Rare esplosioni stellari spiegano enigmatici segnali luminosi

C’è una r ara tipologia di esplosioni stellari all’origine di quattro enigmatici segnali luminosi osservati nel cielo: chiamate ‘supernovae a cattura elettronica’ , sono fenomeni previsti dalla teoria ma che finora è stato difficile individuare , e che rappresenterebbero l’ anello di congiunzione tra le classiche supernovae , molto più energetiche, e le s telle di massa inferiore che invece si spengono lentamente come nane bianche. Lo affermano due studi internazionali pubblicati sulla rivista Astronomy & Astrophysics e guidati dall’Italia con l’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Il cielo si accende e si spegne continuamente, in ogni direzione, con segnali che possono durare da pochi millesimi di secondo fino a settimane, mesi o anni prima di non essere più rilevabili. I ricercatori guidati da Giorgio Valerin dell’Inaf di Padova hanno monitorato l’evoluzione di quattro di questi segnali, raccogliendo dati per anni attraverso telescopi sparsi in tutto il mondo e in orbita. “L’analisi delle immagini e degli spettri raccolti durante queste campagne osservative ci ha consentito di monitorare l'evoluzione nel tempo dei nostri target – dice Valerin – ottenendo informazioni come la luminosità, la temperatura, la composizione chimica e le velocità del gas ”.

Il fatto che l’intensità dei segnali luminosi è diminuita col passare del tempo ha costituito l’indizio fondamentale: si tratterebbe di stelle circondate da uno spesso strato di gas e polvere , che con l’esplosione viene improvvisamente scaldato a temperature oltre i 5.700 gradi e che viene accelerato fino a 700 chilometri al secondo .

“Questa velocità è decisamente inferiore a quella di una supernova in esplosione – aggiunge Leonardo Tartaglia dell’Inaf di Teramo, co-autore dei due studi – che raggiunge spesso anche i 10mila chilometri al secondo. In questo caso, riteniamo che l’esplosione sia stata parzialmente soffocata dalla densa coltre di gas e polvere , che si scalda come conseguenza del violento urto”.

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