Il boom dell’acciaio inguaia il cantiere
Paratie a lago, rischio stop ai lavori

Prezzi dei materiali saliti tra il 15 e il 20% e questo significa un aggravio totale di circa 2 milioni. L’azienda potrebbe chiedere la rescissione del contratto

I costi sempre più alti per acciaio, ferro e per gli altri materiali utilizzati quotidianamente sul cantiere delle paratie stanno seriamente mettendo a rischio la prosecuzione dell'opera. I prezzi, in media, sono cresciuti di una percentuale compresa tra il 15 e il 20% (ci sono quelli saliti solo del 5%, ma altri addirittura raddoppiati) e questo, facendo qualche calcolo, si può quantificare in qualcosa come circa due milioni di euro rispetto ai 13 del valore dell’appalto.

Ma non è finita qui. Molto pesanti sono anche gli effetti dell’aumento del costo dell’elettricità e del gasolio utilizzati per far funzionare gli enormi macchinari presenti sul lungolago e, se è vero che gli incrementi dei prezzi dei materiali vengono in larga parte riconosciuti dal committente, altra cosa è quella delle utenze.

Le avvisaglie già un anno fa

Per fare un esempio solo nel primo semestre dello scorso anno i maggiori costi dovuti all’aumento dei materiali sono stati pari a circa 300mila euro e, da allora, le cifre hanno continuato a salire raggiungendo l’impennata a partire dall’inizio dell’anno. Ecco quindi che se per il momento i lavori sul lungolago stanno andando avanti, non è detto che a breve ci possano essere brutte sorprese e che le aziende che si sono aggiudicate l’appalto (Rossi Renzo Costruzioni, Cgx, Ranzato ed Engeco) possano arrivare a decidere di fermare tutto per evitare di lavorare in perdita, mettendo quindi a rischio la tenuta stessa delle società. In base alle normative, nei casi di eccessiva onerosità sopravvenuta è prevista anche la possibilità di chiedere la rescissione del contratto.

In questo scenario, decisamente il peggiore possibile, si fermerebbe tutto e la Regione (che ha affidato l'incarico del cantiere lungolago ad Aria spa, la ex Infrastrutture Lombarde) dovrebbe bandire una nuova gara d’appalto. Tempi lunghissimi (almeno un anno e mezzo) e un salasso a livello economico visto che tutti i prezzari andrebbero rivisti - e in modo consistente - al rialzo per evitare di ritrovarsi con la gara deserta. Un fenomeno, questo, che si registra sempre più spesso nelle pubbliche amministrazioni e che Como, ad esempio, ha appena vissuto con la vicenda della bonifica Ticosa, con la gara da oltre 4 milioni di euro andata a vuoto proprio perché, nel frattempo, i prezzi per lo smaltimento dell’amianto e quelli delle discariche sono schizzati alle stelle.

L’allarme di Ance

La situazione è molto difficile ed è solo di pochi giorni fa l’allarme lanciato dal presidente di Ance Como , Francesco Molteni . «La ripresa del settore è a rischio - le sue parole - senza adeguati interventi, temo che assisteremo allo stop innanzi tutto di tante opere pubbliche, a cominciare ad esempio dalle asfaltature. I prezzi dei materiali sono aumentati a dismisura e sono insostenibili a fronte di appalti su cui non c’è margine di rinegoziazione. È una situazione difficile per il sistema Paese, c’è la partita del Pnrr e in queste condizioni non so quanto sarà possibile fare anche solo di progetti di sei mesi fa».

Tornando al lungolago le prossime settimane saranno decisive per capire se i problemi, tutti di natura economica, in qualche modo rientreranno dopo una serie di - a questo punto quando mai urgenti - incontri a Milano, oppure se la strada sarà senza ritorno.

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