Prof in classe un giorno, poi la malattia. Denunciata sia lei che il suo medico

L’inchiesta La docente presenta un certificato per cure urgenti e torna nella sua Calabria. Il camice bianco protagonista di altri due casi analoghi e l’accusa chiede di sospenderlo

Un solo giorno di lavoro, poi un anno di malattia. Ma i certificati medici presentati dalla professoressa per non presentarsi in classe, giustificati dalla presenza di una “patologia grave che richiede terapia salvavita”, non dicevano la verità. E così la Procura di Como ha messo sotto inchiesta sia la docente che il medico firmatario dei certificati, con la richiesta al giudice delle indagini preliminari di sequestrare lo stipendio indebitamente (secondo l’accusa) preso durante l’anno di “malattia” e di sospendere dall’attività il camice bianco.

La denuncia

La vicenda nasce su segnalazione della Guardia di finanza. Quando il fascicolo è stato aperto in Procura, il magistrato titolare dell’indagine - il pubblico ministero Antonia Pavan - ha scoperto che il medico denunciato dalle fiamme gialle, Pasquale Pulitanò, 69 anni di Bianco (Reggio Calabria), aveva a suo carico sempre a Como altre due accuse del tutto identiche, ovvero per aver sottoscritto certificati che attestavano cure salvavita per un’altra professoressa che aveva prestato servizio appena un giorno in una scuola comasca e una bidella, anche lei un’apparizione quasi impercettibile nella scuola comasca alla quale era stata assegnata.

In realtà la Procura aveva già chiesto, nell’autunno dell’anno scorso, il provvedimento cautelare a carico del medico calabrese ma il giudice aveva respinto la richiesta chiedendo accertamenti ulteriori per comprendere se effettivamente la malattia lamentata dalla docente non richiedesse cure salvavita.

Da qui la decisione di nominare un consulente di parte, un medico legale e del lavoro, il quale ha confermato il sospetto dell’accusa, ovvero che la patologia dell’insegnante non fosse una di quelle malattie gravi che richiedevano una terapia salvavita, come invece stabilito dai certificati medici che le avevano consentito di restarsene a casa e non presentarsi nella scuola comasca presso la quale avrebbe dovuto insegnare.

Il sequestro dei soldi

La Procura ha anche chiesto il sequestro preventivo di tutti i soldi indebitamente incassati dalla professoressa, ovvero poco meno di 9mila euro. Il calcolo è legato al fatto che il dipendente pubblico che ha una patologia grave e deve assentarsi per sottoporsi a cure salvavita, ha diritto a mantenere lo stipendio al cento per cento. Al contrario di chi si assenta per malattie non gravi per oltre un certo periodo, che dopo un tot di mesi si vede dimezzare lo stipendio. Da qui il calcolo della cifra complessiva che la Procura ha chiesto di mettere sotto sequestro.

Nel frattempo prosegue l’inchiesta anche sugli altri due casi assolutamente uguali a questi. Tre casi analoghi che si sono succeduti in un lasso di tempo di un paio d’anni tra il 2020 e il 2022.

L’accusa ipotizzata a carico di tutti è quella di false certificazioni e attestazioni, falso ideologico e truffa aggravata ai danni dello Stato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA