«Lo stadio? Fiducioso. E sulla tremezzina bisogna accelerare»

L’intervista Il saluto del prefetto uscente, Andrea Polichetti. Sicurezza: «Il mio rammarico le troppe truffe agli anziani»

Da oggi Como ha un nuovo prefetto, Corrado Conforto Galli. Il predecessore, Andrea Polichetti, arrivato nel novembre 2020, saluta e si trasferisce a Brescia. E nel momento del commiato ripercorre i suoi quattro anni trascorsi in via Volta.

Lei è arrivato in piena crisi sanitaria per il Covid. Novembre 2020, forse il periodo peggiore per Como. Che ricordi ha del suo ingresso in città?

Ho il ricordo di una città estremamente silenziosa, quasi una città fantasma. Poche persone per strada, tutte con passo frettoloso, senza il rumore delle auto. I primissimi contatti li ho avuti con le autorità sanitarie, ricordo la telefonata con il direttore generale di Asst al quale ho chiesto: “Come posso aiutarvi?”. Già lì ho avuto l’impressione di una provincia capace di grande collaborazione e con la volontà di trovare soluzioni.

Immagino che uno dei primi temi che le sono stati sottoposti, dopo l’emergenza Covid, sia stato quello della forte presenza di migranti. Che realtà ha trovato?

Il Capo dello Stato ha ricordato, lo scorso 2 giugno, che i prefetti sono perno di unità e di coesione sociale, che significa impegno per rimediare alle disparità. Per questo motivo abbiamo iniziato a organizzare meglio il sistema di accoglienza, per consentire alle persone che si dichiarano meritevoli di protezione internazionale di intraprendere un percorso di inclusione sul territorio. Al tempo stesso è stata elevata l’attenzione di chi approfittava degli accessi dall’estero per venire a fare altro sul territorio. E qui devo dire che la Questura è stata molto attenta a individuare quei casi di persone arrivate sul nostro territorio con altre finalità. Negli ultimi mesi, poi, c’è stato un forte incremento delle espulsioni.

Smentisce o conferma il binomio immigrazione-insicurezza?

Io sarei portato a smentirlo, con una precisazione. Accade che immigrati siano coinvolti in fatti delittuosi, ma non è un binomio ordinario. Tutto dipende dall’attenzione che i territori rivolgono all’aspetto sicurezza. A me è piaciuta la risposta dei sindaci, con i quali abbiamo fatto un lavoro comune sul fronte sicurezza.

E allora parliamo di sicurezza e di reati.

In questi anni, anche grazie ai sindaci come dicevo, abbiamo cercato di rendere il territorio più sicuro non soltanto attraverso la presenza delle forze di polizia, ma anche dal punto di vista strutturale con più illuminazione, più videosorveglianza, più informazioni condivise. E i dati hanno fornito indicazioni di miglioramenti concreti.

C’è anche il rammarico per reati su cui non siete riusciti a incidere?

Sicuramente le truffe agli anziani. Mentre i furti in abitazione sono stati in parte contenuti, soprattutto rispetto a momenti di picco, le truffe contro gli anziani purtroppo sono difficili da arginare. E parliamo di uno dei reati più odiosi. Bisognerebbe inventarsi un coinvolgimento diverso delle persone, in modo da dare all’anziano una capacità di reagire contro situazioni anomale.

Cambiamo argomento. Sul fronte dell’economia questi quattro anni sono stati tutto sommato tranquilli per il ruolo della Prefettura. Non crede?

Si, siamo stati fortunati. Non abbiamo conosciuto situazioni di particolari crisi. Questo sull’onda di un trend nazionale favorevole e perché, avendo scoperto Como la vocazione turistica, di fatto è diventato uno di quei territori in cui si è assunto.

Caldo, invece, il tema della sicurezza sul lavoro...

Lì ho preferito recarmi io presso organismi già costituiti. Più volte, ad esempio, sono intervenuto presso il comitato paritetico dell’edilizia, settore più a rischio, per cercare di potenziare la cultura della sicurezza, soprattutto sui cantieri. C’è ancora molto da fare.

Restiamo ai cantieri, ma per un altro tema. Tremezzina: un fallimento?

A settembre necessariamente dovrà esserci una spinta per far ripartire il cantiere, spinta che dev’essere sorretta dal territorio. Credo che l’attenzione del quotidiano La Provincia sulla necessità di velocizzare certi processi sia stata molto giusta. Più volte al tavolo di coordinamento è emersa la necessità di un’informazione più puntuale da parte di Anas circa lo stato delle lavorazioni, credo che solo così si possono tranquillizzare i cittadini. Ma è necessario spingere perché le tempistiche vengano rispettate.

Da un cantiere all’altro: stadio Sinigaglia. Alla fine lei ha vissuto tutta l’avventura verso la A del Como ma non lo vedrà mai all’opera, da Prefetto della provincia, nella massima serie. Tra due settimane, secondo lei, si giocherà al Sinigaglia?

Io ritengo di sì. Il lavoro che c’è da fare, così come prospettato già da alcuni mesi sia alla società che al Comune, è un’attività anche abbastanza semplice da recuperare nel giro di qualche giorno. Si tratta di dare più sicurezza al percorso della tifoseria ospite e poi di intervenire sull’area di accesso allo stadio con misure che, tutto sommato, dal punto di vista tecnico non sono molto impegnative da realizzare. Quindi confido che il tempo brevissimo a disposizione sia sufficiente per poter adeguare lo stadio.

Si aspettava questa esplosione, anche dal punto di vista dell’attenzione internazionale, sul Como quale squadra di calcio?

Quello che ho capito in questi anni è che Como è un brand straordinario. Il nome Como è garanzia sicuramente di bellezza e, voglio pensare, anche di cose fatte bene. E questo rende molto attrattivo investire su questo territorio e andare a rimorchio della presenza turistica per proporre ciò che di buono si produce in tutta la provincia.

Un altro passaggio, quasi storico, che lei ha vissuto in questi anni è stata l’elevazione a Cardinale di monsignor Oscar Cantoni...

Un evento storico di particolare valore per la Diocesi, perché il nostro vescovo è una persona di valore. A me piacciono molto le sue omelie e il testo, anche a distanza di giorni, a volte me lo vado a rivedere perché è ricco di spunti anche in termini di richiamo di un’etica pubblica più forte. Cosa di cui c’è assolutamente bisogno.

Un consiglio al dottor Corrado Conforto Galli, che da domenica è il nuovo prefetto di Como?

Il consiglio è un richiamo alla realtà di quello che noi siamo chiamati a fare, come prefetti. Prestiamo un giuramento di fedeltà alla Costituzione, e non è un mero passaggio burocratico. Se ci rifacciamo a questa stella polare il nostro mandato è più semplice e viene capito dai cittadini. Il metodo da seguire per incarnare questi valore è quello della leale collaborazione. E a Como la collaborazione non manca.

Cosa le mancherà più di Como?

Il supporto dei tanti amici, molti dei quali rappresentanti istituzionali, che mi hanno preso per mano in un percorso di collaborazione, che si è trasformato in amicizia vera.

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