Landriscina e l’effetto
Mattarella su Como

Il bis a sorpresa di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica è stato come uno di quei terremoti che poi provocano uno tsunami. L’onda, piuttosto imponente, ha investito tutta la politica e potrebbe addirittura ampliare i suoi effetti fino al lago di Como. A essere travolti più di tutti sono state le forze di centrodestra. I rapporti tra Lega e Fratelli d’Italia, mai idilliaci invero, sono ridotti ai minimi termini e, a oggi, l’ipotesi di una ricucitura in vista delle elezioni per il nuovo Parlamento del prossimi anni, appare complessa. Anche perché, prima occorre capire quale sarà la nuova rotta che il Carroccio è costretto a tracciare con o senza il suo Capitano Matteo Salvini, uscito dal tritacarne quirinalizio come il proverbiale piffero di montagna.

E a Como? Già qui la situazione dalle parti della maggioranza che governa palazzo Cernezzi è alquanto stagnante. E il voto per il rinnovo dell’amministrazione comunale è molto più vicino di quello politico: questione di mesi, salvo sorprese. Gli altri competitor, bene o male, sono già in marcia. Lo è da tempo Alessandro Rapinese con la sua agguerrita civica, pur con un paio di punte di lancia in meno, e ora anche l’allegra brigata del centrosinistra con il suo campo più o meno largo e Barbara Minghetti che aspira a essere la prima donna a insediarsi nell’ufficio destinato al sindaco di Como. Tertium non datur, con la complicanza che, adesso, oltre a trovare un eventuale candidato alternativo al meloniano e buttiano Stefano Molinari, occorre anche capire quale sarà l’alleanza. E potrebbero esserci davvero sorprese perché i sismografi più sensibili della politica locale registrano qualche movimento imprevedibile, per ora molto sotterraneo che potrebbe però anche arrivare in superfice.

Nell’attesa, visto che ogni vuoto anche di proposta in qualche modo si riempie sempre, eccoti un Landriscina che, allo stato, è l’unico esponente di centrodestra che sta facendo campagna elettorale. Succede da un po’, ma la novità emersa negli ultimi giorni è che, oltre che per se stesso, per un bis che appare probabile come lo schianto di una cometa sul pianeta terra, la sta facendo anche per eventuali altri possibili sostenitori. A svelarlo anche l’attacco non casuale, all’accoppiata Barbara Minghetti e Ada Mantovani. Quest’ultima, eletta in consiglio con la lista Rapinese sindaco poi abbandonata è fortemente sospettata di aver già le valigie pronto per il trasloco nel caotico condominio elettorale del centrosinistra.

Dove vuole arrivare il sindaco uscente? Va detto che la sua eventuale riproposizione è già stata bocciata, e senza mezzi termini, da due componenti su quattro dell’attuale maggioranza: l’agonica (a Como) Forza Italia e Fratelli d’Italia. In Landriscina però credono ancora, forse per mancanza di alternative, la Lega e importanti esponenti della lista civica che porta il nome del primo cittadino, su tutti quel Franco Brenna che ieri si è prodotto in un endorsement a favore di un Mario bis.

In realtà, tutti sanno che il medico prestato all’amministrazione e alla politica, avrebbe tutte le intenzioni di rimanerci, ma senza essere più costretto a cingere la fascia tricolore. Il suo obiettivo è un altro incarico, da raggiungere a bordo del Carroccio. Ma se questo traguardo, fino a qualche mese fa, sembrava più che probabile, ora la situazione è mutata. E non a caso, la campagna elettorale di Landriscina che peraltro con gli amici aveva già escluso la prospettiva del secondo mandato, è cominciata proprio in quel momento. Coincidenza? Mah...

Per questo c’è davvero da preparare i pop corn per assistere allo spettacolo che il centrodestra comasco offrirà nei prossimi mesi. Nelle mani dei suoi dirigenti è come se ci fosse un puzzle. Con la differenza, però, che i pezzi potrebbe anche non riuscire a combaciare per comporre un’immagine coerente e soprattutto unitaria. Per paradosso, potrebbe anche riprodursi, in ambito locale, una situazione del tutto simile a quella che a livello nazionale ha portato al Mattarella bis.

Un sindaco che non vuole ricandidarsi perché ha altri progetti, come li aveva il capo dello Stato. E una coalizione che non riesce a trovare l’accordo su un nome, oppure neanche su se stessa. Allora magari qualcuno si accorge che l’unica opzione rimasta in campo è proprio quella di Landriscina, che obtorto collo e forte di un’altra promessa per il dopo, accetta il bis. Al momento è fantapolitica, com’era quella del ritorno al suo posto del capo dello Stato uscente pochi giorni prima della sua rielezione.

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