Rosa dice no a Olindo nel suo carcere: «Potrebbe turbarmi»
Strage di Erba La rivelazione alla vigilia dell’udienza decisiva per la richiesta di revisione. Gli educatori: per Romano troppe interviste tv
Non sarebbe stata certo una cella matrimoniale, come auspicato nel lontano 2008 dai coniugi condannati per la strage di Erba, ma almeno sarebbero stati nello stesso carcere. E invece Rosa Bazzi ha detto di no. E con una istanza ha espresso la propria contrarietà al trasferimento del marito a Bollate, dove lei e rinchiusa.Alla vigilia di quella che si annuncia essere l’udienza cruciale nel processo di revisione della condanna ai coniugi Romano, emerge un nuovo elemento che dimostra come la coppia indissolubile ormai da tempo non sia più di fatto nemmeno una coppia.
Il rifiuto
L’istanza in questione risale all’inverno del 2019, ma viene a galla solo ora. Com’è noto ormai da tempo i due, condannati per aver sterminato tre donne e un bambino e ridotto in fin di vita un uomo, sono detenuti lei a Bollate e lui a Opera. Relativamente vicini, ma ovviamente lontani. Risale proprio a quell’anno il rapporto di simpatia, nato all’interno del carcere, tra Rosa Bazzi e un altro detenuto, il quale si era rifiutato di accedere al regime di semilibertà, ovvero di lavorare fuori dal carcere, perché avrebbe dovuto cambiare sezione, finendo per non avere più l’occasione di vedere proprio Rosa.
La donna, in attesa di conoscere - domani - se la richiesta di revisione del processo sarà accolta oppure meno, aveva motivato la sua contrarietà al trasferimento del marito nel suo carcere con il timore che, in questo modo, avrebbe potuto destabilizzarla e turbarla, in un momento in cui aveva di fatto intrapreso un percorso di recupero psicologico. Il no della moglie, ha ovviamente mandato in crisi Olindo Romano, già in difficoltà per via dell’annullamento di molti incontri e della riduzione della durata delle telefonate con il consorte.
Il personaggio mediatico
Più recentemente l’area educativa del carcere di Opera si è trovata a fronteggiare un’ulteriore problematica, relativa a Olindo Romano: la sovraesposizione mediatica con le continue interviste televisive, in particolare al programma le Iene. È emerso che l’équipe psico-pedagogica del carcere si sia trovata in difficoltà a comprendere dove finisse la persona e iniziasse il personaggio, arrivando a chiedersi anche se lo stesso Romano fosse più vittima piuttosto che autore della costruzione mediatica del suo personaggio.
Elementi contenuti nei fascicoli personali dei due coniugi, ma che non fanno altro che confermare quanto si aveva già avuto modo di verificare durante le udienze in corso di svolgimento a Brescia, con Bazzi e Romano vicini solo di forma, ma decisamente freddi e distanti tra loro.
Domani mattina torneranno nuovamente in aula. Salvo clamorose sorprese, il presidente della corte d’Appello ha già preannunciato l’intenzione di procedere con la camera di consiglio. Al termine della quale finalmente si saprà se la richiesta di revisione del processo sia o meno stata ritenuta ammissibile.
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