La caccia svizzera alle auto in divieto di sosta con targhe italiane

Il consigliere Lorenzo Quadri (Lega dei Ticinesi) insiste nel cavalcare la polemica contro frontalieri e italiani in genere

La “caccia” alle auto con targhe italiane in divieto di sosta oltreconfine, immortalate e postate sui social in presa diretta dal consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi Lorenzo Quadri, si è spostata da Lugano a Mendrisio. E così sabato notte sul profilo facebook del consigliere luganese nonché direttore del “Mattino della Domenica” è comparso un altro post - il terzo di una serie ravvicinata - in cui “a grande richiesta” Lorenzo Quadri ha postato l’immagine «di un nuovo edificante esempio di parcheggio “azzurro”, questa volta in pieno centro a Mendrisio».

«L’auto con targa “I” è posteggiata in mezzo alla strada, sull’area spartitraffico - si legge nel post -. Ad una ventina di metri c’è un autosilo ed un altro a meno di cento metri». Chiaro l’intento del consigliere nazionale leghista (nel giorno delle elezioni cantonali ed a pochi mesi dalle federali) di cavalcare una polemica transfrontaliera che, a giudicare dal tenore dei commenti, sembra appassionare il popolo dei social. Tanto che, a corredo del post, c’è subito chi ha rimarcato come il Ticino stia «facendo a gara col sindaco di Como per chi pubblica di più». Chiaro il riferimento alla promessa elettorale - poi mantenuta - del sindaco del capoluogo lariano di rimuovere le auto ticinesi in divieto di sosta con il carro attrezzi. Inevitabile dentro questa polemica infinita anche un rimando ai comportamenti alla guida - parcheggi inclusi - dei ticinesi che varcano il confine. «Perché non fai un giro in Italia e fai la foto agli automobilisti con targhe svizzere che compiono infrazioni o parcheggiano male?», si legge in un altro commento. Una cosa è certa. Con questa “caccia” alle auto italiane in divieto di sosta in Ticino, Lorenzo Quadri ha sicuramente aperto un nuovo e remunerativo - in termini di like - dibattito, consapevole che la linea del “Prima i nostri!” in ambito lavorativo (il rimando diretto è ai quasi 78mila frontalieri occupati in Ticino) ha ormai perso quasi completamente tutta la sua efficacia.

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