Migranti: «Se Rapinese attacca chi li aiuta crea solo tensioni»

Il dibattito I volontari: «Nasconde le fragilità, non le risolve». Arci: «Turisti non venite a Como: non è civile»

Occhi puntati su Como - come testimoniano gli articoli comparsi su testate nazionali da RaiNews a Libero, passando per Avvenire - ora che la città è tornata al centro di un dibattito ormai noto, che riesce però ancora a farne emergere le profonde contraddizioni. Como città di frontiera, Como perla del turismo: due volti della testa città.

Sul tema migranti la polemica ha preso il la dall’infuocato botta e risposta in consiglio comunale tra il sindaco Alessandro Rapinese e i consiglieri di centro sinistra (il sindaco ha definito «atteggiamento di irresponsabilità» quello dei volontari che distribuiscono le colazioni in città, «creando assembramenti di soggetti evidentemente problematici»). Ad aggiungere l’ingrediente turisti al dibattito invece ci ha pensato Arci Como, per tramite del suo presidente Gianpaolo Rosso, che sul tema è intervenuta dicendosi pronta a «a organizzare iniziative in città che si rivolgano esplicitamente anche ai turisti per invitarli a non venire a Como fino a che non saranno ristabiliti i valori minimi di civiltà e di solidarietà».

E se la discussione in aula consiliare è scoppiata nel corso della discussione sulla sperimentazione (approvata) dei taser da parte della polizia locale, c’è un altro elemento ancora da aggiungere al dibattito: quello della criminalità e della sicurezza in città. Punto su cui è Como Accoglie, rete cittadina di accoglienza formatasi dopo l’esperienza dell’estate 2016, durante la quale centinaia di persone migranti, respinte al confine svizzero, si accamparono di fronte alla stazione San Giovanni in attesa di valicare la frontiera.

Como Accoglie ha criticato la sovrapposizione tra persone migranti e delinquenti, suggerita dall’intervento dalle parole del sindaco che ha sottolineato di «aver tenuto conto, da metà aprile, degli arresti in città: sono tutti commessi da persone che non avrebbero nemmeno titolo di rimanere qui, ma che qualcuno, politicamente, qui li vuole». «Le persone senza dimora non sono necessariamente migranti e delinquenti - scrive Como Accoglie - ma è evidente che spesso hanno fragilità e dipendenze o le sviluppano trovandosi a vivere in strada. Scacciarle in meandri sempre più remoti della città, privandole di coperte, risorse e dignità, non tutela né la nostra sicurezza né la nostra umanità. Semplicemente le nasconde agli occhi delicati della città, ma è evidente che misure sempre più repressive e sempre meno inclusive esasperano le tensioni e aumentano il senso di insicurezza. Il contributo nostro e dei tanti volontari andrebbe riconosciuto, apprezzato, sostenuto e valorizzato e non dileggiato».

Lo sgombero in via Teodolinda

Dal Pd un commento sullo sgombero dell’ex supermercato di via Teodolinda, effettuato mercoledì dalla polizia: «L’ennesimo atto di forza contro i più deboli e bisognosi – scrivono la capogruppo Patrizia Lissi e il segretario cittadino Daniele Valsecchi - specchio della politica di un’amministrazione che, ancora una volta, ha scelto di affrontare una questione delicata come quella della grave marginalità in modo sbagliato e disumano. Smantellare giacigli di fortuna equivale a nascondere la polvere sotto il tappeto, senza affrontare la questione alla radice».

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