L’ultimo volo con il deltaplano. Addio a Matteo: «Buono e leale»

Montemezzo A Chiavenna i funerali dell’istruttore morto all’alpe Piazza. Il ricordo degli amici: «Scultore, pittore, grafico raffinato. Un grande artista»

Verranno celebrati alle 18 di oggi, in San Lorenzo, a Chiavenna, i funerali di Matteo Lisignoli, 60 anni, di Borgonuovo di Piuro, morto in seguito ad un tragico incidente aereo avvenuto alle 13.20 di mercoledì all’alpe Piazza di Montemezzo, nell’Alto Lario comasco, “rampa di lancio” degli appassionati del volo libero in deltaplano e in parapendio della Valchiavenna e della Bassa Valtellina, ma non solo.

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Matteo era fra loro, da anni, quasi 40, si librava in volo col proprio deltaplano, era diventato istruttore di volo libero ed era autorizzato al trasporto di persone e proprio questo stava facendo mercoledì quando, in fase di decollo, è piombato al suolo cozzando contro un sasso e battendo fortemente il capo tanto da morirne sul colpo.

Del resto essendo istruttore e pilota viaggiava sotto il passeggero e l’urto col suolo è stato soprattutto suo. Il turista statunitense che trasportava, di 27 anni, è rimasto ferito in modo lieve ed ha subito un grande spavento, ma si è salvato.

«Il vento impetuoso»

«Nel momento in cui abbiamo ricevuto il tuo addio si è levato un grande vento, caldo ed impetuoso – l’incipit dell’annuncio funebre scritto dai famigliari - ed è così che con grandissimo dolore dobbiamo comunicare la tua morte».

Frase meditata a lungo dalla moglie Michela Sterlocchi che, nel primo pomeriggio di ieri, insieme ai figli Michele e Maria, e alla famiglia di origine di Matteo, mamma Ines, e i fratelli Massimo, titolare di un’impresa di carpenteria per la quale aveva lavorato anche Matteo in passato, e Guido, guida alpina, alpinista e titolare del campeggio di Borgonuovo, ha dovuto ricevere la ferale notizia e provare a metabolizzarla, lentamente.

La stessa cosa che hanno iniziato a fare, dopo un primo totale rifiuto, anche gli amici di una vita di Matteo Lisignoli, che, oltre ad essere grafico di professione e istruttore di volo libero, era anche e prima ancora un artista.

«Un grande artista – conferma Biagio Longo, a sua volta artista e intimo amico di Matteo Lisignoli -, a 360 gradi, perché era scultore, pittore, installatore, grafico raffinato e, non da ultimo, uno straordinario performer. Martedì sera, dopo aver appreso della tragedia, noi artisti del collettivo valchiavennasco di “Wasistdas” di cui Matteo era il leader, ci siamo riuniti tutti in casa di Enrico Pedrazzini, membro del gruppo, per cercare di farci forza un con l’altro. Eravamo e siamo ancora ora storditi dalla notizia della morte di Matteo, ma lo abbiamo ricordato per quello che è stato per noi e per l’arte. Ci è venuta alla mente quella volta che, negli spazi messici a disposizione dalla Dispotech, aveva racimolato dei fogli di carta bianchi e una latta di colore da 15 litri, un rosa, orrendo, e nello stupore generale se l’era versata addosso per poi stendersi sui fogli e disegnare, così, la sua figura. Per fortuna che c’era la doccia calda e si era potuto lavare subito. Lo racconto per sgombrare il campo da dubbi.

«Faro illuminante»

È un fiume in piena, Biagio Longo, parlerebbe per ore del suo amico Matteo “mio mentore, mio faro illuminante, per me e per tutti noi artisti di “Wasistdas”, un gruppo – dice Longo – formatosi una ventina di anni fa col preciso intento di compiere un percorso artistico insieme, anticonvenzionale, con installazioni itineranti anziché con quadri appesi nelle sale espositive. Ci siamo riusciti e ne siamo felici. E nel gruppo, l’opera che più si faceva guardare, in genere enorme, era proprio quella di Matteo, come la “Stele alpina” realizzata a Montespluga nel 2017 o come molte altre realizzazioni”.

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