Politecnico a Lecco, manifattura più forte

L’intervista Antonio Bartesaghi, Ceo di Omet, evidenza le ricadute positive per il territorio. «Como? Ha scelto di sviluppare il turismo»

La presenza universitaria sui territori favorisce le startup e progetti innovativi in collaborazione con le imprese e inevitabilmente si trasforma in un fattore importante di crescita di Pil», afferma Antonio Bartesaghi, Ceo di Omet, gruppo che con circa 500 dipendenti nelle sedi italiane è fra le realtà industriali di riferimento nella produzione e vendita di macchine utensili per la stampa di etichette e imballaggi e per il tissue converting.

Bartesaghi è da parecchi anni fra i protagonisti del legame fra imprese e mondo della formazione, sia come presidente di Fondazione Badoni sia come imprenditore che da anni ha collaborazioni organiche con le università, dal Politecnico di Milano all’Istituto Italiano di Tecnologia, centro di eccellenza con sedi a Genova e Milano, oltre a collaborazioni con università canadesi e statunitensi su progetti perlopiù dedicati all’elettronica stampata.

In un’analisi sulla presenza dell’università che rende territorio e imprese più competitive e sulla forza di una collaborazione fra imprese e università che porta valore aggiunto al territorio Bartesaghi dà una lettura del successo del Politecnico a Lecco e anche della chiusura del polo comasco dell’ateneo. Due territori limitrofi che hanno deciso di seguire strategie diverse in materia di attrattività e più nello specifico di alta formazione dei giovani. Il confronto tra il percorso pionieristico di Como nel turismo e la promettente apertura del Lecchese in questo settore apre scenari di collaborazione inediti e potenzialmente molto fruttuosi per l’intero territorio lariano.

Cosa significa per Lecco avere il Politecnico sul proprio territorio?

Le attività manifatturiere si basano sulla disponibilità di competenze, le quali vanno continuamente sviluppate. Il Politecnico di Milano è un’eccellenza italiana e internazionale, un soggetto primario per qualità formativa ed è quindi un dato di prestigio averne la disponibilità sul territorio. Avere il polo lecchese del Politecnico di Milano facilita senza dubbio il rapporto con le imprese, anche per le caratteristiche di un polo universitario lecchese meno complesso ed esteso rispetto alla sede milanese. Le imprese locali entrano in contatto diretto con i titolari di cattedra, con gli studenti e le studentesse, giovani che si avvicinano alle aziende durante il periodo di studi attraverso gli stage. Senza dimenticare che il polo lecchese del Politecnico attrae anche studenti internazionali, aspetto, questo, che facilita la possibilità che anche gli studenti stranieri entrino in contatto con le aziende portando uno scambio di cultura internazionale in imprese locali che peraltro tradizionalmente sono molto vocate verso l’export.

Come accaduto anche in Omet?

Certamente. Avere assunto in diversi ruoli negli anni persone provenienti da Paesi diversi dall’Italia ci ha permesso di avere collaboratori in grado di dialogare con interlocutori di vari continenti. Senza questa nostra cultura internazionale internazionale alimentata in vari modi nel tempo, avremmo decisamente maggiori difficoltà nel raggiungere molti mercati, culturalmente prima ancora che in senso commerciale. Quindi un’eccellenza come il Politecnico porta valore anche internazionale a Lecco. Sono orgoglioso di tale presenza sul nostro territorio. Omet ha collaborazioni anche con il Politecnico di Lecco, a seconda delle specifiche competenze richieste la collaborazione è tuttavia aperta anche con la sede milanese. Per noi il Politecnico è un luogo dove andare a cercare talenti organizzando eventi, farsi conoscere, sviluppando collaborazioni sulle tesi di laurea.

Quello fra Politecnico e territorio è uno scambio alla pari?

Diciamo che auspicherei che il Lecchese si trasformasse in un territorio più vivo, con un’offerta complessiva più ricca per attrarre e trattenere gli studenti e le studentesse, affinché restino a Lecco anche dopo aver terminato gli studi, per intraprendere carriere professionali.

A Lecco anziché andarsene a Milano?

Lecco soffre molto la concorrenza di Milano, una piazza che si era già fatta enormemente internazionale a partire da dieci anni fa, dopo Expo, fino a tempi più recenti che l’hanno vista trasformarsi in un polo economico e finanziario europeo che attrae l’insediamento di headquarter di realtà internazionali. Tutto ciò genera un’attrazione molto forte per i migliori soggetti che vengono a studiare da noi.

Il Lecchese è un territorio meraviglioso ma deve investire per diventare più interessante nell’offerta culturale e sociale. Serve creare una passione nel voler rimanere a vivere nel Lecchese. Posto che lo stipendio è un elemento importante nel decidere di legarsi ad un’azienda, oggi non è prioritario: i giovani sono disposti ad accettare offerte di lavoro in aziende inserite in contesti territoriali più stimolanti anche a fronte di offerte economiche un po’ più basse. Sappiamo che la musica attrae molto i giovani, ma non ricordo da quanto tempo Lecco non ospiti una programmazione importante in tal senso. Cultura, arte, musica, sport, eventi devono diventare parte dell’offerta strutturale in tutta la provincia.

Quindi il Politecnico ha portato a Lecco anche cultura internazionale, ma i ragazzi stranieri, già abituati a spostarsi nel mondo, devono poter trovare di più sul territorio?

Ê così. Vengono al Politecnico per il prestigio dell’ateneo ma anche perché è in Italia, questi giovani hanno dunque un’aspettativa elevata di benessere verso il nostro Paese ma purtroppo non tutte le aree d’Italia rispondono ai canoni per i quali il nostro Paese è conosciuto nel mondo.

Abbiamo un grosso valore nel Politecnico, un marchio di eccellenza per la formazione con il quale tutta la comunità dovrebbe collaborare di più. Affinché il Politecnico sia una delle parti di un complesso di interessi che parte dall’ambito didattico ingegneristico e che trova sbocchi in ambito sia lavorativo (e questo a Lecco non manca) sia di qualità di vita, e su questo non siamo proprio eccezionali.

Como invece ha determinate caratteristiche, ma quindi perché il Politecnico ha chiuso i battenti a Como mentre ha messo radici a Lecco?

Perché il Lecchese dal punto di vista manifatturiero sempre avuto, mantenendola, un’alta intensità. Quando un territorio come il Lecchese beneficia di un’economia manifatturiera di ottimo livello, ed è così da tanti decenni ormai, non si interessa alla tranquillità, avendo la tendenza a riservare tutte le risorse al mantenimento di un certo standard economico e di ricchezza.

Al contrario, Como, che basava la propria economia su un grande settore tessile da alcuni decenni si è vista svuotare della manifattura, con un tipo di produzione che si è in gran parte spostata in Asia.

Como, che ha località e spazi bellissimi, da tempo ha dovuto trasformare la sua economia e ha sviluppato il turismo creando nuova economia, con un turismo internazionale.

Noi lecchesi siamo sempre stati più chiusi e concentrati sulle nostre attività, andavamo nel mondo ma non attiravamo il mondo da noi. Ora le cose sono cambiate e sappiamo bene che anche nel Lecchese il turismo sta aumentando.

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