Quattro anni fa le monete d’oro: ma la mostra c’è solo a parole

Un’altra beffa Di annuncio in annuncio l’inaugurazione sarà (forse) nell’estate del 2023. L’assessore Colombo: «Persi i fondi della Regione, li metteremo nella variazione di bilancio»

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Il 5 settembre 2018 in via Diaz venne scoperta l’anfora con le circa mille monete romane, il cosiddetto “tesoro di Como”. Da allora le monete sono state mostrate una sola volta a Milano e poi sono state chiuse in uno dei caveau del ministro dei Beni culturali. Per vederle esposte nella ex chiesa delle Orfanelle ci vorrà ancora un anno.

Mezzo milione

«Complessivamente – spiega l’assessore alla Cultura Enrico Colombo – il costo di tutto l’intervento per arrivare ad esporre le monete è di circa 514mila euro. La metà della cifra è stata utilizzata dalla precedente amministrazione per il restauro degli affreschi, che è quasi ultimato. Per l’allestimento era stato richiesto un finanziamento a Regione Lombardia, ma il Comune di Como è arrivato ventiduesimo a fronte dei contributi concessi ai primi 15. Ad ogni modo nella variazione di bilancio prevista per la fine di settembre metteremo la cifra mancante. Nei prossimi giorni incontreremo i professionisti e la Soprintendenza e faremo anche un sopralluogo».

I tempi per arrivare a mostrare a tutti il tesoro sono scanditi dalla burocrazia. «Tra novembre e dicembre avremo il progetto definitivo - prosegue - in modo da poter andare a gara. Conto di poter fare l’inaugurazione nella finestra che va tra la fine di maggio e la fine di settembre, comunque nel 2023. Tra l’altro lo spazio è indipendente per quanto riguarda le normative antincendio e anche la sicurezza è slegata dal resto dei musei».

Il tesoro di Como ritrovato in via Diaz conterrà pezzi unici al mondo. Per esempio, la moneta coniata nel 468 d.C. per il consolato dell’imperatore romano Antemio: non esiste un altro esemplare in tutto il globo in mostra. È un pezzo rarissimo e sarà il primo esemplare fruibile a tutti.

Nel dettaglio verranno esposti tra i 40 e i 50 “solidi”, in pratica monete d’oro rappresentative delle differenti emissioni ed esemplificative per tematiche rispetto al ritrovamento di ben mille pezzi. Ci sarà anche il contenitore in pietra ollare con il relativo coperchio, all’interno del quale era contenuto il materiale ritrovato. E ancora nelle vetrine blindate che saranno installate in via Vittorio Emanuele, all’interno dello spazio dell’ex chiesa delle Orfanelle, verranno esposti tre anelli in oro e altrettanti orecchini oltre a un frammento di lingotto, sempre in oro e a una goccia. Il tutto con pannelli e didascalie anche sulla Como dell’epoca.

Gli altri reperti

Compresi inoltre due frammenti di iscrizioni monumentali, un capitello, un tombino in pietra con annessa canaletta e dieci frammenti di decorazione architettonica. Completano l’elenco circa quaranta reperti (frammenti ceramici, vitrei e in pietra ollare oltre a uno stilo in osso) relativi alle fasi di età romana e venti frammenti di lastrine marmoree di rivestimento di pavimenti e pareti.

Previsto un sistema di allarme ad hoc per lo spazio di esposizione. «Stiamo lavorando in una sorta di staffetta con la precedente amministrazione – sottolinea Colombo – loro hanno fatto il primo pezzo, noi porteremo a termine l’operazione. Abbiamo già incontrato i professionisti e presto ci sarà il sopralluogo definitivo».

Il recipiente, secondo gli studi della Soprintendenza, dovrebbe essere stato sotterrato attorno al 472 dopo Cristo. Restano però questioni aperte, su tutte chi fosse il proprietario. Due le ipotesi per la stessa Soprintendenza: un privato, per esempio un senatore, oppure un ufficio militare o civile. Potrebbe anche trattarsi di una cassa pubblica spostata da Milano, quasi tutte le monete sono state emesse dalla zecca meneghina, a Como. Non si può escludere che il tesoro fosse stato sottratto in maniera non lecita. In ogni caso, chiunque l’abbia nascosto non è mai riuscito a recuperarlo.

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