Ha raccontato la sua versione la “Mantide” della Brianza: «Sono innocente. E mi difenderò»

L’inchiesta Pochi minuti davanti al pm per la donna accusata di avere circuito nove uomini. In una memoria manoscritta Tiziana Morandi respinge le accuse: si va verso il processo

Pochi minuti è durato l’interrogatorio reso ieri da Tiziana Morandi davanti al pm Marco Giovanni Santini. La Procura di Monza - come è noto - le contesta 19 episodi tra rapine a raggiri a carico di uomini che in qualche circostanza sarebbero stati anche drogati con cocktail a base di benzodiazepine.

La determinazione dell’indagata, 47 anni, comasca di Rebbio anche se da tempo residente nel Monzese, che non ha mai smesso di protestarsi innocente, è la stessa del suo difensore, l’avvocato milanese Alessia Pontenani, decisa a cegliere la via dibattimento in aula e così rinunciando agli sconti che le deriverebbero dall’opzione di un rito alternativo che contempli tuttavia anche una implicita ammissione di colpevolezza. «Vogliamo guardare in faccia chi ci accusa», aveva detto l’avvocato alla vigilia dell’interrogatorio, anticipando quanto Morandi ha poi ribadito nei pochi minuti di faccia a faccia con il pubblico ministero.

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Il memorandum scritto in cella

L’indagata ha anche consegnato al magistrato una propria memoria difensiva, stilata di suo pugno direttamente dalla cella del carcere di San Vittore, dove si trova tuttora detenuta. Ora, archiviato anche quest’ultimo passaggio, la palla torna proprio al pm che, dopo la chiusura dell’indagine, dovrà decidere se chiedere o meno il rinvio a giudizio. Si vedrà la prossima settimana.

Una delle strade - detto che la richiesta di rinvio a giudizio appare scontata - potrebbe anche essere quella di un rito cosiddetto “immediato”, secondo una formula che prevede l’approdo diretto ad un’aula dibattimentale senza passare da quella del giudice dell’udienza preliminare. Si vedrà.

La ricostruzione

Tiziana Morandi, lo ricordiamo, era stata arrestata con l’accusa di essersi servita di sostanze psicotrope per narcotizzare vittime poi derubate di denaro contante o preziosi. Le individuava attraverso i canali social, contattandole e facendosele amiche, non solo virtuali. Risultava possedere diversi profili, più o meno tutti utilizzati al medesimo scopo. Non solo: stante sempre la lettura della accusa - che dovrà ovviamente passare al vaglio di un tribunale - in qualche caso l’indagata si sarebbe anche servita di carte di credito o bancomat che non le appartenevano. È, per esempio, il caso di un uomo di 67 anni residente a Como che Tiziana “agganciò” via Facebook salvo poi invitarlo a uscire. Qualche tempo dopo il primo incontro lei lo invitò nella sua abitazione, offrendogli una spremuta d’arancia che, secondo il racconto della vittima, sarebbe stata in realtà addizionata di una qualche sostanza narcotizzante, tanto che il pensionato cadde addormentato su un divano restandoci tutta notte. Soltanto il giorno dopo, rientrato faticosamente al proprio domicilio, si accorse non solo di non avere più con sé la collana d’oro cui aveva assicurato anche le fedi dei suoi genitori, ma anche che qualcuno aveva utilizzato la sua tessera bancomat per prelevare 250 euro.

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