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Giovedì 15 Settembre 2022
«Giù le mani dall’italiano». La finta rivolta in un film
Ciak si gira Le riprese di “Bon Schuur Ticino” del regista Peter Luisi. Nella commedia la protesta di chi è contrario all’istituzione di una sola lingua
Le lingue nazionali sono una cosa seria: anche quando si sorride.
Di recente non è mancata un’insolita scena a Locarno, ovvero una folla di manifestanti che sfilavano con cartelli urlando “Giù le mani dalla nostra lingua”. Chi si è fermato a cercare di capire cosa stesse accadendo ha anche scorto cartelli con scritte come “No all’abolizione della lingua italiana in Ticino” o ancora “La nostra lingua la nostra identità”. Che cosa stava dunque accadendo? C’è una rivoluzione linguistica in corso all’improvviso che minaccia i cantoni?
Niente di tutto questo, non c’è alcun rischio per il futuro linguistico del Cantone, piuttosto si tratta delle riprese di un film: “Bon Schuur Ticino”, diretto dal regista Peter Luisi. Tema centrale, una votazione popolare dal risultato disarmante e in grado di gettare la Confederazione elvetica in un clima di vera e propria emergenza.
Al cinema in estate
L’opera arriverà nei cinema svizzeri per la prossima estate, ma intanto ha già attirato l’occhio durante la realizzazione per queste peculiarità. A Locarno ci si è fermati due settimane per girare proprio le scene della protesta: una scelta non casuale, ha rilevato il produttore David Luisi rispondendo ai media, perché l’attaccamento alla propria lingua è radicato nei ticinesi. L’iniziativa che – nel contesto immaginario del film – sbarca in Svizzera si chiama “No Bilangue” e sancisce il mantenimento di una sola lingua nazionale: novità impensabile per la gente pronta a scendere in strada e a lottare per difendere ciò che ritiene strettamente connesso con le proprie radici e la propria identità. Se la reazione è dura in Ticino, non è che andrà liscia in altre zone svizzere: le proteste esploderanno in ulteriori Cantoni e la troupe girerà anche a Zurigo e Berna.
Segno particolare, il film è realizzato grazie al sostegno della Ticino Film Commission. E se a Locarno nasce in parte, a Locarno spera di tornare una volta compiuto per farsi apprezzare dal pubblico: in particolare al prossimo film festival dove potrà giocare anche in casa. Si tratta di un film con oltre mille persone coinvolte. Tra gli attori compaiono il cabarettista Beat Schlatter e l’attrice, cantante e ballerina ticinese Catherine Pagani. Ci sarà da sorridere, come vuole una commedia per tutti, ma anche da riflettere.
Nessun cambiamento in vista
Nella realtà, infatti, nessun cambiamento legislativo è in vista su questo fronte e nessuno sfilerà in Ticino per tenersi stretto l’italiano. Che peraltro va anche oltre i confini di questo cantone come lingua principale.
Circa la metà della popolazione svizzera che indica l’italiano come lingua principale risiede in Ticino ma anche nelle Valli Calanca, Mesolcina, Bregaglia e Poschiavo del trilingue Canton Grigioni, secondo Italianoascuola.ch, un’associazione di insegnanti di italiano di tutte le aree linguistiche della Svizzera. Vivo e anche dinamico, il dialetto, dato che il 30,7 % dei residenti in Ticino e il 60,8% degli italofoni grigionesi usano il dialetto tra le pareti domestiche.
Interessante è l’andamento di questa lingua. «Il picco dell’11.9% del 1970 è il riflesso dell’immigrazione italiana, il successivo calo al 6.5%, invece, del fenomeno di naturalizzazione o di ritorno in patria degli immigrati» si spiega. Poi sono cambiate le metodologie di rilevazione, ma si viaggia appunto sopra l’8% in questo periodo storico.
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