Daniela ce l’ha fatta,
La madre ha detto sì

Grazie alla mediazione del Tribunale dei minori la donna ha accettato di aiutare la figlia abbandonata. Ieri si è sottoposta al prelievo che consentirà di mettere a punto una terapia per combattere il tumore

Ce l’ha fatta. Daniela Molinari ha vinto la battaglia - non la guerra, che sarà ancora lunga. Sua madre, la donna senza nome che il 26 marzo di 48 anni fa l’aveva messa al mondo in via Pasquale Paoli a Como, dove c’era la vecchia maternità del Sant’Anna, e se ne era andata lasciandola lì, alla fine ha acconsentito a sottoporsi a un prelievo di sangue che, grazie alla mappatura del Dna, permetterà di mettere a punto una nuova cura per il tumore.

Merito del Tribunale dei minori di Milano, che ha continuato a lavorare dietro le quinte per vincere le resistenze di questa donna comasca - ormai quasi settantenne, diventata di nuovo mamma e poi nonna - ancora paralizzata, a mezzo secolo di distanza, dall’orrore vissuto, probabilmente in casa, e dalla gravidanza che ne era seguita.

«Non mi arrendo»

E merito di Daniela, che non si è arresa e ha intrapreso questa ricerca disperata, nonostante il male e le cure pesantissime. Lo aveva detto, d’altra parte, nella lettera aperta scritta alla madre attraverso il nostro giornale: «Io spero ancora che tu possa ripensare alla tua decisione - scriveva - il tribunale è pronto comunque in caso ad aiutarti. Ma voglio che tu sappia che io non posso cambiare idea... perché non posso accettare di morire senza combattere, sarebbe come suicidarmi e la vita è un dono troppo prezioso per farlo... Utilizzerò tutto ciò che è in mio potere per darmi la possibilità di vivere, ritengo che sia un mio diritto».

Non si è arresa, Daniela, e probabilmente anche questo ha avuto un ruolo nell’epilogo della vicenda. Forse gli appelli rilanciati da tutti i media, il volto sofferente di Daniela e le sue parole disperate hanno dato uno scossone ulteriore alla corazza - legittima - in cui la madre si era rinchiusa.

L’epilogo è di ieri: la madre - che ha chiesto di mantenere comunque l’anonimato - si è sottoposta a un prelievo a Milano, alla presenza di un medico nominato dal tribunale e del giudice. E fra qualche giorno sarà la volta di Daniela. I due pezzi di Dna serviranno a mettere a punto una terapia mirata, che vada a colpire esattamente il tipo di tumore contro il quale Daniela sta combattendo da tre anni, e contro il quale le terapie tradizionali ormai possono poco.

La svolta

La svolta è arrivata inaspettata, quando ormai sembrava che non ci fossero più speranze. Daniela era partita senza sapere il nome di sua madre, e senza sapere nemmeno se la donna fosse ancora viva. Tutti i documenti la citavano come figlia di madre anonima, in ossequio alla scelta della donna di dare in adozione la piccola senza lasciare le proprie generalità.

Sembrava una sfida impossibile, poi il nome fu ritrovato nella cartella clinica del parto, negli archivi del Sant’Anna. Il giudice rintracciò la madre, e il peggio sembrava passato.

Non era così. Il 12 aprile, a un mese circa dall’identificazione della madre, Daniela veniva convocata dal Tribunale dei minori: la madre non solo aveva rinnovato la scelta di restare anonima, ma aveva anche rifiutato di sottoporsi al prelievo. «Mi hai disintegrata», scriveva nei giorni successivi Daniela. Alla fine della settimana scorsa la svolta.

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