
(Foto di Cusa)
Giocata pazzesca del campioncino del Como
Lecce-Como ha ricordato a tutti chi è Nico Paz. L’azione del primo gol del Como è stato una galleria delle meraviglie, come passeggiare in una immaginaria stanza degli Uffizi del calcio, e guardare tre opere d’arte una dietro l’altra, con il Cicerone che te le spiega e tu che guardi ammirato. Era il minuto 32 della partita di sabato scorso ed è andato in scena lo spettacolo: prima un uno-due di tacco con Da Cunha appena davanti all’aerea del Como. Poteva sembrare un preziosismo fine a se stesso, invece era il geniale avvio dell’azione che avrebbe portato al gol del vantaggio. Poi, seconda magìa: uno scavetto per saltare l’intervento falloso di Ramadani. Infine, dopo la improvvisa accelerata in corrispondenza della metà campo, il tocco in profondità, di esterno a lanciare Diao verso il gol.
Erano un po’ di partite che Paz non illuminava fasi decisive. Lo faceva invece in altri momenti della partita, solo apparentemente banali. Anche i considerazione del fatto che per un periodo, con il centrocampo a tre, aveva girato un po’ al largo della zona nevralgica, che aveva avuto una giornata di squalifica, che aveva dovuto anche fare una partita in panchina per via di un guaio al polpaccio, e insomma ci eravamo un po’ disintossicati dal suo genio. Che però è riapparso all’improvviso.
In quell’azione c’era tutto il repertorio di Nico. In una stagione in cui ha sinora totalizzato sei assist e sei gol. I sei gol? Quello con il Parma, con un incrocio di classe; quelli con Lecce e Atalanta simili nella capacità di battere di prima intenzione, precisi, dopo un movimento all’indietro a ingannare il difensore; quelli a Roma e Udinese, da finalizzatore puro a due passi dalla linea di porta; quello, meraviglioso, di Firenze, con una veronica per liberarsi del controllore, a mandare la palla nell’angolo alto. Ma non vorremmo fare a tutti gli originali, nel dire che nel caso di Paz, gli assist sono il gesto tecnico che regala più gioia, meraviglia, piacere puro. Più ancora dei gol... Tra l’altro assist, nella loro similitudine, che fanno scoprire quanto dietro ci sia un piano un disegno, un lavoro.
Quelli identici contro Genoa e Milan, ad esempio: piatto all’indietro al limite dell’area a favorire il tiro di Da Cunha, vincente. Quelli altrettanto simili per Diao contro il Napoli e contro il Lecce: la palla in verticale, invece che data in ampiezza, con il contagiri per lanciare il coapgno verso il gol. E di questa categoria per certi versi fa parte anche l’assist a Cutrone per il gol al Verona. Poi c’è quello di Bergamo, a pescare Fadera con un lancio millimetrico da lontano che taglia tutto il campo. In realtà le statistiche segnano anche un altro assist a Bergamo per autogol procurato. Eppure le magìe non si fermano qui. Anzi. I gesti dove Nico fa letteralmente calcisticamente godere è la maniera che ha di liberarsi dell’avversario quando riceve palla nella sua metà campo. Sono spesso gesti che passano, magari non inosservati, ma quasi. Ma è un depliant di gioielli: scavetti, sombreri, passa sotto la suola, dribblimg in un fazzoletto. Gesti che creano superiorità e aprono all’azione offensiva.
Intanto lui e Diao, la coppia che ha fatto innamorare il calcio italiano, hanno rilasciato una intervista sui canali ufficiali del club,. Nico ha detto: «Arrivare qui è stato un grande cambiamento per me. Nel Real Madrid avevo giocato nelle categorie inferiori, è stato un cambiamento molto difficile da fare, ma molto bello: mi sto adattando e ho molta voglia di proseguire». Se potessi scegliere, con quale calciatore vorresti giocare? «Ho già avuto la fortuna di giocare nel Real Madrid, il miglior club del mondo, e di farlo con gente come Vinicius e Bellingham. Se dovessi dirne un altro adesso direi Lamine Yamal, è fra i più forti al mondo».
La partita giocata con Messi con l’Argentina? «Il miglior momento della mia vita fino a qui. E’ stata una locura, giocare col migliore della storia. Sono felicissimo e grato per aver potuto vivere quel momento».
L’influenza di tuo padre, che in passato è stato calciatore anche lui? «Sa come gestire le cose e quindi mi dà i consigli migliori, mi aiuta molto avere una figura come mio padre in casa». E c’è chi gioca con i paragoni: uno dei più interessanti, lo abbiamo letto su facebook, e propone Rui Costa come metro di paragone. Non male. Ci sta.
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