Cosa determina il valore di un territorio? E cosa ci fa dire che un luogo, una regione o una provincia, è più sviluppato di un altro? In questo periodo dell’anno, puntuali come l’oroscopo all’Epifania, piovono le classifiche. Una montagna di numeri sull’universo mondo, dai depositi in banca ai furti, per arrivare a concludere - e capirai che grande scoperta - che a Bolzano la vita è tutto sommato più agevole che a Crotone o a Foggia. In alternativa ci sono i sondaggi, ma anche in questo caso la trappola è dietro l’angolo.
Uno strumento, certo più empirico ma decisamente più efficace, per valutare la situazione del luogo in cui viviamo, potrebbe essere dare un’occhiata alle aziende che vi insistono. Ed è sulla base di questa convinzione che da sette anni, al netto del biennio di stop legato alla pandemia, questo giornale organizza una Festa dedicata alle 48mila imprese che hanno sede in provincia di Como. Una Festa nata, innanzi tutto, per raccontare le tantissime realtà che, al di là della legittima ricerca del profitto, creano ogni giorno valore diffuso per il territorio nella consapevolezza che la crescita e il benessere di quest’ultimo è una pre-condizione al loro stesso sviluppo.
Il territorio non è un luogo astratto. L’imprenditore bresciano Franco Gussalli Beretta, ospite d’onore alla Festa di qualche giorno fa, ha sottolineato quanto il successo dell’impresa che guida si fondi sulla forza del territorio, la Val Trompia, in cui si trova da quasi 5 secoli. Non è retorica: la forza del “made in Val Trompia” deriva ad esempio dal sostegno delle istituzioni locali e dalla qualità del capitale umano che si forma nelle scuole ma anche nelle famiglie in cui il saper fare si tramanda da una generazione all’altra.
Il territorio, del resto, è la gente che lo abita, l’ambiente naturale che lo identifica, la storia che lo ha plasmato, le risorse e le infrastrutture che può vantare, l’arte e la cultura che lo contraddistinguono, la visione di chi lo governa. E, soprattutto, le imprese che lo animano, lo rendono dinamico, lo rappresentano in tutto il mondo come accade nel caso della manifattura comasca, tanto sviluppata sui mercati esteri. Certe imprese, certe imprese di assoluta eccellenza come gran parte di quelle comasche e brianzole, sono diventate grandi qui, quanto altrove non avrebbero potuto fare. Si coglie negli imprenditori che le guidano la consapevolezza di quanto sia profondo e di quanto incida sentirsi parte di un territorio. Quest’ultimo è il campo da gioco in cui si disputa la partita, il campo in cui è necessità di tutti che ci siano scuole e università efficienti, moderne, affacciate sul mondo; il campo in cui è interesse comune che ci siano infrastrutture adeguate; il campo in cui una cultura diffusa basata sul valore del lavoro e del merito può consentire alle imprese di affrontare le situazioni più difficili e complesse, quali quelle che af esempio si sono presentate negli ultimi anni.
Se non ci fosse un ambiente sociale amico - e a Como, salvo qualche scoria ideologica in certi gruppi politici e sindacali, c’è di sicuro - quale imprenditore sano di mente avrebbe trovato la forza d’animo di affrontare ogni giorno una tale quantità di problemi e un tale carico di responsabilità? La Festa delle imprese non celebra singole aziende (anche se premia quelle che hanno raggiunto i risultati migliori) ma la passione del fare impresa, il valore diffuso creato dalle aziende e condiviso dalla comunità. Un valore materiale, che si potrebbe banalmente iniziare a misurare con il flusso di cassa in uscita tra dipendenti, fornitori e tasse in parte locali, ma soprattutto immateriale.
Le imprese appartengono al patrimonio culturale di tutti i comaschi e cosa dovrebbe fare un giornale che da più di cento anni accompagna questo territorio, se non stare al loro fianco? C’è altra possibile missione istituzionale per La Provincia se non farsi strumento per assistere la crescita e il benessere della nostra comunità?
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