Monsignor Cantoni farà parte degli “elettori”. Il Dicastero dei vescovi come suo primo incarico

Cosa cambierà Tra le nuove incombenze del prossimo cardinale anche la nomina di vescovi e amministratori apostolici

Allo stupore e alla sorpresa iniziali che, in tutta la Diocesi di Como hanno accompagnato la gioia per la nomina cardinalizia del vescovo Oscar Cantoni sono seguiti numerosi interrogativi su cosa riserverà il futuro alla Chiesa diocesana e al suo pastore. Bisogna tornare indietro di secoli per ritrovare una situazione simile: un vescovo di Como creato cardinale mentre si trovava alla guida della Diocesi. Ma era la fine del XVII secolo e non si possono fare paragoni con oggi.

Non ci sono motivazioni ufficiali per le quali monsignor Cantoni è stato promosso al cardinalato. Il Codice di diritto canonico, infatti, spiega chiaramente, al canone 351, che per diventare cardinali «vengono scelti liberamente dal Romano Pontefice uomini che siano costituiti almeno nell’ordine del presbiterato, in modo eminente distinti per dottrina, costumi, pietà e prudenza nel disbrigo degli affari». È dunque solo papa Francesco che ha chiaro perché abbia voluto Cantoni tra i cardinali che - sempre secondo il Diritto canonico (canone 349) - «costituiscono un Collegio peculiare cui spetta provvedere all’elezione del Romano Pontefice, a norma del diritto peculiare; inoltre i cardinali assistono il Romano Pontefice sia agendo collegialmente quando sono convocati insieme per trattare le questioni di maggiore importanza, sia come singoli, cioè nei diversi uffici ricoperti prestandogli la loro opera nella cura soprattutto quotidiana della Chiesa universale».

Quali saranno gli uffici in cui il neo cardinale Cantoni assisterà il Papa? Certamente, come reso noto lo scorso 13 luglio, quale membro del Dicastero per i vescovi, al quale - secondo la costituzione apostolica “Praedicate Evangelium” - spetta, «dopo aver raccolto gli elementi necessari e in collaborazione con i vescovi e le Conferenze episcopali, occuparsi di quanto concerne la costituzione delle Chiese particolari e dei loro raggruppamenti, la loro divisione, unificazione, soppressione ed altri cambiamenti». Inoltre, «il Dicastero provvede a tutto ciò che attiene alla nomina dei vescovi, diocesani e titolari, degli amministratori apostolici e, in generale, alla provvista delle Chiese particolari».

L’incarico al Dicastero per i vescovi è compatibile con quello alla guida della Diocesi di Como, pertanto non c’è da pensare, per il momento, ad alcun trasferimento. Il Codice di diritto canonico lo spiega chiaramente con il canone 356: «I Cardinali sono tenuti all’obbligo di collaborare assiduamente col Romano Pontefice; perciò i Cardinali che ricoprono qualsiasi ufficio nella Curia, se non sono vescovi diocesani, sono tenuti all’obbligo di risiedere nell’Urbe; i Cardinali che hanno la cura di una diocesi come vescovi diocesani, si rechino a Roma ogni volta che sono convocati dal Romano Pontefice».

Il vescovo Oscar, dunque, andrà a Roma quando necessario e, dopo il concistoro di sabato, entrerà nel novero dei cardinali elettori, che saliranno così complessivamente a 131, facendo eccezione, come già altre volte successo, al limite di 120 indicato dalle costituzioni apostoliche “Romano Pontifici Eligendo” di Paolo VI del 1º ottobre 1975 e “Universi Dominici Gregis” di Giovanni Paolo II del 22 febbraio 1996.

I cardinali non elettori, che hanno cioè superato gli ottant’anni di età e non parteciperebbero ad un eventuale conclave per l’elezione del successore di papa Francesco, saliranno a 95, per un totale di 226 porporati.

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