Lady Gaga sì, lady Barbara no. Fossimo a Catania si rispolvererebbe il celebre “clamoroso al Cibali” di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Alzi la mano chi, a parte il diretto interessato, avrebbe scommesso su una vittoria così netta di Alessandro Rapinese. Già era considerato un miracolo l’approdo al ballottaggio, figuriamoci il successo. Invece è accaduto.
Di fatto i comaschi hanno replicato, in grande, quel che era accaduto due settimane fa al primo turno. Gli elettori hanno pronunciato un sonoro “basta” al sistema dei partiti, in questo caso rappresentato dal Pd. Neppure il laboratorio del centrosinistra che pure aveva retto bene il 5 giugno, ha riprodotto il buon risultato, che invece è arrivato in quasi tutta Italia . Certo, dietro questa vittoria c’è anche un voto “politico” molto trasversale e magari un tantino rancoroso. Qualcosa su cui riflettere a fondo specie in casa Dem. I segnali colti nell’ultima settimana di campagna elettorale si sono concretizzati nell’urna. Per Alessandro Rapinese, dopo una lunga e coerente stagione all’opposizione tanto del centrodestra quanto del centrosinistra ora c’è una sfida nuova: deve dimostrare di saper governare una città che adesso più che mai e questo risultato lo dimostra, ha voglia di svolta e di novità.
Non sarà facile rispondere in maniera adeguata alle aspettative e dipanare la grande e complessa matassa dei problemi. L’unica cosa che si può fare è osservare senza pregiudizi l’operato di questa amministrazione “impolitica”. Perché, oggettivamente, tutti, anche gli elettori che non hanno visto le loro aspirazione concretizzarsi nell’urna, devono sperare che don Lisander Rapinese possa far bene. Altrimenti per Como sarà la fine.
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