Il calcio malato
Per il virus e la bulimia

Certo, c’è la pandemia con la variante Omicron contagiosa più di uno sbadiglio. Ma la raffica di contagi che si è abbattuta sul calcio italiano potrebbe anche rappresentare una sorta di contrappasso per uno sport (?) che negli ultimi 30 anni è stato del tutto stravolto e colpito da un altro male: la bulimia.

Se adesso molte squadre si trovano a dover giocare, con gran parte della rosa ko per il Covid, partite inevitabilmente falsate è anche perché a furia di gonfiare le competizioni per poter disputare più gare, incassare il prezzo dei biglietti e, soprattutto i diritti televisivi, si è finito per occupare tutto il calendario, non quello sportivo, però, e non trovare più un pertugio per andare incontro agli imprevisti.

Quest’anno poi ci si e messa anche la Nazionale di Mancini. Dopo aver fallito la qualificazione diretta ai mondiali in Qatar, sarà costretta, in pieno campionato di serie A, ad affrontare i playoff e a togliere altro spazio. Certo, il torneo si sarebbe fermato lo stesso per consentire agli azzurri di disputare un paio di amichevoli, ma magari, in una situazione di emergenza quei giorni sarebbero tornati utili.

E a proposito di campionato del mondo, anche questa è una variante (sorry per la banalità) non da poco. Perché la scelta della Fifa di assegnarlo al ricco emirato influisce non poco sulla regolarità delle competizioni nazionali per club. Impensabile andare a giocare nel deserto d’estate, ecco che la kermesse è stata spostata, per la prima volta nella sua lunga storia, in pieno inverno. Questo ha costretto tutti a portare indietro l’inizio dei tornei ordinari, una conseguenza che ora fa scopa con la necessità di trovare spazi per i recuperi determinati dal virus.

Chiaro che la scelta dello stato asiatico non ha alcun significato sportivo, ma è dettata solo dal business, ciò che alla fine è diventato tutto il calcio.

Ma la difficoltà a trovare date per le partite rinviate che costringe mandare in campo degli undici con riserve ed elementi della primavera non è un problema da poco. Oltre al valore sportivo si rischia di svilire lo spettacolo, ciò che, sempre negli ultimi anni, dovrebbe soprattutto essere il calcio per rendersi appetibile. Insomma è il cane che si morde la coda. Già la serie A con venti squadre ha appiattito di brutto il valore tecnico. Rispetto ai tempi in cui, a disputarsi scudetto, salvezza e qualificazioni alle coppe europee erano solo 16 contendenti si è creato un abisso. Il problema non è solo italiano, ovviamente, perché anche Uefa e Fifa negli ultimi decenni ne hanno combinate più di Carlo in Francia. A parte aumentare sempre di più i partecipanti ai Mondiali e agli Europei per introdurre più partite anche attraverso i playoff, hanno dilatato quella che una volta era l’appassionante Coppa dei Campioni riservata solo ai vincitori dei tornei nazionali e con la formula bellissima quanto spietata dell’eliminazione diretta nella Champions League con i gironi e la partecipazione aperta anche a chi arriva quarto. Si sono inventati la Supercoppa europea, e dopo aver buttato dalla finestra la vecchia e cara Coppa delle Coppe riservata (lo precisiamo per chi non ha ancora i capelli argentati) ai vincitori delle Coppe nazionali, l’hanno fatta rientrare dalla porta con questa Conference League appannaggio di chi si piazza quasi a metà classifica. E poi via con tutta un’altra serie di tornei e la Superleague europea che ormai è dietro l’angolo e toglierà l’ultima parvenza di sport al pallone. La necessità del business ha stravolto anche i colori sociali. A volte si fa fatica a capire qual è la propria squadra vedendola con una divisa che neppure lontanamente ricorda quella tradizionale.

Ecco ora il Covid a ricordarci tutto quanto è successo e a regalarci partite senza senso che faranno scappare gli appassionati. Qualcuno si è accorto che, in gran parte, le giovani generazioni non reggono i novanta minuti davanti agli schermi e si accontentano degli highlight? Perché il bello o il brutto è che alla fine di bulimia si può morire. La bolla sta scoppiando e lo dimostrano i bilanci di molti club che, nel mondo normale, sarebbero già con i libri in tribunale. Chissà forse sarà una catarsi che riporterà tutto come prima. O forse no. Anzi, di certo no.

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