Labirintite, che fastidio. Ma è (quasi) sempre curabile

Salute Vertigini e disequilibrio sono le manifestazioni tipiche di questa patologia. Il primario Paolo Battaglia: «Otoliti, sbalzi termici e cambi di pressione tra le cause della labirintite»

Vertigini e difficoltà a mantenere l’equilibrio possono essere i sintomi di una vestibolopatia periferica, nota come labirintite. Fondamentale un’attenta diagnosi per intraprendere il percorso di cura più idoneo. Abbiamo approfondito la tematica con il professor Paolo Battaglia, responsabile dell’Otorinolaringoiatria di Asst Lariana e associato del Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della vita dell’Università dell’Insubria.

Professore che cos’è la labirintite?

Il termine viene spesso indicato impropriamente dai pazienti per descrivere una sensazione sgradevole presente in un gran numero di condizioni fisiologiche e patologiche. La labirintite è caratterizzata dalla presenza di vertigini, sensazione rotatoria, disequilibrio o impossibilità di mantenere la stazione eretta, più o meno associati a disturbi uditivi. Spesso sono presenti anche sintomi neurovegetativi, come nausea e vomito.

Si tratta di una problematica frequente? Interessa solo gli adulti?

L’esperienza vertigine, associata ai disturbi dell’equilibrio, è un fenomeno molto diffuso nella popolazione, questo però non significa necessariamente una diffusione altrettanto frequente della patologia labirintica. La popolazione anziana è la più colpita per ovvi motivi eziologici, anche se patologie che riguardano il vestibolo interessano spesso l’età adulta e meno frequentemente l’età pediatrica. I giochi “di una volta” consistevano nello scatenare la vertigine (girotondo, capriole, altalene), esperienza quindi ricercata e gradita dai bambini.

Quali sono i sintomi tipici?

La vestibolopatia periferica si caratterizza per un’alterata funzione della parte posteriore dell’orecchio interno deputata alla codifica delle informazioni necessarie al sistema nervoso centrale per il mantenimento corretto della postura ortostatica e dinamica e dei movimenti oculari. I sintomi sono vertigini oggettive e soggettive (ambiente circostante che gira o sensazione di rotazione del corpo), nausea con o senza episodi di vomito, sensazione di fullness auricolare associata a ipoacusia, acufeni, cefalea e instabilità nella marcia con tendenza alla latero-pulsione, fino all’impossibilità di mantenere la posizione eretta. Tra i sintomi non compare quasi mai la perdita di coscienza che riguarda, invece, cause neurologiche.

Quali le cause principali?

Le cause sono ben conosciute, tuttavia, capire quale fra queste ha determinato i sintomi non sempre è possibile. Tra le più frequenti ricordiamo le cause vascolari, dove per riduzione dell’apporto di ossigeno a queste strutture si determina una loro ridotta funzione e quindi lo scatenamento della sintomatologia vertiginosa. A seguire le cause virali, caratterizzate da una componente infiammatoria interessante soprattutto il nervo vestibolo-cocleare, spesso conseguenza di banali infezioni virali delle alte vie respiratorie.

Tra le cause si sentono citare anche gli otoliti?

Causa molto frequente è la presenza di otoliti a livello dei canali semicircolari. Questi “sassolini” si posizionano come conseguenza di piccoli traumi cranici, o senza una causa vera e propria, dando origine dalla sintomatologia vertiginosa ricorrente, soprattutto quando si cambia la posizione supina o quando si effettuano movimenti di flesso-estensione del capo. Tale condizione, definita come vertigine posizionale parossistica, è facilmente diagnosticabile e curabile attraverso l’esecuzione di manovre di posizionamento cosiddette liberatorie.

Altre cause?

L’emicrania. Nei pazienti che soffrono di questa patologia che presentano episodi vertiginosi ricorrenti associati o no a cefalea bisogna tener conto di questa eziologia per l’impostazione terapeutica. La malattia di Menière è caratterizzata da ritenzione idrica a livello del labirinto, per cui compaiono simultaneamente i tre sintomi principali di questa patologia. Di minor frequenza, invece, otiti medie batteriche, i traumi della mastoide con frattura mastoidea e alcune malattie autoimmunitarie. Da non dimenticare le cause iatrogene, in pazienti sottoposti ad interventi chirurgici, trattamenti radioterapici e/o in seguito a terapie con farmaci ototossici.

Gli sbalzi termici possono influire sull’insorgenza?

Spesso i pazienti imputano i sintomi a sbalzi termici o al raffreddamento. Abbiamo detto come le infezioni delle alte vie respiratorie batteriche o virali, se non trattate adeguatamente, possono estendersi all’orecchio medio o interno e provocare quindi la labirintite.

I cambi di pressione non ben compensati possono essere un fattore scatenante?

Si, i cambi di pressione repentini non ben compensati, che avvengono durante situazioni come viaggi in aereo, gite in alta quota o immersioni, sono un fattore scatenante in quanto responsabili di un possibile danno indiretto all’orecchio interno in particolari situazioni anatomiche.

Come avviene la diagnosi?

La diagnosi dei disturbi vestibolari periferici si basa essenzialmente sulla valutazione clinica del paziente e sulla raccolta di una precisa anamnesi. Sebbene non esistano oggi test diagnostici specifici per identificare le cause, una dettagliata anamnesi insieme ad esami che evidenziano i maggiori fattori di rischio indirizza il medico. La valutazione clinica del paziente, soprattutto se eseguita nella fase acuta quando il sintomo è ancora presente, permette l’identificazione di alcuni segni importanti ai fini diagnostici.

Qualche esempio?

Il nistagmo, ovvero il movimento oculare involontario ritmico, è quello più significativo. Dal suo riconoscimento e dalla analisi dalle sue caratteristiche si deduce la struttura anatomica sofferente potendo così diagnosticare la sede colpita. L’otoscopia può fornire indizi sull’eziologia della malattia, ad esempio, otite media o presenza di colesteatomi. Altri test, detti posturali, come il test di Romberg, in cui si chiede al paziente di stare in piedi con i piedi uniti e gli occhi chiusi o il test di Unterberger, ovvero camminare sul posto con gli occhi chiusi, possono dare informazioni sul funzionamento dei riflessi vestibolo spinali. La RMN encefalo è considerata utile solo per escludere disturbi di natura centrale in presenza di fattori di rischio importanti e sintomi neurologici.

Che terapie possono essere prescritte?

Il trattamento dipende dalle cause. La labirintite virale, ad esempio, richiede idratazione, riposo e terapia steroidea. Nella labirintite batterica il trattamento di prima linea per l’otite media acuta comporta l’utilizzo di antibiotici. Indipendentemente dalla causa, è sempre indicata una terapia sintomatica attraverso l’uso di farmaci antiemetici e betaistina per ridurre la sintomatologia. La prognosi di queste patologie è generalmente buona, una volta risolto il quadro di labirintite acuta si può ottenere una remissione completa della sintomatologia grazie al meccanismo di compenso vestibolare periferico o centrale eventualmente stimolato da un piano riabilitativo. In alcuni casi, tuttavia, le crisi vertiginose possono essere ricorrenti con scarsa possibilità di prevenire nuovi episodi.

I sintomi della labirintite possono essere attribuiti a altre situazioni come, ad esempio, problemi di cervicale o viceversa?

Si, i disturbi dell’equilibrio possono essere originati da patologie a carico del sistema scheletrico della colonna cervicale e dal sistema muscolo tendineo. In questi casi riconoscere l’origine del problema è necessario per indirizzare allo specialista idoneo e cioè fisiatra o otorinolaringoiatra.

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