Il digiuno in Quaresima va oltre il cibo. «Un freno a parole inutili, social e cellulari»

Cantù La proposta di “silenzio” arriva dalla Comunità parrocchiale San Vincenzo ai fedeli. Don Maurizio Pessina: «È rivolta in particolar modo agli adolescenti, che passano ore e ore online»

Cantù

Una proposta che arriva in tempo di Quaresima dalla Comunità San Vincenzo, le parrocchie del centro città e di Intimiano, il cui responsabile è il prevosto don Maurizio Pessina.

«La Chiesa ci invita a rinunciare alla carne e a tutti quei cibi particolarmente ricercati e costosi, salvo motivi di salute; vi sono tenuti tutti coloro che hanno compiuto il quattordicesimo anno di età», viene ricordato.

Con un’aggiunta: «Proponiamo anche il digiuno dalle parole inutili e dall’uso dei mezzi di comunicazione». Che significa, in particolar modo, come spiega lo stesso prevosto, un digiuno, pensato soprattutto per i più giovani, ma utilissimo anche per gli adulti, da smartphone, messaggi e social.

I giorni penitenziali

Per la Chiesa cattolica, tutti i fedeli sono tenuti a fare penitenza, ciascuno a proprio modo; ma perché tutti siano tra loro uniti da una comune osservanza della penitenza, vengono stabiliti dei giorni penitenziali in cui i fedeli attendano in modo speciale alla preghiera, facciano opere di pietà e di carità, sacrifichino se stessi compiendo più fedelmente i propri doveri e soprattutto osservando il digiuno e l’astinenza. Sono giorni e tempi di penitenza nella Chiesa universale tutti i venerdì dell’anno e, appunto, il tempo di quaresima.

Chi è a stretto contatto con i giovani, conosce ancora meglio lo strettissimo rapporto - di cui tutti sono consapevoli - tra i ragazzi e lo smartphone.

«La proposta nasceva un po’ anche da don Paolo Confalonieri, il coadiutore che segue la realtà dei giovani, che ha il contatto diretto con i ragazzi dell’oratorio - spiega don Pessina - Il problema del legame con i social è, soprattutto, non solo per gli adulti. Per cui la proposta è rivolta in particolar modo ai giovani, agli adolescenti. I quali passano ore e ore e ore della giornata sui social. Per cui, ecco, il digiuno dai social. Quando gli stessi social rischiano di diventare motivo di indigestione per i ragazzi».

L’auspicio del prevosto: «Sarebbe bello che i ragazzi imparassero a distaccarsi un pochino dagli smartphone, e di fare un po’ di digiuno da questo punto di vista. Quindi, in particolar modo: da messaggi e cellulari. Basterebbe soltanto guardare anche le indagini sociologiche: ci dicono che, nell’arco delle 24 ore, il tempo dedicato ai social è una sproporzione. A discapito, per esempio, di alcuni momenti di lettura, di riflessione, di gioco, di dialogo con gli altri. Anche e soprattutto in famiglia».

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, in un recente report, evidenzia i rischi per la salute giovanile a causa di un forte aumento dell’uso problematico dei social media da parte degli adolescenti europei, con tassi mediamente in crescita dal 7% al 11%. L’Oms definisce tale uso problematico come un modello di comportamento caratterizzato da sintomi simili alla dipendenza.

«Stanno rubando tempo prezioso»

«La proposta - riassume don Pessina - nasce un po’ dal constatare, da un punto di vista sociale, che i social stanno rubando tempo prezioso. Questo non vuol dire demonizzarli, non vuol dire che sono qualcosa di cattivo. Ma vuol dire che devono essere proporzionati al tempo da dedicare a tutte le altre cose pur necessarie per vivere». Perché non c’è soltanto lo smartphone

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