
( foto cusa)
Confronto Yacht Club, Aeroclub, Coni e Canottieri Lario: «Il privato chiede il massimo, Como deve farsi valere»
Una rivoluzione radicale dello stadio Sinigaglia, da vedere come un’opportunità da non perdere e che non si ripresenterà più, che deve però passare «per la restituzione alla città di alcuni spazi all’interno e funzioni pubbliche».
È questa la richiesta che arriva dalle società sportive che hanno le loro sedi attorno allo stadio durante emersa durante il terzo forum organizzato da “La Provincia” sul progetto per il nuovo stadio Sinigaglia (con annesse funzioni accessorie che vanno dall’albergo a due ristoranti, dai negozi al centro salute) presentato dal Como 1907 al Comune all’inizio di febbraio e, fino al prossimo 27 maggio, sotto la lente di ingrandimento della Conferenza dei servizi che riunisce tutti gli Enti a vario titolo interessati.
Attorno al tavolo, questa volta, il delegato provinciale del Coni Niki D’Angelo, il presidente dell’Aero Club Como Enrico Guggiari, il presidente della Canottieri Lario Claudio Salvagni e il presidente dello Yacht Club Gioacchino Favara.
Con loro il direttore del quotidiano Diego Minonzio, il caporedattore centrale Francesco Angelini e il capocronista Michele Sada. La palazzina ex Coni, oggi di Sport e Salute (la società statale che promuove lo sport), come ha spiegato D’Angelo, non compare nel nuovo progetto, ma fa parte delle parti da abbattere. «Confermo – le sue parole – che l’abbattimento della palazzina provocherebbe uno sfratto assoluto di tutte le federazioni sportive oggi ospiti. Il venire via sarebbe un’operazione definitiva, ma aprirebbe poi una pagina dedicata al fatto che, all’interno di uno stadio che prevede volumi per quasi 20mila metri quadri, non ne vengono restituiti alla città. A Bergamo e in altre città del Nord Europa, un po’ più avanti di noi, vengono infatti ospitati servizi per i cittadini».
Poi è entrato ulteriormente nel merito: «L’imprenditore chiede il massimo possibile, è il suo lavoro farlo, ma poi in sede di analisi del progetto va trovata una proporzionalità. Faccio un esempio: su 20mila metri quadri tremila potrebbero essere restituiti alla città per lo sport di tutti. Condivido quello che avevano detto l’architetto Giuseppe Cosenza (già dirigente a Palazzo Cernezzi, ndr) e il mio amico Massimo Caspani (presidente del cda de “La Provincia”, ndr) e, cioè, che ci dicano che idea hanno non solo per lo stadio, ma per lasciare qualcosa alla città. Teniamo conto che si tratta di un’area a lago data in concessione per un tempo lunghissimo senza alcuna gara. Quanto costerebbe uno spazio simile? È già chiaro che quell’investimento avrà un segno più e, quindi, ritengo la città debba averne un ritorno anche come spazi effettivi e non solo nella riqualificazione».
Il presidente della Canottieri Salvagni ha aggiunto: «Premesso che sarebbe necessario avere più elementi in modo da analizzare in modo più approfondito l’impatto di quest’opera sulla città, bisogna però guardare la storia, la logica e lo spirito di quella zona per capire se si vuole mantenere la nostra identità e fisionomia anche sotto il profilo architettonico oppure se si tratta di una cosa prettamente commerciale. Parliamo di un’area degradata da decenni e quindi non si può perdere questa occasione. Sono favorevole allo sviluppo perché sarebbe un peccato buttare un’opportunità, ma credo che si debba capire, anche se è un brutto termine da utilizzare, quale sia il tornaconto per la città tenendo conto che viene data un’area di pregio a un privato praticamente per sempre».
E subito dopo ancora Salvagni sottolinea: «Il non fare non va bene, ma neanche il fare male. Bisogna fare con equilibrio».
Sul nodo, Gioacchino Favara (Yacht club) è intervenuto dicendo: «Bisogna capire quali sono i benefici per la città oltre lo stadio e se questi signori vogliono lo stadio o, come credo io, l’hotel. E ancora se qualora non potessero realizzare quest’ultimo porterebbero ancora avanti il progetto o meno». Il numero uno dell’Aero Club Guggiari ha sottolineato: «Per valutare l’impatto, l’architettura, i conti e tutti gli aspetti ci sono le istituzioni competenti, il Comune e la Soprintendenza che hanno il dovere di intervenire. Sono ovviamente d’accordo con coloro che dicono che meglio non fare un “ecomostro” in quel posto - conclude - vedendo le volumetrie che appaiano molto abbondanti».
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