa dal ministero della Difesa al ministero dell’Interno per portare degli uffici. In questa società che va verso una smaterializzazione, dove la necessità di andare a uno sportello è già quasi sparita, io trovo contro logica andare a investire e giocarsi aree strategiche per questo genere di cose. Andrebbero invece giocate per dare attrattività ai giovani». Alla domanda rivolta ai presenti in sala su quanti di loro avessero almeno un figlio che lavora a Como, si è alzata una sola mano. «Ecco perché sono preoccupato – ha aggiunto De Santis -. In dieci anni nulla è accaduto, se non perdendo. Il problema è drammatico. La Ticosa, la più grande area strategica della città, finirà per essere un parcheggio con dei pannelli fotovoltaici. Il grave non è il pensarlo, ma è accettarlo. Questa città è completamente silente. Bisogna discutere di questo. Richiamo a una riflessione seria. Il grave del Politecnico non è stato solo averlo perso, ma non avere reagito nell’indifferenza più totale. Ora ci troviamo di fronte a una situazione in cui in dieci anni nulla è accaduto... Il futuro non si gioca solo parlando di overtourism, che comunque è molto preoccupante, la situazione è grave».

Esprimere un indirizzo

La sua, ha rimarcato, non vuole essere una critica alle amministrazioni passate e all’attuale, ma un invito alla riflessione comune. «Ho fatto parte anche io di un’amministrazione e so quanto è difficile, il mio è un discorso alla città, alla classe dirigente, agli analisti, alle associazioni di categoria e agli ordini professionali: parliamo del nostro futuro, partecipiamo. Lo stadio lo progetta e lo realizza una società molto capace che ci ha portato in Serie A, ma mi piacerebbe partecipare, che venisse chiesto che stadio vogliamo. Noi dovremmo esprimere un indirizzo, dovremmo dire cosa ci interessa che venga progettato e fatto. Il progetto sarà sicuramente bellissimo, ma una cosa che verrà calata dall’alto. Si parla solo di turismo, l’unica preoccupazione, ma non è quello il problema. Il problema è che i nostri giovani se ne vanno e noi dobbiamo attrarre talenti da fuori, su questo dobbiamo caratterizzare il nostro futuro e fare grossi investimenti».

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