Pallacanestro Cantù / Cantù - Mariano
Venerdì 05 Gennaio 2024
Il Sacripanti (nipote di Pino) d’America
Personaggi Dall’estate 2022 studia e lavora alla Grand Canyon University, nello staff c’è Casey Shaw che a Cantù ha giocato
Natale con i tuoi e... il resto dell’anno dall’altra parte dell’oceano. A Phoenix, Arizona, Stati Uniti. Filippo Sacripanti - non un omonimo di coach Pino, ma suo nipote (figlio del fratello maggiore, Sergio) - classe 2003, ha infatti trascorso le festività nella sua Cantù e domani tornerà negli States dove dall’estate 2022 studia e lavora alla Grand Canyon University. Ma lasciamo che sia lui stesso a raccontarci l’esperienza.
«L’idea viene in terza superiore - spiega -, quando giocavo con il Pgc in C e con l’Under 18. È l’anno del Covid, tutto si ferma, resto a casa anche da scuola e un giorno in tv mi imbatto in un documentario su Riccardo Fois (assistente di Arizona University nonché della Nazionale azzurra, ndr) che racconta la sua esperienza. Mio zio (Pino, ndr) mi dà un suo recapito telefonico, ci parlo e viene anche a me la voglia di provare a fare quello che ha fatto lui. Da lì inizio a concentrami al 100% sulla scuola anche perché senza buoni vuoti non avrei potuto andare al college negli Usa. Arriva la quinta, sostengo la maturità, esco bene, supero i vari esami che mi dannò l’opportunità fisica di poter intraprendere l’avventura».
«Nel mentre, annata 2021-22 - ricorda - , avevo avuto l’opportunità di stare come stagista nel coaching staff di Cantù (con Sodini, Frates, Oldoini e Sorci) che mi ha dato tantissimo a livello di conoscenza del gioco e di esperienza a livello sempre più professionale. L’estate del 2022 vado in America per frequentare l’università sia a livello accademico sia per aiutare la squadra di basket. Scelgo Phoenix, segnatamente Grand Canyon University, perché nello staff c’è Casey Shaw che a Cantù ha giocato ed è stato allenato da mio zio»
E che fa? «Si spazia da compiti umili, come pulire il campo, sino al poter svolgere lavori individuali coi giocatori. Un ruolo che loro definiscono “student manager”. Nel modello americano tutti contano all’interno di un gruppo e quindi anche quello che faccio io ha la sua rilevanza. Siamo in dieci a condividere lo stesso mio tipo di impegno. La scala gerarchica? Sopra di noi quattro figure professionali, poi tre assistant coach e il capo allenatore: 18 in totale... Il livello di intensità è molto alto, assimilabile a quello dell’Eurolega. Sport management è il mio corso di studio, ovvero Economia unita a qualche corso di Sport che devo conciliare con le ore in palestra: i lavori individuali con i giocatori possono infatti andare dalle 7 del mattino a mezzanotte, a seconda delle loro scelte e quindi devi sempre essere a disposizione. Fatto salvo dalle 13 alle 17, orario delle lezioni».
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