Lo smog fa male al cuore in aumento i casi di aritmia

L’approfondimento Una costante esposizione all’inquinamento atmosferico è associata a un incremento del rischio cardiaco: «Il legame con i problemi cardiovascolari impatta tra l’1 e il 3% in più rispetto agli eventi normalmente attesi»

Una costante esposizione all’inquinamento atmosferico è associata a un aumentato rischio di aritmie. È quanto emerge da un recente studio cinese pubblicato sul Canadian Medical Association Journal. Non è la prima volta che i ricercatori dimostrano come gli inquinanti presenti nell’aria abbiano un ruolo nell’insorgenza di eventi cardiovascolari.

«Sono diversi gli studi autorevoli - conferma Giuseppe De Blasio, responsabile del servizio di Cardiologia dell’Istituto Clinico Villa Aprica - uno dei quali pubblicato recentemente sul New England Journal of Medicine, che hanno correlato molto bene l’entità di eventi cardiovascolari acuti, sia aritmici che ischemici, con l’inquinamento ambientale».

Come spiega lo specialista gli esperti di tutto il mondo non si sono concentrati solo sul ruolo del PM 10, ma anche del PM 2,5. Il particolato fine, infatti, ha effetti nocivi sia sul sistema respiratorio che su quello cardio-circolatorio. Secondo le analisi dell’Oms, una esposizione prolungata al PM 2,5 ha comprovati legami con l’emergere, non solo di problemi cardiaci e vascolari, ma anche di tumori e di altre patologie come l’obesità, il diabete, ma anche il morbo di Alzheimer e la demenza. «Questi inquinanti presenti nell’aria – dice ancora il medico – sono in grado di penetrare profondamente nell’organismo attraverso le vie respiratorie, determinando delle alterazioni in grado di provocare patologie gravi. Una pubblicazione di Legambiente ha stimato un aumento di circa 50 mila nuovi casi in Italia rispetto a quelli attesi nella popolazione proprio per i danni da inquinamento atmosferico».

I pericoli dell’esposizione

Le malattie cardiovascolari anche in Italia negli ultimi anni sono in aumento, non solo, si è abbassata anche l’età media di insorgenza. Questo accade non solo perché le persone sottovalutano l’importanza della prevenzione e non adottano stili di vita sani, ma anche perché l’ambiente in cui si vive influisce inevitabilmente sulla salute.

«Il legame tra problemi cardiovascolari e inquinamento è un fenomeno importante in termini numerici- aggiunge lo specialista - sembra impattare tra l’1 e il 3 % in più rispetto agli eventi normalmente attesi, ovviamente in una popolazione che si trova in un ambiente altamente inquinato, e la Lombardia e in particolare la pianura padana, purtroppo, sono tra le aree più inquinate in Europa».

Tornando allo studio condotto dai ricercatori dell’università di Shanghai si è dimostrato che l’esposizione acuta all’inquinamento dell’aria è associata a un aumento del rischio di aritmia sintomatica. Lo studio ha incluso 190.115 pazienti con insorgenza acuta di aritmia sintomatica, tra cui fibrillazione atriale, flutter atriale, battiti prematuri e tachicardia sopraventricolare. Al crescere dell’inquinamento aumentava il rischio di aritmie.

«Gli inquinanti presenti nell’aria – spiega ancora De Blasio – liberano un maggior numero di citochine infiammatorie e queste possono interferire negativamente con i sistemi di difesa dell’organismo. Questo fa si che i soggetti esposti per lungo tempo in ambiente inquinante possano andare incontro a fenomeni cardiovascolari anche acuti come fibrillazioni atriali, aritmie complesse, ma anche ad eventi ischemici. Sembrano anche aumentare la possibilità di spasmo coronarico».

Le ricerche e gli studi sulla relazione tra inquinamento e danni alla salute proseguono. Anche nel comasco alcuni medici degli ospedali Sant’Anna e Valduce hanno analizzato l’influenza degli inquinanti atmosferici, concentrandosi in particolare sul rischio di infarto e di eventi cerebro vascolari acuti.

Un aspetto da non sottovalutare, inoltre, è dove svolgiamo l’attività sportiva. Muoversi, è noto, fa bene alla salute e riduce il rischio cardiovascolare, ma se si scelgono ambienti non inquinati. « La American Heart Association – dice ancora lo specialista – su questo tema ha indicato delle raccomandazioni, sottolineando appunto il fatto che è bene che i pazienti facciano attività fisica, ma ponendo attenzione a non fare sport all’aperto in zone dove l’aria è molto inquinata». L’effetto, infatti, in questo caso potrebbe essere nocivo per la salute.

La malattia precoce

«Un consiglio è quello di svolgere attività all’aperto – suggerisce De Blasio – in ambienti verdi, lontano da strade trafficate. Oggi i siti di previsioni meteo, inoltre, indicano i livelli di qualità dell’aria e la presenza di inquinanti. Quindi, in giornate particolarmente inquinate, meglio evitare di andare a correre o a camminare, se non si può farlo lontano da questi ambienti saturi dal punto di vista dello smog». Come conferma il medico è difficile capire quale sia l’effetto reale dell’inquinamento sul singolo paziente. Un sospetto può esserci in presenza di una malattia cardiovascolare precoce in assenza di fattori di rischio noti.

«Per la legge dei grandi numeri però – aggiunge - se invece facciamo una correlazione tra popolazioni analoghe per età sesso e fattori di rischio e andiamo a analizzare soggetti e popolazioni esposte a inquinamento elevato, rispetto a quelli che non lo sono, possiamo notare che c’è un’incidenza di eventi nettamene maggiore nel primo gruppo».

De Blasio cita un’indagine fatta in 102 città italiane dove sono stati presi in esami i livelli di PM 2,5. «Nessuna di queste città – dice – rispettava i limiti di sicurezza indicati dall’Oms. E’ evidente che se andassimo ad accertare la correlazione tra inquinamento e eventi cardiovascolari potremmo tradurre in termini precisi la forbice di incremento».

Mettere in atto politiche virtuose per ridurre la circolazione di questi inquinanti è fondamentale. «Le città andrebbero ripensate – commenta lo specialista – andrebbero inserite più aree verdi in quanto la presenza di piante e alberi aiuta ad abbattere l’inquinamento dell’aria. Oggi sappiamo con certezza che nei periodi dell’anno in cui c’è una maggiore circolazioni di polveri sottili c’è un’acutizzazione di asma e di bronchiti, anche nella popolazione pediatrica». Nei luoghi più esposti a inquinamento c’è una maggiore incidenza di problematiche in età giovanile.

Controlli regolari

Evitare l’inquinamento atmosferico delle nostre città oggi è impresa difficile, quello che il singolo può fare però e comprendere l’importanza della prevenzione. «Bisogna avere la consapevolezza che una riduzione del rischio cardiovascolare – conferma il medico – passa da controlli regolari, soprattutto a partire dai 50 anni. Fondamentale a tutte le età seguire uno stile di vita virtuoso, quindi, un’alimentazione sana con pochi grassi saturi, no al fumo, no agli eccessi con gli alcolici. A tutto questo va associata una moderata attività fisica costante».

Non bisogna, inoltre, dimenticare la predisposizione genetica a queste malattie. «È uno dei fattori di rischio principali – conclude - per cui quando c’è una familiarità con una malattia coronarica è bene anticipare anche i controlli, oltre a andare a verificare la presenza di altre comorbidità, come ipertensione, diabete o ipercolesterolemia. Utile anche un test da sforzo per svolgere attività fisica in sicurezza».

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