Cronaca / Como città
Giovedì 07 Novembre 2024
«Il Patria? Scempio. Un progetto di recupero senza trasparenza»
La protesta Affondo di Famiglia Comasca sul piroscafo. Il presidente: «Bisogna coinvolgere il territorio. Si rischiano di fare gli errori del gemello Concordia»
«Totale chiusura» e «assoluta mancanza di trasparenza». Sono queste le accuse che arrivano dalla Famiglia Comasca sul recupero del piroscafo Patria, ancora attraccato ai cantieri della Navigazione di Tavernola. L’associazione, che da decenni si batte per il salvataggio dell’imbarcazione che nel 2026 compirà cento anni, pur dicendo di apprezzare le rassicurazioni del Gestore Governativo Pietro Marrapodi (che punta al ritorno in flotta del piroscafo per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina) non nasconde grande preoccupazione e lancia anche accuse sugli interventi effettuati negli anni scorsi dall’amministrazione provinciale, proprietaria del “Patria”.
Territorio tenuto all’oscuro
«Ancora non si parla del coinvolgimento del territorio – attaccano il presidente Daniele Roncoroni e l’ingegner Flaminio Borgonovo, referente dell’associazione per quanto riguarda il piroscafo, di cui si occupa da molto tempo – e in proposito lamentiamo totale chiusura e assoluta mancanza di trasparenza. La Famiglia Comasca ha sempre, inutilmente, offerto collaborazione, per evitare errori già commessi in passato, per esempio riguardo al salone di prima classe, in origine molto più elegante di quello del gemello “Concordia”. A dimostrare che i nostri timori non sono infondati c’è l’esito della precedente ristrutturazione, testimoniato dalle foto pubblicate nel libro che l’associazione ha pubblicato sul “Patria”».
E vanno oltre usando parole molto forti: «Uno scempio, ci si perdoni il termine, - accusano Roncoroni e Borgonovo - che pure è avvenuto sotto l’occhio attento della stessa Soprintendenza». E proseguono: «Nel chiuso delle stanze e senza l’intervento della cultura locale, il magnifico salone di un tempo è stato completamente snaturato, i preziosi pannelli intarsiati sono stati sostituiti da semplici pannelli in effetto mogano, il ricco soffitto a stucchi con decorazioni floreali lo vediamo rimpiazzato da anonime controsoffittature a quadrotti, e infine, ciliegina sulla torta, la classica pavimentazione navale, a doghe di vero legno, è stata rinnovata con un parquet a listelli per uso civile e non citiamo le lampade, plafoniere di tipo industriale al posto di applique e paralumi d’epoca».
Coinvolgimento
Da queste accuse lanciano l’ennesima richiesta di essere ascoltati per poter essere coinvolti nelle decisioni, il tutto a dieci anni esatti dalla morte dello storico presidente Piercesare Bordoli (domenica alle 17.30 verrà ricordato a Sant’Abbondio con un concerto) che dagli anni Novanta lavorò instancabilmente per salvare il piroscafo raccogliendo oltre 15mila firme.
Nel 2007, la Provincia acquistò il piroscafo dalla Navigazione (che voleva demolirlo) alla cifra simbolica di un euro a cui seguì il restauro e solo sporadiche uscite prima del lungo stop che ora richiede un nuovo intervento. Lo stesso Bordoli, nel 2014, predisse quello che poi sarebbe accaduto: «Se il Patria non torna a navigare tornerà a marcire e tre milioni e mezzo di euro saranno stati buttati al vento».
Ecco quindi il perché della nuova, dura, presa di posizione dell’associazione che lamenta come si stia procedendo alle scelte con lo stesso metodo, nel chiuso delle stanze».
E chiude dicendo: «Si capirà dunque l’insistenza della Famiglia Comasca di poter interloquire, ad evitare ancora una volta di essere messi di fronte al fatto compiuto con analoghi esiti».
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