Gaetano, travolto e ucciso in via Paoli nel 2019. L’imputato si difende: «Non sono stato io»

Il caso In tribunale è iniziato, a quattro anni dalla tragedia, il processo per la morte di Gaetano Banfi, giovane di Rebbio travolto e ucciso in via Clemente XIII

«Sono passato tre volte da quel punto. La prima ho visto solo una sagoma nera, sembrava un sacco. Poi, mentre tornavo verso casa, ho pensato che potesse essere un cane, e sono tornato indietro per vedere meglio. Solo allora mi sono accorto che per terra c’era un corpo umano. Ho cercato aiuto, infine sono tornato la terza volta sul posto per chiamare i soccorsi».

Ieri, dopo più di quattro anni dalla morte che risale all’alba del 20 ottobre 2019, è entrato nel vivo il processo per la morte di Gaetano Banfi, giovane di Rebbio travolto e ucciso in via Clemente XIII, la bretellina che da via Paoli conduce verso l’inceneritore infilandosi in un sottopassaggio stretto e buio. Quella mattina pioveva e l’asfalto era viscido. A ricordare quanto accadde è stato l’unico imputato per quell’investimento, che tuttavia in tutti questi anni ha sempre negato ogni responsabilità, ammettendo di essere stato lui a chiamare i soccorsi ma non di aver travolto il ventiduenne.

Stefano Piccolo, 35 anni di Cassina Rizzardi, assistito dall’avvocato Andrea La Russa, si è difeso davanti al giudice monocratico Valeria Costi spiegando la propria versione dei fatti.

Il cuore del processo ruota sostanzialmente attorno ad una cosa, ovvero agli «oltre 10 chilometri», ha detto ieri la pubblica accusa, percorsi in auto dall’imputato dal primo passaggio dove c’era il corpo di Gaetano all’ultimo, il terzo, non ammesso subito nel corso della prima volta in cui fu sentito dagli uomini della squadra Mobile. E le domande sono state proprio su questo: «Perché non disse subito dei tre passaggi fatti?». «Ero sotto choc - la replica - Nessuno mi chiese con precisione la dinamica e il numero dei passaggi. Il corpo lo vidi solo al secondo passaggio, quando rallentai molto e illuminai il punto. Al primo passaggio vidi invece solo una sagoma ma non capii cosa fosse, non sentii alcun botto e non ebbi bisogno di sterzare. Il corpo era con le gambe verso il parapetto e la testa verso la strada. Ho proseguito anche la seconda volta, ho cercato qualcuno che mi potesse aiutare, poi sono tornato indietro e ho chiamato i soccorsi. Ero molto agitato».

L’udienza è stata poi rinviata a gennaio per il confronto tra consulenti. Nel recente passato c’erano stati rinvii anche lunghissimi in seguito a ben tre cambi di giudice.

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