Il boss turco “intercettato” a Como. Si muovono gli 007 di Erdogan

Intrigo internazionale I passaggi dalla nostra cittàdel ricercato Baris Boyoun mobilitano la rete clandestina dei servizi segreti di Ankara

La scoperta fatta dai poliziotti comaschi che un boss della mafia turca fosse passato per Como, e che facesse la spola dalla nostra città tra l’Italia e la Svizzera, ha messo in movimento i servizi segreti di Erdogan. Che da qualche mese hanno mobilitato la loro rete di informatori, anche tra i traduttori che lavorano per la giustizia italiana, per poter carpire ogni genere di notizia utile per poter mettere le mani sul loro ricercato.

Nelle scorse settimane le forze di polizia italiane hanno ricevuto un alert per mettere sul chi vive gli investigatori sui movimenti del Mit, il Millî İstihbarat Teşkilâtı, ovvero i servizi segreti di Ankara. A darne notizia per prima, dell’esistenza dell’alert, è stata La Repubblica. In base alle informazioni raccolte dal quotidiano gli 007 del Mit si sono messi a caccia di Baris Boyoun, personaggio di spicco della malavita organizzata turca, già arrestato e scarcerato nel 2022 in Emilia Romagna dalle autorità italiane dopo che i giudici avevano negato l’estradizione.

Di Boyoun e dei suoi passaggi per Como alla volta della Svizzera, ne avete letto per primi su queste colonne. Quando scoprimmo che i tre cittadini turchi arrestati lo scorso ottobre da una volante della polizia di Como in tangenziale, perché trovati in possesso di pistole cariche (con il colpo in canna) e giubbetto antiproiettile, altri non erano che la scorta armata del loro boss. La cui auto è stata effettivamente monitorata - grazie alle telecamere leggi-targa - in transito al valico di Ponte Chiasso.

Nei mesi scorsi il boss, che secondo i media internazionali è a capo della gang dei Daltons nel 2017, dopo l’omicidio del suo presunto complice, e che è accusato nel suo paese di un discreto numero di omicidi e stragi, era rientrato dalla Svizzera passando nuovamente da Como. E una volta a Milano è stato fermato dalla polizia per controlli e trovato pure lui armato, di una Glock 21 carica e con il colpo in canna. Da allora, dopo un transito in carcere, è ai domiciliari.

Ma da quel momento gli investigatori italiani hanno anche iniziato a registrare un’attività frenetica da parte dei servizi segreti turchi per cercare di mettere le mani su di lui, per poterlo portare in Turchia a dispetto del diniego all’estradizione delle autorità italiane.

Nel documento di alert inviato nelle scorse settimane e svelato da Repubblica, emergerebbe un tentativo degli 007 di Erdogan di arruolare propri concittadini che lavorano e vivono in Italia come traduttori. In particolare il tentativo è di utilizzare persone che lavorano per conto dei Tribunali italiani nella traduzione di atti giudiziari se non, addirittura, per coaudiuvare gli investigatori nostrani nelle indagini a carico di indagati di nazionalità turca.

Tra questi, si fa menzione di due traduttori che nei mesi scorsi erano stati contattati dalla Questura di Milano per fornire servizi di interpretariato nell’ambito di una indagine della Procura di Milano. Persone che, per il loro ruolo, avrebbero dunque avuto accesso a informazioni riservate e coperte dal segreto istruttorio potenzialmente molto utili agli scopi degli 007 di Ankara.

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