L’allarme per un lupo a Barni: «Troppi i mufloni in zona sbagliato averli introdotti»

La polemica Ceruti, ex presidente della Comunità montana: «Fu un errore inserire quella specie»

Quasi 2mila esemplari di caprioli, 600 di mufloni, la comparsa del cervo, la grande presenza del cinghiale: ormai la fauna nel Triangolo Lariano è molto presente. Sulla sospetta presenza del lupo nel territorio, di cui abbiamo parlato ieri dopo in breve tempo le tre pecore azzannate alla gola, i due mufloni e un capriolo morti, di certo incide questa esplosione della fauna.

Dopo questi episodi l’amministrazione provinciale ha recuperato il Dna del predatore e lo stesso Marco Testa responsabile della Polizia provinciale ha spiegato: «Può esserci un lupo di passaggio, mi stupirei con la presenza così importante di mufloni e caprioli non ci fosse o non arrivasse. Abbiamo un’esplosione della fauna con quasi 2000 esemplari di caprioli e 600 di mufloni oltre ai cinghiali ed è comparso anche il cervo». Non ci sono per ora certezze, niente foto del lupo e il Dna non ha ancora dato risultati.

L’ex presidente della Comunità montana del Triangolo Lariano Paolo Ceruti, presidente al momento dell’inserimento del muflone, ritiene si sia fatto un errore: «L’inserimento faceva parte di un piano provinciale degli anni ’80, personalmente ero contrario, ma la maggioranza votò a favore. Credo l’attuale situazione sia anche una conseguenza di errori tra cui l’introduzione di specie non autoctone come il muflone e il cinghiale, che è stato invece introdotto illegalmente. In ogni caso sul lupo bisogna dire che nel Triangolo Lariano c’era nel 1600 come c’era nel 1800 con numeri anche rilevanti, tant’è vero che per decreto chi risiedeva nell’area poteva girare armato proprio per la presenza dell’animale».

Il presidente dei cacciatori del Triangolo Lariano Riccardo Pozzi è scettico: «Nutro dubbi sulla presenza di un lupo nell’area anche se una sporadica presenza di un esemplare erratico non sarebbe da escludere, vista la vicinanza con aree nella quale la presenza è stata ampiamente accertata. Sulla maggior parte dei rinvenimenti delle carcasse ero presente, pur considerando la certezza di predazione degli animali mediante morso alla gola, non mi torna che tali carcasse non siano state consumate se non parzialmente peraltro tralasciando la parte addominale che mi risulta essere uno dei primi pasti in caso di predazione del lupo. E’ fuori discussione che un problema esiste e i numeri peraltro lo confermerebbero, ho infatti recentemente inviato alla polizia provinciale la relazione annuale sui censimenti nella quale segnalo una decisa flessione della specie capriolo proprio nell’area della valle del Lambro».

Pozzi sposta il focus sui cani: «Tornando al tema delle predazioni io guarderei con attenzione alla problematica di cani non correttamente condotti o custoditi invitando la popolazione tutta ad effettuare tempestive e circostanziate segnalazioni agli organi competenti».

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