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Mercoledì 06 Luglio 2022
Quel “buco” dentro il cuore. Un’anomalia congenita, silenziosa ma molto diffusa
Anomalia del cuore Il forame ovale pervio riguarda il 20% della popolazione. In genere non crea problemi, ma può anche causare ischemia cerebrale.
Il forame ovale pervio è un’anomalia congenita del cuore molto diffusa nella popolazione. Si stima interessi una persona su quattro. Nella maggior parte dei casi questa variante anatomica non comporta particolari problemi, ma in alcuni casi può essere causa di ischemia cerebrale.
«Il forame ovale pervio è una anomalia congenita molto frequente – spiega Mario Carminati, responsabile dell’Unità di Cardiologia Pediatrica all’Irccs Policlinico San Donato di Milano - che consiste nel mancato accollamento della parte più sottile del setto interatriale, la membrana della fossa ovale, alla parte muscolare del setto interatriale».
La “finestrella” è presente nel feto
Si tratta così di una sorta di “finestrella” o di un “tunnel” che normalmente si dovrebbe chiudere nella prima infanzia. «La pervietà del forame ovale è obbligatoria durante la vita fetale – dice ancora lo specialista - ma subito dopo la nascita, nell’arco di qualche giorno o di qualche settimana, l’accollamento della membrana della fossa ovale alla parte restante del setto, fa si che non ci sia più comunicazione tra i due atri».
Il mancato accollamento consiste, quindi, nella pervietà del forame ovale, che permette il passaggio di una quantità di sangue dall’atrio destro all’atrio sinistro. Come detto, si tratta di una anomalia molto frequente nella popolazione. Si stima che oltre il 20% delle persone ne sia interessato. «La maggioranza di queste persone – prosegue l’esperto - non saprà mai di avere un forame pervio nel corso della vita. Questo per il fatto che, dal punto di vista clinico, questo piccolo passaggio di sangue da destra a sinistra è irrilevante sul piano della portata cardiaca».
In una piccola percentuale di casi però, questa “finestrella” può causare una embolia paradossa. «Può formarsi un trombo nella parete di una vena profonda – precisa Carminati – che a un certo punto si stacca dalla parete della vena stessa ed entra nell’atrio destro, proprio nel momento in cui avviene il passaggio da destra a sinistra. Ecco che questo trombo, indipendentemente dal fatto che sia di grandi o piccole dimensioni, può entrare nella circolazione sistemica andando a finire, ad esemio, in un’arteria cerebrale, provocando un’embolia cerebrale paradossa».
La ricerca di una pervietà del forame ovale, essendo nella maggior parte della popolazione asintomatico, avviene così quando una persona, in particolare giovane, in assenza di altri fattori di rischio cardiovascolare, viene colpito da una o più ischemie cerebrali, senza causa apparente.
Evento criptogenetico: di cosa si tratta?
«In questi casi, infatti, avviene quello che viene definito evento cerebrovascolare o ischemia cerebrale criptogenetica – prosegue il medico - Quindi si va alla ricerca di possibili fattori di rischio come, ad esempio, ostruzioni delle carotidi, ipertensione, fumo, diabete, dissezione delle arterie carotidee, fibrillazione atriale con trombosi atriale sinistra. Se non si trova nulla di tutto questo, allora, si va anche alla ricerca di una pervietà del forame ovale».
Va detto che per popolazione giovane si intende quella al di sotto dei 55/60 anni. «Se un’ischemia cerebrale si verifica in un paziente molto più anziano – conclude Carminati – come un 80enne o un 90enne, soprattutto se sono presenti altri fattori di rischio come la fibrillazione atriale, l’aterosclerosi o l’ipertensione, anche se si trova un forame ovale pervio la probabilità che ci sia un nesso causale tra la pervietà e l’evento ischemico cerebrale è talmente bassa da non meritare un trattamento specifico».
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