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Giovedì 09 Febbraio 2023
Le sfide del Ticino: «Sono stati quattro anni fuori straordinari, abbiamo reagito in maniera straordinaria»
Intervista Cominciata la campagna elettorale per il voto del 2 aprile nel Cantone più vicino all’Italia, il primo dopo la pandemia. L’analisi (e un invito) del consigliere di Stato, Norman Gobbi: «Serve equilibrio nella gestione dei frontalieri»
La macchina elettorale ha acceso i motori nel Canton Ticino. Con diversi temi caldi, sicuramente quello dei frontalieri, anche con la recente accelerazione ritrovata sul fronte italiano per l’accordo, tiene banco. Con il consigliere di Stato Norman Gobbi parliamo proprio delle sfide che si sono vissute in questi anni così particolari - straordinari come lui li definisce - e di quelle che verranno. Ma anche di una campagna elettorale che si preannuncia partecipata, terminata la pandemia.
Quali sono state le sfide principali di questo periodo alla guida del cantone?
È stato un quadriennio “straordinario”. È un termine che riassume tutti i significati. “Straordinario”, perché è stato un periodo fuori dal comune, con in particolare la crisi pandemica che ci ha messo di fronte al grande dolore per la morte di un numero elevato di persone portate via dalla malattia e a sfide mai viste prima. Il bisogno di proteggerci dai contagi con l’istituzione dei vari lockdown, il grande sforzo per una vaccinazione di massa di portata storica. E poi non ancora terminata la pandemia, ecco lo scoppio del conflitto in Ucraina con l’invasione dei carri armati russi. Una guerra all’interno dei confini europei, che ha provocato ripercussioni dirette su tutti gli Stati, generando la crisi energetica e di riflesso economica. E a fare da sfondo, anche i cambiamenti climatici con le loro sfide: incendi boschivi, “bombe d’acqua”, dissesti idro-geologici, gli sforzi per garantire acqua potabile alla popolazione e risorse idriche alla produzione agricola, dagli alpeggi alle coltivazioni di pianura. Anche qui il Canton Ticino ha dovuto reagire in maniera “straordinaria”. Siamo riusciti a contenere la pandemia, stiamo reagendo per affrontare la crisi economica, migratoria e climatica.
Il tema dei frontalieri è sempre stato centrale, tanto più con la questione dell’accordo che ha preso ulteriore tempo. Qual è il suo punto di vista sull’attuale situazione e quali sono le prospettive nel prossimo futuro?
La recente approvazione da parte del Senato italiano dell’accordo sulla fiscalità dei frontalieri e la sua imminente ratificazione è una buona notizia. Il lavoro frontaliero è una componente indissociabile del mercato del lavoro dei nostri territori e ne siamo tutti coscienti. Tuttavia vi è una necessità di riequilibrio nell’interesse dei due lati della frontiera. Da una parte è essenziale evitare che in Ticino si produca del dumping salariale e un effetto di sostituzione di mano d’opera locale con quella frontaliera, d’altra parte è giusto limitare un esodo di mano d’opera dalla vicina Italia verso la Svizzera con susseguente impoverimento del tessuto economico locale. Ritengo che il nuovo accordo possa costituire uno strumento utile nella ricerca di un maggior equilibrio dei flussi nel mercato del lavoro transfrontaliero.
C’è un altro tema connesso, e sempre caldo, quello del telelavoro.
In Ticino abbiamo altresì preso atto dell’appello del Senato, trasversale a tutti i partiti politici, affinché il Governo italiano negozi rapidamente con la Confederazione un accordo sul lavoro da remoto che tenga conto delle mutate esigenze di lavoratori e aziende sull’onda dell’esperienza maturata durante la pandemia. Quale Cantone riteniamo che sia importante fare chiarezza sul tema e trovare un’intesa di lungo termine nell’interesse delle parti che permetta di ottimizzare i vantaggi del telelavoro ma senza che le nuove regole vadano a scapito della mano d’opera locale. Infine vorrei salutare il più che legittimo appello effettuato in aula dal Senatore Garavaglia che ha chiesto al Governo italiano di finalmente levare la Svizzera dall’annosa black list delle persone fisiche del 1998, dato che la sua presenza su questa lista non ha più ragione di essere da tempo!
