Fabregas: «Non è normale quello che stiamo facendo»

Interviste «Vorrei andare oltre al risultato, citando l’energia che regala questo stadio, ancora migliore rispetto a un anno fa»

Como

Cosa rende più orgoglioso Cesc Fabregas? La salvezza, il gioco, la crescita dei giocatori? Risposta secca: «Tutto». Como-Genoa è finita da poco, l’allenatore e la squadra hanno ricevuto il meritato abbraccio dello Sinigaglia. Salvezza acquisita, missione compiuta in largo anticipo.

Tutto questo invoglia Fabregas a parlare a 360 gradi: «Ogni componente è stata importante. Ma vorrei andare oltre al risultato, citando l’energia che regala questo stadio, ancora migliore rispetto a un anno fa. l’energia che c’è in questo stadio. Tutti sono coinvolti: la squadra è competitiva sempre, ha resilienza».

Fabregas ripercorre il campionato: «È vero, ci sono mancati tanti punti, ma perché mancava sempre un pezzettino. Capisco la negatività di tanti, ma eravamo in un percorso. Dovevamo perdere con la Juve, a Roma, con l’Inter, si doveva passare per forza da queste sconfitte per crescere. E, ora, la maturità della squadra mi piace». E si è vista anche contro il Genoa: «Non ricordo molte chance per gli avversari, perché ora la squadra mostra la mentalità che chiedo tutti i giorni. Oggi sono entrati entra Smolcic, Gabrielloni e si sono mangiati il campo. Cutrone torna dopo tanto e fa un assist, Strefezza segna un grande gol. Questa squadra può vincere ancora tante partite».

Quando ilo Como ha acquisiti questa solidità? «Non c’è un punto di svolta, credo sia stato decisivo il lavoro, affiancato dall’idea di credere nel messaggio. Siamo stati senza vincere per nove partite, un periodo lunghissimo: ora assaporiamo il piacere di ogni singola vittoria. E, quando si vince, ci si allena meglio, si mangia e si dorme meglio. I soldi spesi? La gente parla tanto di questo aspetto, ma è troppo semplice. Tante grandi squadre europee squadre spendono e non vincono».

Il tecnico sottolinea anche i passi fatti dalla società: «Quando sono arrivato, eravamo al piano -10, interrato e senza luce. Ora la luce si vede, ma dobbiamo migliorare. Se qualcuno si accontenta, allora non farà parte del progetto. Ma ora sono felice di quanto abbiamo fatto, che non è normale».

Con una salvezza ottenuta in anticipo e un decimo posto nel mirino, la curiosità è dove potrà arrivare il Como l’anno prossimo, con investimenti ancora importanti: «Abbiamo fatto una rivoluzione, con tre sessioni di mercato importanti. E ci sono stati anche degli errori. Non voglio parlare di Europa: per arrivare tra i primi servono 15-17 punti in più. È un passo grande: dobbiamo capire fino in fondo dove possiamo arrivare».

Ancora una vittoria per 1-0, all’“italiana”: «Avremmo potuto vincere meglio, con 15 tiri fatti contro 3 subìti. Ma mi piace che la squadra crei e giochi. Ricordo sempre che io non sono importante, è il Como ciò che conta. E ho la fortuna di avere al mio fianco persone come Ludi e Suwarso che mi sopportano e supportano».

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