Migranti in viaggio sulla rotta balcanica: «Passano per Como ma non si fermano qui»

Il fenomeno Al confine svizzero gli arrivi sono in crescita del 146%. Caritas di Como: «I numeri confermano che chi è sulla rotta balcanica transita via treno o via gomma, senza restare in città»

I fermi e identificazioni di migranti sul confine svizzero sono aumentati del 146% rispetto al 2022 (si è passati da 1.400 casi a 3.425 per l’anno corrente). Nel momento più caldo di questa estate 2023 sia per le temperature raggiunte che per i numeri dell’immigrazione registrati (con un aumento del 111% di sbarchi sulle coste italiane rispetto al 2022), anche Como torna al centro dell’attenzione.

A coinvolgere il capoluogo lariano questa volta è la rotta migratoria che parte dai Balcani e che vede in Como non una meta, quanto piuttosto un polo intermedio di passaggio verso la Svizzera e il nord Europa. Se è vero infatti che sono molte le persone che puntano a stabilirsi, passando da qui, in Canton Ticino (la Svizzera nel solo mese di giugno ha registrato 2.395 richieste d’asilo), la rotta balcanica che torna a interessare il nostro territorio mira ancora un po’ più in là.

«La rotta balcanica in realtà non ha mai smesso di registrare flussi cospicui negli ultimi anni - spiega Daniele Bombardi, responsabile della Caritas italiana per l’area balcanica - anche perché, pur essendo più lunga, è più sicura della via del Mediterraneo».

Eppure i numeri della Svizzera raccontano di un fenomeno migratorio che nelle ultime settimane ha subito un aumento. Secondo Bombardi, le ragioni potrebbero essere diverse: «Quest’anno la Croazia è entrata a far parte dello spazio Schengen e questo significa che le centinaia di chilometri di confine con la Bosnia sono diventate aree di passaggio molto più semplici da attraversare per chi si sposta: questo potrebbe aver spinto più persone a partire». Come detto, la rotta balcanica è affrontata da chi si allontana da casa soprattutto in cerca di opportunità lavorative e sceglie quindi di non fermarsi nei Balcani, dove i salari sono più bassi che in Europa.

Si punta al nord Europa

Si tratta cioè di un fenomeno migratorio diverso da quella che ha portato, nel secondo trimestre del 2023, Porta Aperta (che filtra tutti gli accessi ai servizi cittadini per la grave marginalità, come mensa, dormitori e docce) a realizzare un totale di 1273 colloqui, offrendo supporto a 433 persone che oggi si trovano sul territorio comasco: chi arriva a Como per restare, infatti, si muove lungo la rotta migratoria del Mediterraneo.

Chi invece si muove lungo la rotta balcanica, entrando in Italia da Trieste, per poi spostarsi in treno a Milano e quindi su gomma (per i più fortunati) o su rotaia a Como, ha come principale obiettivo quello di superare la frontiera svizzera e continuare a salire verso nord. «Molti si dirigono in Germania e in Inghilterra in cerca di lavoro oppure perché lì hanno legami famigliari - continua Bombardi - Sono persone che provengono da tutte le aree del mondo in cui si verificano situazioni problematiche, fatta eccezione per l’Ucraina che ha altre vie di migrazione. Il passaggio verso il nord Europa lungo la rotta balcanica inoltre è facilitato dalla presenza della Turchia, che è piuttosto semplice da attraversare, si può fare anche come turisti».

Tra le mete spicca la Germania, dove peraltro è stata approvata nel dicembre scorso una riforma dell’immigrazione e uno snellimento delle procedure di asilo, che dovrebbero entrare in vigore dalla fine del 2023. “The game” - l’altro nome che la rotta balcanica ha acquisito negli ultimi tre anni quando, per migliaia di migranti, l’accesso all’Unione europea dai Balcani somigliava più a un videogioco a tentativi che la realtà - si è fatto quindi più fitto anche perché maggiori sono le prospettive di ricostruirsi una vita altrove.

«Nessun aumento in città»

Tuttavia, la conferma di come Como in questa rotta migratoria sia semplicemente un polo di passaggio, arriva anche dalla Caritas diocesana: «Siamo a conoscenza di come la direttrice Italia-Svizzera che transita da Como sia al centro di flussi crescenti di migranti intenti a raggiungere il nord Europa (in particolare migranti provenienti dalla rotta balcanica) ma queste informazioni non trovano riscontro immediato in quanto noi vediamo quotidianamente sul campo».

I dati cui fare riferimento per valutare se effettivamente nel corso del viaggio che collega i Balcani a Trieste, poi a Milano, quindi a Como e alla Svizzera, qualcuno resti bloccato o scelga di rimanere nel territorio comasco sono quelli di Porta aperta che, secondo la Caritas diocesana, «non hanno evidenziato nei mesi scorsi un significativo aumento. Questo potrebbe voler dire (ma è solo una supposizione) che quanti passano via treno o via gomma lo fanno senza sostare nella nostra città».

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