Superata la pandemia, almeno così sembra, quali sono le priorità da affrontare per il prossimo governo?
Il tema finanziario è di primaria importanza. Il Governo dovrà essere in grado di proporre correttivi alla spesa, per contenere il deficit. Nello stesso tempo però sarà chiamato a fare una politica attiva, per sostenere le imprese, il mondo del lavoro e della formazione. Proprio la pandemia ci ha insegnato a muoverci in modo pragmatico, trovando soluzioni nuove. Ciò ha permesso al Ticino – anche grazie alla solidità del sistema sociale svizzero – di superare tutto sommato bene le difficoltà economiche. Il sistema politico ticinese ed elvetico si fonda sulla concordanza. I partiti politici e tutti i loro rappresentanti in Governo e nel Parlamento dovranno dare prova di unità d’intenti, per trovare soluzioni condivise. È un lavoro importante quello che ci attende, affinché non ci si fermi a una mera declamazione d’intenti fine a se stessa. Anche i rapporti transfrontalieri, come detto, dovranno giocare il loro ruolo. Così come la capacità di gestire l’elevato afflusso da sud di stranieri che entrano illegalmente in Ticino. Una crisi, quella migratoria, che sta diventando sempre più importante, se pensiamo che nell’ultimo mese del 2022 e in questo primo scorcio di 2023 mille stranieri hanno cercato di entrare illegalmente ogni settimana nel nostro Cantone. Anche in questo settore nel recente passato abbiamo dimostrato in Ticino di saper trovare modalità corrette per affrontare la situazione. Lo faremo anche in questa circostanza.
Quanto pesa il tema economico e quanto incide il connesso tema sociale?
Il tema economico incide sicuramente sul tessuto sociale, creando insicurezza e paura se l’economia non è in grado di generare benessere. Per questo il compito dello Stato è quello di creare condizioni quadro ottimali per il mondo economico, affinché possa svilupparsi. Per quanto di mia diretta competenza, la sicurezza intesa in senso lato (protezione delle persone e dei loro beni; sicurezza nel diritto) è un fattore di primaria importanza per favorire l’economia e quindi per sostenere la qualità di vita dei residenti. La pandemia inoltre ha creato difficoltà d’ordine psicologico e di relazioni interpersonali che in passato non avevamo mai conosciuto. La nostra società si è ulteriormente fragilizzata. Anche qui dobbiamo essere pragmatici e non piangerci addosso, ma proporre a tutti i livelli – nella scuola, nelle associazioni, nelle attività di volontariato e ricreative – nuove opportunità. È un impegno civico che tocca tutti in prima persona.
Che tipo di campagna elettorale si aspetta? Come cambierà proprio anche la campagna elettorale, l’approccio con gli elettori dopo questi anni di emergenza sanitaria e connesse criticità economiche sociali?
Abbiamo la fortuna che in questi mesi tutte le restrizioni introdotte per proteggerci sono state tolte. Le persone hanno più voglia di incontrarsi, anche se con un’attenzione maggiore. Non dimentichiamoci che in Ticino nel 2020, appena è scoppiata la pandemia, sono state annullate le elezioni comunali. Non è il caso per queste elezioni cantonali. E questo è già un bene importante, perché poter esercitare il proprio diritto di voto è essenziale per la vita democratica di un Paese. Quest’anno tutti sostengono che la compagna elettorale risulti fiacca. Io non do importanza a questo fattore, perché sono concentrato su quanto ho ancora da fare ogni giorno prima della scadenza elettorale. I progetti sono tanti e non si può perdere nemmeno un momento di lavoro. Lo sento come un impegno forte nei confronti della cittadinanza, di ogni cittadina e cittadino elettore di questo magnifico Canton Ticino. Un impegno per avere anche in futuro un Cantone forte.
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