Licenze Ncc sbloccate. Anche i taxi comaschi contro la Consulta

Il caso Sospeso il decreto che aveva congelato il settore Confartigianato e Cna criticano l’intervento dei giudici. «No alla liberalizzazione, bene il registro nazionale»

Risale a un paio di giorni la decisione della Corte costituzionale che ha cassato il decreto del 2018 con cui a suo tempo è stato di fatto sospeso il rilascio di nuove licenze per gli Ncc (noleggio con conducente) in attesa che fosse operativo il nuovo registro nazionale. «La norma - scrivono i giudici in una nota - ha causato in modo sproporzionato un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza». I servizi di taxi e Ncc concorrono alla effettiva libertà di circolazione «che è la condizione per l’esercizio di altri diritti».

Cantiere aperto

Eppure i lavori sono in corso per rendere attivo il nuovo registro informatico nazionale delle imprese titolari di licenza taxi e di autorizzazione Ncc. Confartigianato, rappresentata da Gian Luigi Berini, collabora al tavolo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per assicurare trasparenza ed equità nell’introduzione di nuove licenze attraverso il nuovo strumento: «Negli ultimi mesi si è accelerato molto, più che negli anni precedenti – assicura Berini – ed è necessario rispettare le regole che si sono introdotte».

Critica con la sentenza anche Cna «se l’intenzione è di assicurare un servizio ai cittadini più fragili – osserva Alberto Tabacco, presidente tassisti Cna Lario Brianza – è necessario distinguere tra i taxi che fanno un servizio capillare a costi regolamentati e quindi alla portata di molti, rispetto alle vetture Ncc che si rivolgono a un altro tipo di mercato e clientela».

Proprio sul mancato servizio alle persone che più ne hanno necessità si è basata la sentenza depositata ieri che dichiara illegittima parte del decreto-legge del 2018.

«Il divieto di rilasciare nuove autorizzazioni per il servizio di noleggio con conducente sino alla piena operatività del registro informatico nazionale ha consentito, per oltre cinque anni, all’autorità amministrativa di alzare una barriera all’ingresso dei nuovi operatori, compromettendo gravemente la possibilità di incrementare la già carente offerta degli autoservizi pubblici non di linea» così si è espressa la Corte costituzionale.

La misura comasca

Nel caso di Como e del Lago, il problema della mancanza di infrastrutture e di trasporti agili, frequenti e capaci di gestire i flussi turistici è nodale per lo sviluppo del territorio senza penalizzare i residenti. In questa direzione si è mossa l’amministrazione comunale di Como che ha deciso, di recente, di incrementare il numero delle licenze (è stato deciso un aumento del 51%, pari a 23 mezzi in più, dagli attuali 45 a 68). In attesa del bando, la strada viene giudicata positivamente dal comparto turistico.

«Prima di avviare qualsiasi liberalizzazione, è necessario seguire procedure ben precise. L’apertura indiscriminata del mercato, come avvenuto con i pullman, comporterebbe una svalutazione delle nostre attività e a un aumento del lavoro abusivo – è il commento di Gian Luigi Berini, presidente provinciale, regionale e nazionale del trasporto persone, taxi e Ncc, di Confartigianato - aspettiamo l’introduzione del registro elettronico nazionale (Ren) che richiediamo da anni e che permetterà ai Comuni di registrare e valutare le richieste basandosi su criteri ben definiti. Con il ministero dei Trasporti e partecipando attivamente ai tavoli di lavoro, stiamo cercando di conciliare le esigenze di servizio con la tutela del valore delle licenze. Il Registro Nazionale e altre misure in corso sono passi fondamentali per regolamentare il settore in modo equo e sostenibile e per evitare la stessa sorte toccata al settore dei pullman, in cui la liberalizzazione ha causato gravi danni».

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