Fabregas come Kostner: la battaglia contro i mostri

Un calcio diverso per proporre qualcosa di nuovo. Ludi: «È un fuoriclasse»

«Cesc Fabregas è un fuoriclasse». Parole e musica di Carlalberto Ludi, l’altra sera alla Fiera del Libro. Fuoriclasse o meno, a sei giorni dal debutto del Como in casa, contro il Bologna, vale la pena accendere i riflettori sull’allenatore spagnolo. Al debutto in serie A, con la voglia di scrivere qualcosa di nuovo.

Maestro

Lo diciamo sottovoce: la sensazione è che lui abbia in mente di insegnare qualcosa al calcio italiano. Non ve lo dirà mai, smentirà in tutti i modi, ma è quello che pensa. Ritiene il calcio italiano troppo ingessato. Se lo è fatto scappare anche in una intervista recente: «L’anno scorso, tranne poche eccezioni come Catanzaro e Parma, ho visto fare sempre le stesse cose. Preparare le partite era molto simile». Pare che sia stato più diretto in qualche call. Comunque non deve sorprendere: arriva da un calcio, quello spagnolo, che ha insegnato all’Europa per un decennio, con gli influssi derivati dalla sua lunga esperienza in Inghilterra. E infatti il suo calcio è un misto dei due mondi, non un calcio tiki taka, anche se comunque di possesso.

Così, per giocare un po’ e ingannare l’attesa, ci è venuto in mente il film “Waterworld”. Un film di fantascienza: perché non è forse fantascienza quello che stanno facendo gli Hartono a Como? Un film di ormai di 30 anni fa in cui un Kevin Kostner “mutante” combatte gli Smokers, una banda di pirati che si muove su una petroliera, ambientato nel 2468, in un mondo sommerso dalle acque per via della fusione dei ghiacciai (ehm, anche qui c’è un riferimento alla realtà climatica attuale...). Kostner si muove sul suo trimarano autocostruito con armi nascoste, dardi e frecce, cavi d’acciaio usati con destrezza e velocità, muovendosi come un acrobata nei vari piani dell’imbarcazione.

Gli Smokers sono i mostri sacri della serie A, e Fabregas è il mutante, nel senso che muta molto, le sue armi a sorpresa sono le scelte tattiche, l’interpretazione, la mentalità che rappresentano qualcosa di molto speciale. Tre partite, un punto. Lo sappiamo anche noi, e soprattutto lo sa anche lui. Eppure dondolandosi come un trapezista sulla sua imbarcazione tattica, lavora e prepara le partite con la consapevolezza, o comunque la volontà di sorprendere. Lo ha fatto a tratti a Cagliari e a Udine. Anche a Torino, se vogliamo: nei primi minuti un atteggiamento aggressivo inatteso contro una squadra fuori portata. Fabregas a Como è molto più di un allenatore. È l’uomo che ha in mano le basi del progetto, quello che idea tutto, dalle lampadine nello spogliatoio alle scelte di mercato. Un caso simile in Italia non c’è. Quattro anni di contratto e carta bianca. A lui piace l’idea di sviluppare il progetto e gli piace talmente tanto da aver dichiarato: «Magari il como andrà in Europa e io non sarò al’altezza: e in quel caso sarei pronto a farmi da parte». Un dirigente, più che un allenatore. Ma è stato proprio Ludi l’altra sera a consigliare di non distrarci dai quattro anni di contratto e dalla figura dirigenziale di Fabregas: Cesc va visto come allenatore e bisogna coglierne le innovazioni. Quali sono? Un calcio non di transizione ma di possesso palla. Un possesso palla non in orizzontale ma in verticale. Uno sviluppo molto aggressivo. Un 4-2-3-1 che spesso diventa 4-4-2 quando il sottopunta affianca la punta. Ma uno sviluppo in fase di possesso che può essere riassunto così: 3-2-5. Costruzione 3 difensori e 3 centrocampisti centrali, e cinque giocatori in fase offensiva. Dove c’è libertà di movimento, come Strefezza che fa sempre più il trequartista centrale che non l’esterno.

Sviluppi

Inutile cercare di racchiudere in uno schema il suo calcio. Lo scorso anno aveva sottolineato che l’organico non era esattamente quello adatto al suo calcio. Adesso, specie con le ultime mosse di mercato, sono arrivati elementi che piacciono a lui.

Ci aspettiamo presto la coppia centrale Perrone-Sergi Roberto, così come ci aspettiamo che a Paz verrà schierato prima o poi titolare, vedremo se sterno o seconda punta. Cose che forse ha provato già nelle amichevoli segrete di questa settimana. Non bisogna dire che sicuramente ce la farà. Bisogna invece osservare questo sbarco nel pianeta serie A di Cesc Fabregas come una sfida bellissima da vivere, interessante, affascinante.

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