La docente e ricercatrice esperta di turismo: «Non va demonizzato, i Comuni possono gestirlo»

Il personaggio Alessia Mariotti è stata direttrice del Centro di studi avanzati sul turismo, presso l’Università di Bologna, dal 2014 al 2018: «Gli amministratori non conoscono bene il fenomeno, questo è un problema»

«Tutti guardano al turismo come il grande cattivo, ma non è così. Se il turismo non funziona è perché a monte ci sono delle scelte politiche sbagliate. Gli strumenti a disposizione delle amministrazioni per gestire il turismo ci sono, solo che sono molto impopolari». Alessia Mariotti, direttore dal 2014 al 2018 del Centro di studi avanzati sul turismo dell’Università di Bologna, oggi docente di Geografia economica e politica nel campus di Rimini, scopre le carte sul tavolo e mette in chiaro perché oggi parlare di gestione del turismo sia così complesso.

Se infatti da un lato Mariotti ha più volte dichiarato che fermare il turismo non è possibile, dall’altro lato spiega anche che gli strumenti di gestione dei flussi turistici esistono: «Sono strettamente legati a una governance territoriale, che deve coinvolgere trasversalmente vari settori, dalla gestione dei trasporti, agli orari di apertura delle attrazioni principali, gestendo gli strumenti di prenotazione e così via. In questo modo si affronta il vero nodo del turismo, quando si parla di impatto sulla città, che non è tanto legato a chi pernotta, ma agli escursionisti giornalieri». Ma i visitatori di giornata, come dimostra il caso di Como, sono solo una parte del problema.

Leggi anche

Le proteste: perché in alcune località turistiche non arrivano?

Dalla progressiva concentrazione dei servizi cittadini sul target turistico all’erosione del patrimonio immobiliare destinato in gran parte alle case vacanza e alla base del caro affitti che fa scappare i più giovani e meno abbienti, anche chi pernotta ha un impatto sul territorio. «Non si può impedire ai cittadini di fare quello che vogliono della proprietà privata - sottolinea Mariotti - ma questo non vuol dire che un’amministrazione non possa tassare diversamente chi affitta ai turisti rispetto a chi affitta a residenti. Si può tassare da un lato e defiscalizzare dall’altro, cercare un equilibrio. Certo, non è una scelta popolare, a Barcellona hanno provato anche perché erano i cittadini stessi a protestare...». Ma proteste di questo genere a Como non sono ancora arrivate e non sembrano essere all’orizzonte.

«Quella del lago di Como è sempre stata una destinazione turistica e soprattutto una destinazione turistica d’èlite. Questo vuol dire che il lago è sempre stato sfruttato ai fini turistici, perciò l’idea che ci siano residenti che vedano i propri diritti calpestati dalla presenza dei turisti potrebbe non essere nella cultura del luogo. In qualche modo, è sempre stato così» è la spiegazione che offre la professoressa alla specifica situazione di Como.

Leggi anche

Flusso di turisti in decrescita? «Non è detto, il picco potrebbe assestarsi»

E se è vero che ogni destinazione turistica è a sé e chiede quindi interventi mirati, uno dei casi di studio che Mariotti meglio conosce, quello di Rimini, ha ben più di un elemento in comune con il caso di Como.

Uno dei più chiari è proprio l’assuefazione della popolazione locale alla presenza dei turisti: «A Rimini c’è stato un boom turistico con un conseguente boom dell’edilizia per accogliere i turisti. Questo dapprima ha dato opportunità a tutti, poi però la percezione del benessere da parte dei singoli cittadini è calato anche se i numeri dei flussi turistici non sono diminuiti, anzi sono diventati stagnanti. Il fatto è che il benessere percepito dai cittadini è legato alla ridistribuzione delle risorse». Non è detto, insomma, che i numeri del turismo, a Como come a Rimini, raggiungano un picco per poi scendere. Anzi, anche la città potrebbe trovarsi di fronte a un assestamento del fenomeno turistico, senza una coerente contropartita nella distribuzione della ricchezza portata dai visitatori.

«Il turismo è un’industria di estrazione. Perché diventi produttivo e non sia solo estrattivo bisogna lavorare sul consolidamento del settore turistico con altri settori come la cultura e lo sport, nell’ottica della produzione di capitale culturale e redistribuzione delle risorse». Perché questo avvenga però è essenziale che chi fa politica lo conosca da vicino: «Il vero problema è che gli amministratori hanno una conoscenza scarsissima di cos’è il turismo, ne vedono solo la grande capacità di essere moltiplicatore di ricchezza, dimenticandone gli impatti, ambientale e sociale, che se studiati possono essere resi positivi. Serve però capire di cosa si sta parlando» conclude Mariotti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA