L’agricoltura evolve: «nei campi tecnici esperti»

In copertina Intervista a Pietro Castelli, imprenditore di Albiolo, docente Its, alla vigilia di Agrinatura (1-4 maggio) a Lariofiere

Piccole realtà per una grande eccellenza». Due caratteristiche per scattare un’istantanea dell’agricoltura lariana. A indicarle è Pietro Castelli, membro di giunta della Camera di Commercio di Como e Lecco, con delega all’Agricoltura ed ex studente della Scuola di Minoprio, tra i primi a diplomarsi all’Its. La sua impresa, la Castelli e Baietti di Albiolo, è punto di riferimento sul mercato per le farine biologiche e i grani antichi. Pietro Castelli è il volto di un comparto giovane e in forte trasformazione.

Signor Castelli, iniziamo a tratteggiare il profilo dell’agricoltura lariana, a pochi giorni da Agrinatura, dall’1 al 4 maggio a Lariofiere.

Al 31 dicembre 2024 le aziende agro alimentari dell’ area lariana rappresentavano il 5,2% del totale delle imprese. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si rileva stabilità (5,2% anche nel 2023). Il dato che merita di essere subito valorizzato riguarda però l’export, che nel 2023 rappresentava il 6,6%. È il segno di un valore riconosciuto anche al di fuori dei confini territoriali.

Altra caratteristica è il forte rinnovamento di aziende a carattere familiare che lasciano ai giovani. Anni fa era più difficile, oggi il trend si è consolidato.

In che cosa sta cambiando il modo fare agricoltura?

Con l’avvento della tecnologia in zone non estensive come le nostre sono sempre più presenti le apparecchiature sui macchinari e i robot per la mungitura; in generale aiutano molto a migliorare l’efficienza produttiva e di manodopera. Un apporto non da poco, considerando quanto sia difficile trovare manodopera specializzata: operai per il settore florovivaistico, per tutta la filiera dell’agroalimentare, dai trattoristi alla gestione per la stalla. Nella mia zona, poi, siamo molto vicini al confine svizzero, così molti scelgono di lavorare nella Confederazione elvetica.

Le scuole non fanno abbastanza? Lei è anche docente all’Its di Minoprio.

Al contrario, ce ne sono tante e stanno offrendo corsi di ottimo livello, con stage nelle aziende. La carenza di manodopera potrebbe spiegarsi, da un lato, con il calo demografico. Dall’altro, se una volta bastava la manodopera semplice, oggi si richiede qualcosa di più. Mi fa piacere vedere che, rispetto a quando io ho frequentato l’Its di Minoprio - ho ottenuto la maturità nel 2015 e il diploma Its nel 2017 - ed eravamo in 20 iscritti, oggi ci sono due prime e due seconde, con circa 25 persone per classe. Un buon 95% di coloro che si diplomano, grazie anche agli stage, viene assunto già prima di diplomarsi. Per fare un esempio, nella mia azienda lavora un ragazzo che ha studiato a Fondazione Minoprio, uno diplomato a Varese come tecnico agricolo e un altro che ha frequentato un corso di gestione dopo aver svolto un altro mestiere. La specializzazione, oggi, è alla base dell’attività agricola, quale che sia il contesto. Non si può più prescinderne.

La “Generazione Z” come si rapporta a un settore professionale che richiede anche molti sacrifici?

Io credo che qualsiasi lavoro fatto bene richieda sacrificio. Quello che serve, semmai, è la passione. Questa settimana, ad esempio, siamo in semina. Se occorre lavorare 11 ore devi farlo, perché non possiamo rimandare a domani.

A proposito della semina: la sua azienda si distingue per il recupero dei grani antichi. Una scelta che si deve in gran parte a lei.

Al di là del beneficio alimentare apportato dai grani antichi , questa scelta va in una direzione culturale, per mantenere vive le tradizioni locali. Senza dimenticare che, grazie alla loro memoria, i grani antichi sanno adattarsi meglio ai cambiamenti climatici. Io sono riuscito a coltivare una “popolazione” (cioè diverse varietà) di grano duro. È frutto di una ricerca che mi ha appassionato; sono andato a diversi forum in giro per l’Italia, riuscendo a creare rete con altri agricoltori delle ditte sementiere. Così ho scoperto che alcune varietà del mio territorio venivano coltivate anche in Toscana o in Sicilia. Insomma, si pensa che siano grani tipici del centro-sud Italia, invece hanno una bella storia anche in provincia di Como. Per la verità, nella mia sperimentazione, entra tutta intera anche la storia della mia famiglia. Il trisnonno faceva l’agricoltore come secondo lavoro: il mulino l’ho introdotto io in azienda, ma ha preso il suo nome in suo ricordo. Coltivava un particolare tipo di mais: lo ha tramandato a nonno e zio, poi sono arrivato io. Mi sono detto: perché limitare a consumo familiare una varietà autoctona come il “Carlunin d’Albioo” , chiamato così per la sua pannocchia piccola. Il mio progetto imprenditoriale, dicevo, è nato nell’ottica di recuperare il territorio. E della qualità. I grani trasformati nel mulino a pietra fanno ottenere farine meno raffinate.

Lei ricordava che i grani antichi resistono meglio ai cambiamenti climatici. Ma cosa si sta facendo per affrontare questo problema?

Il cambiamento climatico è una questione molto seria. Il nostro territorio è soggetto a smottamenti soltanto in alcune zone. Diciamo che il vero cambiamento l’abbiamo sentito con la siccità di 3-4 anni fa, poi con le forti piogge dell’anno scorso che hanno decimato le produzioni, fino a non permettere le semine per la troppa acqua, che fatto insorgere le muffe. È una questione difficile da approcciare perché non si sa come si metterà il tempo; questa stagione sembra migliore dello scorso anno, ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Il settore agricolo è più esposto di altri all’incertezza. Si lavora tanto e poi magari non si fanno utili.

Fortunatamente oggi ci possiamo affidare alla tecnologia, perché - ad esempio - abbiamo a disposizione applicazioni collegate a colonnine meteo con dati abbastanza certi sulle temperature e sull’ umidità del suolo, per fare le semine nel momento giusto. Possiamo anche contare su speciali allerte che aiutano ad anticipare le gelate.

A suo giudizio, Agrinatura saprà esprimere la trasformazione in atto nell’agricoltura del nostro territorio?

Sicuramente è un’ ottima vetrina per far conoscere l’agricoltura lariana, con le sue problematiche e la sia forza, i prodotti che il territorio può offrire. E può anche mostrare che questo territorio tiene molto alla sostenibilità. Piccole realtà, grandi eccellenze.

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