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Sabato 21 Dicembre 2024
Mondo di Paz: «Io, il Como, Fabregas e il futuro»
L’intervista al giovane fuoriclasse azzurro. Stavolta si è concesso a Dazn
Ahi ahi ahi, ci stiamo abituando. Maledetta abitudine. Oggi guardiamo Nico Paz, e ci sembra tutto normale. Addirittura c’è chi lo ha criticato per una prestazione scialbina (tutto relativo). Ma non è normale che un ragazzo del talento di Nico Paz giochi nel Como. Che giochi al Sinigaglia. Ce lo dobbiamo ricordare e darci dei pizzicotti per ricordarci che è tutto vero. Nico Paz è la gioia del calcio, Nico Paz è la gioia dei bambini che guardano il calcio, e che chiedono a Babbo Natale la sua maglietta, perché per loro è come un cartone animato, un personaggio della fantasia da mettere in cameretta. Nico Paz non è uno sbruffoncello, non se la tira, ha lo sguardo di uno che si fida del mondo, è uno che segna alla Roma con la maglia del Como ed esulta come se fosse la cosa più bella del mondo. Non ha la spocchia di chi pensa “tanto io giocherò nel Real Madrid o chissà dove, dai spostatevi”. No. Chiama Gabrielloni all’abbraccio e lo stringe forte, perché il suo mondo oggi è Como. Durerà anche poco, ma sinché durerà nel suo cuore ci sarà solo il colore azzurro. Nico Paz è un bravo ragazzo che ogni tanto va a vedere gli allenamenti della sorellina che pattina. Non compra i giornali, ma ogni mattina la mamma gli descrive tutto quello che scrivono, gli legge i titoli de La Provincia con i giochi di parole, e lui ride divertito con “Robe da Paz”, “Tutti Paz per Nico” ecc., lo farà anche questa mattina con questo pezzo.
Nico Paz, per ordine della società, centellina le interviste. Stavolta si è concesso a Dazn. Con cui ha parlato di tutto. Dell’esordio in Nazionale, ad esempio: «È stato incredibile esordire, la miglior cosa che mi sia successa fin qui… poter condividere allenamenti, momenti e lo spogliatoio con questo tipo di giocatori e con il miglior giocatore della storia: Messi. Lo avevo già incontrato una volta, quando avevo 17 anni, con la Sub20, in un allenamento con la Nazionale maggiore. Questa era la seconda volta in cui l’ho visto, ma la prima in cui sono stato in spogliatoio insieme a lui. Non gli ho parlato, mi vergogno, divento nervoso quando lo vedo».
Dei suoi modelli: «Un giocatore che ho visto molto e che mi è sempre piaciuto è Dybala. È argentino, mi è sempre piaciuto, ho visto tanti suoi video. E anche adesso lo osservo tanto». Si sono scambiati la maglia dopo la partita di domenica scorsa. Pare che sia andato il romanista a cercarlo. Forse lui non avrebbe osato.
Del trasferimento dal Real Madrid al Como: «È stato un grande cambiamento, in Spagna ho giocato prima in terza divisione e poi in prima squadra con il Real Madrid, adesso mi trovo in qualcosa di molto diverso, in uno spogliatoio di gente più grande, di livello, in un campionato di prima fascia. Per fortuna sono venuto qui con la mia famiglia. Mio padre lavora nel calcio e mia madre lavora da casa. E sono venuti tutti qui, viviamo tutti vicino e questo mi aiuta».
Del Como: «Credo che la nostra squadra non sia una squadra qualunque. Giochiamo, proviamo sempre a farlo, con una linea di quattro, usciamo bene con il pallone, pressiamo forte. Questa è la nostra identità che ci rende differenti dalle altre squadre».
Di Fabregas: «La cosa più importante che mi dà è la fiducia nel fare il mio calcio, mi fa stare tranquillo nel fare il mio gioco, muovendomi per il campo. L’idea che ha di giocare con il pallone, di non buttarlo avanti, di cercarmi tra le linee, è qualcosa di importante per me. Mi ricordo molto di lui da giocatore, mi piaceva molto. Aveva tanta qualità, aveva un ultimo passaggio incredibile. Aveva inserimenti, sapeva arrivare in area di rigore e questo è qualcosa da cui devo prendere spunto per migliorare, arrivare di più in area. Quell’ultimo passaggio che aveva è un aspetto che guardo molto. Quest’estate mi ha chiamato, ha parlato con mio padre, con i miei agenti. Mi ricordo la prima volta in cui ci ha scritto, eravamo in vacanza in Grecia e ha scritto a mio papà e lui mi ha fatto leggere. Mi ha detto: “Mi ha scritto Cesc Fabregas” ed è stato speciale per me». Non ha parlato del futuro. Ma noi possiamo dirvi cosa pensa. Pensa che essere venuto a Como sia una fortuna, che il posto sia bellissimo, lo spogliatoio altrettanto, un maestro come Fabregas prezioso e se dovesse decidere lui, sicuramente almeno fino a giugno resterebbe qui. Ma semplicemente non ha la minima idea di cosa potrà succedere, interessi che volano alto sopra la sua testa, dinamiche nelle quali potrà decidere ma sino a un certo punto. A noi non resta che sperare, al limite chiedere un regalo a Babbo Natale, che ce lo lasci qui almeno sino a fine campionato. Oltre, onestamente, anche per Babbo Natale potrebbe essere un problema. Fa regali, mica miracoli...
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