
Como calcio / Olgiate e Bassa Comasca
Giovedì 10 Aprile 2025
Il collezionista. «Le mie novanta maglie del Como»
Abbiamo incontrato Lorenzo Tettamanti che ha in casa un museo azzurro e non. «La passione mi è venuta quando feci il raccattapalle negli Anni Ottanta. E non mi è passata»

CALCIO
Volete un museo del Como? Citofonare Lorenzo. Lorenzo Tettamanti, 48 anni. collezionista di maglie. Del Como, e non solo. La sua è una malattia (lo dice lui stesso): collezionare maglie di calcio. Ne ha 496, e di queste (l’aspetto che più ci interessa) una novantina solo del Como. La storia delle maglie azzurre, una accanto all’alta, dal 1985 a oggi. Un argomento che sta a cuore ai tifosi più accaniti: la grafica, la gradazione di colore, il numero, i particolari. Tutti dettagli sott’occhio, non filtrati da fotografie ingiallite e da obiettivi del fotografo ingannatori. Lui è tifosissimo del Como, ovviamente, ed è proprio la collezione delle maglie azzurre, quella di cui va più orgoglioso.
«Tutto è iniziato che avrò avuto sì e no sette-otto anni. Mia mamma lavorava nello studio dell’avvocato Levoni, che era vicino al Calcio Como e mi offrì la possibilità di fare il raccattapalle. La prima partita me la ricordo ancora, Como-Lazio 1-0 del 1984-85, gol di Morbiducci. Da lì feci il raccattapalle sino al 1987-88, spesso posizionato tra le due panchine. Ricordo la partita della salvezza del Como e dello scudetto del Milan, tra le panchine di Sacchi e Burgnich. Ricordo anche l’autografo che mi fece Maradona, in campo, ancora con la divisa da calcio addosso prima di uscire dal terreno di gioco: ho una foto che immortala quel momento. Sarà forse per quella foto che, se c'è una squadra che mi faceva simpatia dopo il Como, in quegli anni, era il Napoli di Maradona». Ma le maglie? «Subito sono stato conquistato dai colori delle divise e ricordo che cominciai a chiedere sempre delle maglie in regalo. La prima che ricevetti, una della stagione 1992-93, sponsor Ambrosoli. Mentre per quelle non del Como, una del Napoli sponsor Voiello». Adesso sono tante eh... «Beh, una novantina del Como e 496 in tutto, comprese quelle delle altre squadre. Inutile dire che punto alle 500. Non manca molto». Nella sua casa di Lomazzo spuntano maglie in ogni dove, la moglie Sara si occupa della ripartizione nei vari armadi, il figlioletto Leonardo non sa nella pelle ogni volta che ne compare una: la indossa. E contribuisce alla collezione perché il suo idolo a un certo punto è stato Semper, che ha conosciuto a Mozzate, e che gli ha appena inviato due maglie da Pisa, che lui ha appeso in camera. Ma come sono arrivati i pezzi della collezione? «In gran parte acquistate, certo. Ma al passare del tempo, con modalità diverse. Una volta c’erano un paio di negozi in centro che le vendevano. Oggi con Facebook entri in contatto con collezionisti o con semplici tifosi che hanno magari una maglia in solaio di cui non sanno che farsene. Certo adesso il collezionismo è diventato anche un business e devi stare attento a dove ti infili. C’è stato anche un ex calciatore professionista che tirava dei bidoni... Ma, ripeto, il bello è andare a trovare il pezzo in qualche armadio o cantina. Tutte quelle che vedete sono originali, che hanno giocato qualche partita».
Le preferite? «Beh, bisogna fare una premessa. Se sei tifoso come me, c’è una risposta estetica e una del cuore, legata a momenti speciali in campo. Ovvio che io sia molto orgoglioso delle quattro maglie Mita, una celeste chiaro, una azzurro più scuro, una bianca e una rossa. Quando sei bambino vedi le cose in tutt’altra maniera, e quelle maglie rammentano la mia infanzia allo stadio. Esteticamente faccio fatica a rispondere, perché stilisticamente mi piacciono sia quelle un po’ variegate sia quelle tinta unita». La più brutta? «No, brutta no. La riedizione della maglia Mita nel 2018 era una bella idea ma la qualità non era eccelsa. Gli anni della Hawks non mi piacevano, amo l’azzurro più intenso, perché ci caratterizza molto e ci differenzia da altre squadre».
La maglia che manca? «Certo, mi piacerebbe avere una maglia antecedente a quelle che ho. Tipo una con lo sponsor Fantic Motor del 1981-82. Oppure una special edition delle finali playoff del 1996, con i cordini e le spalle rosse. Era molto bella». Le maglie stese in giardino a favore di fotografo, svelano particolari inediti: «Quelle di inizio Anni Novanta erano la riedizioni di maglie usate dall’Everton e dal Napoli e io ho anche le stesse maglie in quella versione. Poi ho maglie curiose: una con la coccarda della Coppa di C e con lo sponsor Polti. Impossibile, perché la maglia con la coccarda della Coppa era Seven, ma se guardi bene, sotto Polti c’è Seven, dunque è una maglia riciclata la stagione successiva, magari per le giovanili. Anche un’altra ha lo sponsor Palizzi, ma sotto si vede Ambrosoli». La più strana? «Quella del 2010 con la scritta per la raccolta fondi per il terremoto di Haiti, che è comparsa solo una volta».
© RIPRODUZIONE RISERVATA