Gogna social contro i sospetti ladri. Ma con i furti non c’entravano nulla

Gravedona Su facebook si scatena la caccia contro tre uomini additati da tutti come malviventi. I carabinieri intervengono, li controllano e scoprono che l’accusa è del tutto campata in aria

«Facciamo le ronde, prendiamoli e facciamoli pentire di essere nati» sbraita una. «Organizziamo un gruppo di fuoco» ringhia un altro. «Hanno capito che la giustizia qua fa ridere, e peggio di loro c’è chi nega l’evidenza» soffia sul fuoco un terzo. E via così, di commento in commento, di post in post, di foto in foto. Tre uomini, un dipendente dell’ospedale di Gravedona, suo fratello e un loro amico in vacanza sul Lario, per due giorni sono stati additati su quasi tutti i gruppi social dell’altolago (alcuni nati apposta tra il 24 e il 25, in pieno spirito natalizio) come i responsabili di una serie di furti messi a segno negli ultimi giorni da Menaggio in su. Le loro fotografie sono state pubblicate ovunque, indicandole come le immagini dei delinquenti in fuga. Peccato che, quando il giorno di Natale i carabinieri della compagnia di Menaggio li hanno fermati e controllati, si è scoperto che loro tre con i furti non c’entravano assolutamente nulla. E adesso, a carico di chi li ha messi alla gogna, potrebbe anche scattare una denuncia.

La vicenda avrebbe decisamente del grottesco, non fosse per la gravità e la potenziale pericolosità di quanto accaduto. Al punto che gli stessi carabinieri stanno cercando di comprendere se sono ipotizzabili reati per chi ha fomentato paura, allarme e odio social.

I tre uomini identificati dai carabinieri sono risultati del tutto estranei alle accuse e ai sospetti del popolo del web

Riavvolgiamo il nastro. La scorsa settimana, in zona Consiglio di Rumo (ma non solo) sono stati messi a segno una serie di furti. Ai carabinieri è stata segnalata un’auto in particolare, una Stelvio. Che, in effetti, il 22 dicembre è stata intercettata e sequestrata dai militari della stazione di Bellagio (gli occupanti sono fuggiti a piedi). Questo ha scatenato un accesissimo dibattito sui social, con diversi utenti che si sono sentiti improvvisamente investiti del ruolo di detective. A farne le spese tre uomini, fotografati la prima volta il giorno della vigilia all’altezza dell’imbarcadero di Gravedona. Quindi uno di loro - agilmente identificabile per l’abbigliamento - era stato immortalato dalle telecamere di sicurezza di un condominio quale il responsabile di asseriti tentati furti negli appartamenti di quel palazzo. Per quasi 48 ore sui social si è scatenata una vera e propria caccia all’uomo. Fino a quando non sono intervenuti i carabinieri, a scoprire che la gogna via web era frutto solo di odio, malintesi e giudizi quantomeno affrettati.

Ora a rischiare sono quelli che hanno pubblicato le foto sui social accusandoli

I tre uomini sono infatti stati identificati da una pattuglia di Menaggio. Quello che indossava il giubbino “sospetto” è un dipendente dell’ospedale di Gravedona, del tutto incensurato, assolutamente integrato nel tessuto sociale del paese. Gli altri sono il fratello e un amico, in vacanza sul lago.

La famosa ripresa delle telecamere di sicurezza del condominio ha sì immortalato il dipendente del’ospedale dell’altolago, perché in quel palazzo abita la fidanzata e lui era andato a trovarla. Insomma, una caciara via facebook e una gogna mediatica del tutto ingiustificata. E poco hanno potuto quei pochi utenti che hanno cercato di fermare il furore degli sceriffi social armati di telefonini. Ora i loro nomi e, soprattutto, le loro accuse sono al vaglio dei carabinieri.

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