Corsa agli stupefacenti: ottanta i clienti insospettabili identificati quest’anno

L’inchiesta Il blitz della squadra mobile ha svelato un gran numero di professionisti acquirenti di cocaina. Ogni mese la polizia identifica e segnala alla Prefettura una quindicina di nuovi assuntori di stupefacenti

C’è di tutto, nell’universo scoperchiato dai poliziotti della squadra mobile con l’ordinanza di custodia cautelare eseguita nella giornata di lunedì a carico di due spacciatori, attivissimi in città. C’è lo studente universitario di belle speranze, tanto per iniziare, ma ci sono anche avvocati e commercialisti. E poi c’è colui che si definisce libero professionista nel campo della logistica, che acquistava dalla coppia di Como ma che non lo faceva più da tempo grazie ad un «periodo di redenzione» che stava vivendo. Un giro di insospettabili, che ha alzato il velo su un dato per certi versi clamoroso: la diffusione della droga in città.

Dall’inizio dell’anno la polizia ha già identificato e segnalato alla Prefettura un’ottantina di nuovi assuntori di sostanze stupefacenti, ovvero persone sorprese a comprare o a far uso di droga. Solitamente si tende sempre e solo a scrivere di chi le droghe le vende e mai degli acquirenti. E però, soprattutto nel mondo della cocaina, il capitolo degli acquirenti è tale da meritare un’attenzione particolare. Certo, in carcere sono finiti un marito e una moglie che abitavano in viale Lecco, con il loro appartamento che era il centro di una frequentatissima attività, ma per descrivere bene il problema sociale che porta con sé la cocaina bisognerebbe invertire i personaggi da collocare sul palcoscenico, parlando degli acquirenti. Impossibile svelarne i dati - acquistare droga per uso personale e consumarla non è reato e la privacy incombe - ma possiamo fornire l’identikit di queste persone. E nell’elenco troviamo professionisti stimati, imprenditori, semplici dipendenti, amanti delle serate della movida, oppure delle moto, dei cani e delle passeggiate in montagna.

Nell’elenco degli acquirenti della cocaina cittadina, ci sono anche lavoratori comuni, pure al servizio con gli anziani, e ci sono gli amanti della movida, che tempestano i loro social con foto di aperitivi e brindisi

Molti di quelli di cui stiamo scrivendo sono padri o madri. Uno, che lavora per una grande azienda nel campo della tecnologia, dopo aver letto i giornali dell’arresto della donna (le manette erano già scattate qualche mese fa, prima della notifica dell’ordinanza di custodia cautelare di queste ore) era corso ai ripari cancellando il nominativo della signora dal suo cellulare. E come lui tanti altri. Non sono stati sufficientemente svelti, perché gli uomini della squadra mobile sono arrivati comunque a suonare ai loro campanelli per identificarli e ascoltarli in quelle che vengono chiamate «sommarie informazioni testimoniali».

Ma in questo giro, nell’elenco degli acquirenti della cocaina cittadina, ci sono anche lavoratori comuni, pure al servizio con gli anziani, e ci sono ovviamente gli amanti della movida, che tempestano i loro social con foto di aperitivi e brindisi, sempre e comunque. Sentito dagli inquirenti anche un gestore di un locale notturno, una dipendente di una discoteca – che aveva conosciuto la donna che spacciava cocaina e che proprio grazie a questa compravendita era pure diventata sua amica («tanti clienti del locale mi chiedevano di lei») – e pure un dentista con una attività aperta in provincia di Como. Ed infine c’è l’amministratore unico di una importante attività del territorio, che forniva informazioni alla coppia sui propri prodotti e che poi rientrava a casa con un po’ di polvere bianca. Lo sapevamo tutti che questo era il giro, dicevamo anche prima, e non abbiamo certo scoperto l’acqua calda. Eppure, non possiamo negare un po’ di ingenuo stupore. Solo per una frazione di secondo, del resto, prima di tornare ad occuparci di chi quella montagna di cocaina – secondo la tesi dell’accusa – distribuiva per la città.

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