I dati delle preferenze comasche: Meloni inarrivabile, Vannacci vale 4 Renzi e a Calenda solo 900 voti
Dopo le elezioni Oltre 26mila per Meloni ma Salvini fece anche meglio. Fermi supera Cecilia Strada Ilaria Salis settima assoluta
Non diciamo nulla di nuovo: la Re Mida dei voti, anche in provincia di Como, di nome fa Giorgia e di cognome Meloni. È lei a raccogliere il maggior numero di preferenze sul Lario, doppiando il secondo più votato, al secolo Fermi Alessandro da Albavilla, al quale i 13.498 consensi in provincia di Como non sono bastati per staccare il biglietto per Bruxelles.
Re Mida non solo è riuscita quasi a decuplicare i consensi comaschi al suo partito, negli ultimi dieci anni (sul nostro sito laprovinciadicomo.it c’è un grafico animato che rende bene l’idea del clamoroso balzo in avanti), ma ha più che decuplicato le sue preferenze passando dalle 2500 delle Europee 2014 alle 26.395 dell’ultimo fine settimana.
Ma, per quanto clamorosa la sua affermazione, Giorgia Meloni non detiene il record di preferenze, che spettano invece a Matteo Salvini capace, nel 2018, di incassare ben 34mila voti personali. E a proposito di Lega: se Fermi fa meglio di Cecilia Strada, la seconda più votata in Lombardia dopo Re Mida Meloni, dietro di lei Roberto Vannacci fa meglio di Giorgio Gori, che per contro nel resto della Regione ha sopravanzato il nostalgico generale del Carroccio. Quest’ultimo in termini numerici ha quadruplicato il deludentissimo risultato di Matteo Renzi: 2.233 consensi per l’ex sindaco di Firenze nonché premier, 8.522 per l’ufficiale dell’Esercito.
E dopotutto, non è una novità, nella nostra provincia l’asta della bilancia elettorale pende di più in direzione del centrodestra, piuttosto che del centrosinistra. Per cui le 3.772 preferenze ottenute da Ilaria Salis (Alleanza Verdi Sinistra), settima assoluta per numero di voti in provincia, suonano come una vera sorpresa, anche se il forzista Antonio Tajani sul Lario fa meglio di lei, pur avendo preso meno consensi nel resto della Lombardia. E quindi anche il risultato di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, sorprende: ha fatto meglio del forzista Mario Mantovani, che in tutta la Regione ha preso 8mila voti in più del candidato di Alleanza Verti e Sinistra. Lo stesso Lucano, nel Comasco, ha fatto meglio anche di Emma Bonino, altra delusa dall’esito delle urne. Mai quanto Carlo Calenda che non ha raggiunto neppure novecento preferenze. Evidentemente i coup de théâtre come la candidatura di un magistrato (all’anagrafe Tarfusser Cuno Jakob detto Cuno) diventato famoso per aver chiesto la riapertura del caso sulla strage di Erba, non piacciono più di tanto. E infatti lo stesso Tarfusser nella provincia teatro di quella strage ha collezionato tante preferenze quante la carica dei Dalmata di disneyana memoria.
© RIPRODUZIONE RISERVATA