«La nostra vita condivisa». Testimonianze dal “condominio” dove non ci sono vicini... ma una vera famiglia

La copertina di Diogene Marta, Marcello e le loro figlie: da Segrate a Brunate, nel condominio “solidale”

Un anno di tempo, per capire se la scelta è giusta. Un anno per capire se sono pronti per entrare a far parte definitivamente della comunità Le Vigne di Brunate, il “condominio solidale” al confine con Civiglio dove i coniugi Marcello Mazzoleni e Marta Majocchi si sono trasferiti lo scorso giugno.

Il cambio di vita è radicale, perché Le Vigne è un posto certamente speciale, ma non per tutti. La grande sfida è condividere uno stile di vita sobrio, solidale, aperto al mondo o, molto più semplicemente, ai vicini di casa, al paese o a chi ha bisogno. Chi ha intrapreso questo percorso molti anni fa, ancora oggi porta avanti uno stile di vita semplice ma di grande impatto, proteso verso forma di aiuto concrete. Ne parleremo nelle prossime pagine. Per la copertina abbiamo scelto gli ultimi arrivati al condominio, la famiglia Mazzoleni: è in un percorso, probabilmente non molto lungo ancora, perché ha trovato ciò che cercava.

Arrivano da Segrate. Marcello fisioterapista, Marta impiegata nelle risorse umane e nella contabilità all’International School di Bergamo, due figlie di 12 e 14 anni e una ragazza minorenne che sta concludendo un periodo di cinque anni di affido.

«La condivisione della quotidianità con altre famiglie smorza un po’ le fatiche della giornata. L’esclusività di un unico punto di vista è un circolo vizioso, perché invece non condividere ed essere aperti alle problematiche delle altre famiglie? Arricchisce»

Cosa li ha portati da una cascina alle porte di Milano a Brunate? «Avevamo la sensazione che non ci fosse una vera condivisione delle nostre vite – spiega Marta -: gli unici che si incontravano erano i bambini nella corte, mentre le famiglie erano poco socievoli. Anche organizzare un semplice caffè in compagnia era un problema, eppure la nostra porta è sempre stata aperta. La gente si è un po’ chiusa in sé stessa negli appartamenti pieni di confort». Si sono messi in cerca di qualcosa di diverso: «Ho conosciuto una comunità simile a Le Vigne a Segrate, mi sono messa a cercare una realtà come quella. Quando mi sono imbattuta sulla comunità di Villa Pizzone e in tutte le piccole comunità che seguono quel modello, ci siamo entusiasmati. Nel 2021 abbiamo partecipato a un gruppo di approfondimento per capire se potesse essere la cosa giusta per noi, per uscire dall’apartheid dell’appartamento».

Presa la decisione, un anno fa sono cominciati i lavori a Brunate e, terminate le scuole, è avvenuto il trasloco: «Le ragazze, pur essendo abituate a vedere altre persone, dalla ragazza in affido, a ragazze alla pari che abbiamo ospitato non erano felicissime. Ma è bastato far sentire loro alcune testimonianze e hanno cambiato idea». «Credo che la condivisione della quotidianità con altre famiglie smorzi un po’ le fatiche della giornata. L’esclusività di un unico punto di vista è un circolo vizioso, perché invece non condividere ed essere aperti alle problematiche delle altre famiglie? Arricchisce e ha risvolti positivi sulle dinamiche familiari».

«Nel contesto in cui vivevamo, sembravamo un caso eccezionale e ci metteva un po’ a disagio e in ansia. Qua è diverso: i nostri vicini hanno avuto e hanno esperienza di affidi: vivere e condividere la propria vita con altre persone che la considerano normale, aiuta tanto»

Da giugno, la vita è cambiata: «Per semplificare – spiega il marito Marcello – si dice che siamo “in prova”. In realtà, un anno di tempo è il periodo che consiglia Villa Pizzone per poter rendersi conto del cambiamento, per verificare se le aspettative poi coincidono alla prova dei fatti. Non esiste uno spartiacque temporale: possono passare nove mesi o quindici ma non c’è una vera scadenza».

Uno dei grandi temi a Le Vigne è quello degli affidi. Tutte le famiglie ne hanno sperimentato alcuni in varie forme. Anche loro cercavano una situazione in cui questo tema non fosse vissuto con stupore ma fosse terreno comune: «Nel contesto in cui vivevamo, sembravamo un caso eccezionale e ci metteva un po’ a disagio e in ansia. Qua è diverso: i nostri vicini hanno avuto e hanno esperienza di affidi: vivere e condividere la propria vita con altre persone che la considerano normale, aiuta tanto», spiega Marta. «L’affido lo viviamo come un fatto di tutti – sottolinea Marcello -: è interesse comune che il ragazzo in affido degli altri trovi la giusta felicità. Ma questa sensazione la si può estendere a molti altri ambiti della vita qui a Brunate».

L’ultimo passo, per i Mazzoleni, sarà cominciare a contribuire alla cassa comune che regola entrate e uscite de Le Vigne, che è diventata anche una Aps, un’associazione di promozione sociale. Tutti gli stipendi delle famiglie, infatti, confluiscono in un’unica cassa, che serve al sostegno di tutti: «Per me – spiega Marta - è l’optimum della società. Mi piace pensare che ci siano famiglie che spendono in base al reale bisogno e non in base al proprio guadagno. La sobrietà è alla base di tutto e guida le spese mensili. Mi aspetto, quando entreremo nella cassa comune, che cambi in meglio il rapporto con il denaro».

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