Quel gol in fuorigioco nel campo largo

Avete presente quelli che devono mangiarne tre piatti per capire che è minestra? Beh, somigliano ai politici di centrosinistra, capitanati da Elly Schlein leader del Pd che, dopo due anni di governo di centrodestra hanno realizzato che, forse, per vincere le elezioni bisogna che tutte le opposizioni si mettano assieme in un campo ancora più largo, ma anche parecchio minato per il ritorno del principale guastatore della politica italiana: Matteo Renzi.

La “folgorazione” ha colto la segretaria durante la partita della nazionale dei politici contro quella dei cantanti. E il fatto che sia arrivata dopo un assist dell’ex premier per un gol annullato, vale il premio “metafora” dell’anno. A volte la realtà non supera, ma anticipa la fantasia. E forse il fischio dell’arbitro che rivelava l’offside avrebbe dovuto far uscire Elly dal mondo dei sogni. È chiaro che una coalizione che vada da Calenda ad Alleanza verdi sinistra, passando per Renzi, i Dem e il Movimento Cinque Stelle, sulla carta avrebbe i numeri per battere il centrodestra alle urne. Ma poi? Si sa che i politici hanno la memoria del pesce rosso, altrimenti non avrebbero dimenticato quanto è accaduto con l’ultimo governo guidato da Romano Prodi, quello sostenuto dalla cosiddetta Unione che invece avrebbe dovuto chiamarsi con il suo contrario tanto era divisa. La coalizione andava dall’ultracentristra Clemente Mastella a Fausto Bertinotti, esponente della sinistra radicale (e pure un po’ chic). Il programma competeva per voluminosità con “Guerra e pace”. Le elezioni contro Berlusconi erano state vinte sul filo di lana e con qualche dubbio sulla loro regolarità, ma poi l’avventura era durata poco e il Cavaliere si era ripreso la scena fino a essere infilzato dai mercati e da Giorgio Napolitano. Era quindi partita la stagione degli esecutivi di colori distanti dalle scelte elettorali, terminata solo con l’arrivo di Giorgia Meloni a palazzo Chigi.

Chiaro che le spaccature sempre più consolidate nel centrodestra autorizzino, dall’altra parte, sogni mostruosamente proibiti. Renzi ha già rilasciato più interviste dei voti di cui oggi dispone. Giuseppe Conte, al di là delle sue difficoltà dalla guida dei Cinque Stelle, ha subito opposto un diniego all’accordo dell’ex sindaco di Firenze che l’aveva costretto a sloggiare da palazzo Chigi per far posto a Mario Draghi. La coppia verderossa Bonelli-Fratoianni, forte di un risultato difficilmente ripetibile alle europee (di Ilarie Salis non ce ne sono in giro molte) si è subito girata dall’altra parte. E persino dentro il Pd sono spuntati i mal di pancia all’idea dell’operazione “figliol prodigo” (Renzi è stato segretario dei Dem): non c’è alcun vitello grasso da sacrificare.

Eppure Schlein insiste e fa bene. Le prossime elezioni regionali in Umbria, Emilia Romagna e Liguria diranno qualcosa sulle potenzialità del campo largo. Però si tratta di test comunque abbordabili. Bologna e dintorni sono rimasti l’unica spiaggia sicura per il centrosinistra, l’Umbria espugnata l’ultima volta dalla leghista Tesei appare contendibile dopo una stagione di governo di centrodestra non esaltante. Nella patria di Cristoforo Colombo e del pesto l’effetto Toti peserà non poco. Anche in caso di “Triplete” sarà comunque meglio non illudersi. La partita nazionale, per ora prevista nel 2027 salvo improbabili sorprese si annuncia dura se la coalizione non avrà una credibilità che possoa prescindere dalle marcate differenze di chi la compone. Altrimenti si rischia un altro gol in fuorigioco, molto più pesante di quello della sfida politici-cantanti.

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