Cronaca / Como città
Lunedì 03 Aprile 2023
La caccia svizzera alle auto in divieto di sosta con targhe italiane
Il consigliere Lorenzo Quadri (Lega dei Ticinesi) insiste nel cavalcare la polemica contro frontalieri e italiani in genere
La “caccia” alle auto con targhe italiane in divieto di sosta oltreconfine, immortalate e postate sui social in presa diretta dal consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi Lorenzo Quadri, si è spostata da Lugano a Mendrisio. E così sabato notte sul profilo facebook del consigliere luganese nonché direttore del “Mattino della Domenica” è comparso un altro post - il terzo di una serie ravvicinata - in cui “a grande richiesta” Lorenzo Quadri ha postato l’immagine «di un nuovo edificante esempio di parcheggio “azzurro”, questa volta in pieno centro a Mendrisio».
«L’auto con targa “I” è posteggiata in mezzo alla strada, sull’area spartitraffico - si legge nel post -. Ad una ventina di metri c’è un autosilo ed un altro a meno di cento metri». Chiaro l’intento del consigliere nazionale leghista (nel giorno delle elezioni cantonali ed a pochi mesi dalle federali) di cavalcare una polemica transfrontaliera che, a giudicare dal tenore dei commenti, sembra appassionare il popolo dei social. Tanto che, a corredo del post, c’è subito chi ha rimarcato come il Ticino stia «facendo a gara col sindaco di Como per chi pubblica di più». Chiaro il riferimento alla promessa elettorale - poi mantenuta - del sindaco del capoluogo lariano di rimuovere le auto ticinesi in divieto di sosta con il carro attrezzi. Inevitabile dentro questa polemica infinita anche un rimando ai comportamenti alla guida - parcheggi inclusi - dei ticinesi che varcano il confine. «Perché non fai un giro in Italia e fai la foto agli automobilisti con targhe svizzere che compiono infrazioni o parcheggiano male?», si legge in un altro commento. Una cosa è certa. Con questa “caccia” alle auto italiane in divieto di sosta in Ticino, Lorenzo Quadri ha sicuramente aperto un nuovo e remunerativo - in termini di like - dibattito, consapevole che la linea del “Prima i nostri!” in ambito lavorativo (il rimando diretto è ai quasi 78mila frontalieri occupati in Ticino) ha ormai perso quasi completamente tutta la sua efficacia.
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