Concorsi, privacy e trasparenza
Così l’università si smentisce

”Secretare” gli atti è contro il regolamento della stessa Insubria - L’avvocato: - «I verbali dei bandi? Pubblicati su tutti i siti di tutti gli atenei»

L’Università dell’Insubria smentisce se stessa. Citazione dal regolamento per il reclutamento di ricercatori dell’Ateneo comasco-varesino: «L’assunzione dei ricercatori a tempo determinato avviene previo svolgimento di procedure selettive che assicurino la valutazione comparativa dei candidati e la pubblicità degli atti». Insomma, sulla trasparenza dei concorsi pubblici i vertici fanno l’esatto contrario di ciò che scrivono nel proprio regolamento.

Ricapitoliamo le puntate precedenti. Lo scontro in atto nell’Ateneo, con il rettore Angelo Tagliabue e il suo vice Stefano Serra Capizzano che ormai si confrontano quasi esclusivamente a suon di denunce e di missive legali, ha condotto anche a segnalare alla magistratura alcuni concorsi per l’assunzione di ricercatori che – nell’interpretazione di chi ha portato quei bandi a conoscenza della Finanza – potrebbero potenzialmente presentare delle criticità. Si tratta di tre concorsi tutti dello stesso Dipartimento, quello di scienze umane della sede di Como. Due concorsi sono temporaneamente saltati per le dimissioni dei commissari. Il terzo, quello di lingua inglese, dopo il ritiro di ben quattro dei sei candidati, è stato aggiudicato. I verbali della commissione giudicatrice di quel bando, sono stati incomprensibilmente secretati (al contrario di altri concorsi, che sull’albo on line dell’Insubria pubblicavano fino a pochi giorni fa tutti gli atti d’esame). Quando La Provincia ha iniziato la sua inchiesta sui veleni e le accuse intestini all’Ateneo, e ha sottolineato la curiosa disparità di trasparenza sui concorsi, ecco che all’improvviso sono stati levati anche i verbali degli altri bandi.

Peccato che il regolamento stesso dell’Insubria preveda «la pubblicità degli atti», contrariamente a quanto ha scritto in una nota il direttore generale Marco Cavallotti . Ma c’è di più, nel motivare la scelta di oscurare certi documenti, il direttore ha spiegato: «Il Garante per la protezione dei dati personali ha osservato che, nelle procedure di concorso, non devono formare oggetto di pubblicazione gli atti nella loro veste integrale, né le informazioni comunque concernenti eventuali prove intermedie che preludono all’adozione dei provvedimenti finali».

«Vista la precisazione del direttore generale, quello che balza all’occhio è il richiamo a una nota del garante del 2014, ma la normativa di riferimento è stata rivista due anni dopo quando è stato modificato l’articolo 19 del Decreto trasparenza sui bandi di concorso». A spiegarlo è l’avvocato Fabrizio Donegani , professionista dello studio legale Spallino di Como. «La legge prevede espressamente che debbano essere pubblicati il bando, i criteri di selezione, le tracce e le graduatorie finali» dei concorsi pubblici. «Ma questo è il contenuto minimo di ciò che va pubblicizzato. Buona prassi – prosegue l’avvocato Donegani - sarebbe pubblicare anche il lavoro della commissione, perché a quel punto si va a verificare cos’è stato valutato e perché si è arrivati a quella graduatoria finale». Eppure l’Insubria sostiene di aver dovuto contemperare trasparenza con privacy: «È un’affermazione di principio che di per sé non vuol dire granché. La protezione dei dati personali va bene, ma in tema di concorsi la norma prevede che io non debba comunicare elementi sensibili, quindi riferimenti sulla salute, piuttosto che sulla residenza, ma i nomi e cognomi di chi ha partecipato, la graduatoria, le pubblicazioni dei candidati sulle quali si è basato il giudizio finale, non violano alcuna privacy. E infatti simili verbali si ritrovano sui siti delle università di tutta Italia, proprio per motivi di trasparenza».

Insomma, una volta che si eliminano le informazioni davvero riservate, la pubblicazione di tutta la documentazione di concorso è doverosa: «Direi di sì – conclude l’avvocato Donegani – Eliminate le informazioni superflue e davvero sensibili, tutti gli atti che rilevano sulla procedura amministrativa sono da conoscere». E infatti la stessa Insubria l’aveva previsto nel suo regolamento. Tranne poi smentire se stessa.

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