La richiesta di stabilità
che arriva dagli italiani

Bastava guardare i primi lanci dell’Ansa ieri pomeriggio per capire com’era andata a finire. Per ore l’unico commento proveniente dalla Lega è stato quello di Edoardo Rixi, per cui, con la vittoria dei “sì” al referendum, il parlamento non potrebbe più eleggere, tra 2 anni non dopodomani, il presidente della Repubblica. Tenero tentativo di distrazione di massa. Da lì ha preso forma quel clamoroso 3-3 che neppure il più ottimista del centrosinistra prefigurava, dopo un periodo di sondaggi che sapevano di assedio alla fortezza del governo Conte.

Non solo è stato tenuto il ridotto della Toscana, ultima trincea per salvare il salvabile, ma è stata confermata la Puglia e le Marche hanno cambiato colore senza però il previsto tracollo. Solo la Liguria, l’unica regione dove Pd e Cinque Stelle correvano assieme ha presentato un risultato deludente. Cosa significa? Che con ogni probabilità gli elettori, anche in parte attraverso il voto del referendum con lo scontato “sì” che si è accompagnato una partecipazione superiore alle attese e meno prevedibile, hanno voluto dare un segnale di fiducia al governo. Attenzione: non all’alleanza politica tra i due principali partner della maggioranza, che è stata punita a Genova e dintorni. Per quanto riguarda l’opposizione i primi dati segnalano un innegabile affanno di Salvini, che dopo quella in Emilia Romagna, ha fallito anche la spallata in Toscana dove, Veneto a parte, si presentava l’unica candidata leghista, Susanna Ceccardi. Acquaroli che ha primeggiato nelle Marche è di Fratelli d’Italia, Toti confermato alla guida della Liguria, orbita in area Forza Italia. Il trionfo annunciato di Luca Zaia è quello di un Carroccio che richiama più a quello delle origini, legate agli interessi del Nord, che non al movimento sovranista plasmato da Salvini. Il divario, anch’esso oltre ogni più rosea previsione, tra la lista del presidente e quella ufficiale della Lega, è un segnale preciso che non cadrà nel vuoto.

Se tu giochi una partita per vincere 5-1 o addirittura 6-0 e invece finisce 3-3, qualche conseguenza per l’allenatore, o se preferite, per il Capitano, rischia di esserci. Certo, la Lega resta ancora la prima forza politica del centrodestra e forse in assoluto nel Paese, considerati i territori che non si sono recati alle urne in questo weekend, ma anche Maurizio Sarri è stato esonerato dalla Juve dopo aver vinto lo scudetto. L’unica consolazione per Salvini è aver evitato il temuto sorpasso da parte di Giorgia Meloni, altra leader che, con il ko di Fitto in Puglia e nonostante il successo di Acquaroli nelle Marche, non vede appagate le proprie aspettative. Anche il risultato più che deludente, di Italia Viva soprattutto in Puglia, dove Scalfarotto non è riuscito nell’inconfessata impresa di far perdere Emiliano (risultato non bilanciato dalla vittoria toscana di Giani), è un segnale: Renzi infatti, all’interno della maggioranza di governo, è stato finora il partner più attivo nell’esercizio dello sgambetto. Chi esce alla grande e contro buona parte dei pronostici, da queste regionali, è Nicola Zingaretti. Già qualcuno aveva venduto la sua pelle di segretario del Pd. Invece il risultato complessivo nelle Regioni, unito al dato referendario, mette all’angolo gli oppositori interni del Nazareno, peraltro, come si è visto già ieri, tutt’altro che intenzionati ad arrendersi.

Altro vincitore è il convitato di pietra di queste elezioni: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che negli ultimi giorni si è defilato dopo aver lanciato segnali precisi soprattutto nel tentativo di mettere in sicurezza il governo nel caso in cui le cose si fossero messe male. Ora l’esecutivo è, inutile negarlo, più forte. E viste le partite che l’Italia deve giocare con l’Europa e contro il Covid, forse non è un male, al di là dei limiti politici evidenti della compagine. Più che mai necessario sara affiancare, e in fretta, un robusto programma di riforme a quella del taglio dei parlamentari per smussarne i tratti demagogici ora prevalenti. Da verificare è ancora la tenuta di Cinque Stelle, nonostante il collante arrivato dai “sì” al referendum. Infine un dato: tutti i candidati presidenti uscenti sono stati rieletti, due, Zaia e il campano Vincenzo De Luca, con un consenso plebiscitario. Emerge una voglia di stabilità, espressa dagli italiani, forse dovuta anche a questa estenuante e infinita emergenza per il virus.

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